“La coscienza di Zeno”: l’inconscio tra psicologia e letteratura

In scena al Teatro della Pergola l’opera di Italo Svevo messa in scena dal regista Maurizio Scaparro.

Giuseppe Pambieri-foto A. Redaelli lowPubblicato nel 1923, “La coscienza di Zeno” potrebbe essere un vero e proprio trattato di psicologia. Era in quegli anni che si affermavano le teorie psicanalitiche di Sigmund Freud, nascevano le “nevrosi” dell’uomo del Novecento, si affermava una realtà economica maniacale che sarebbe ben presto caduta nel baratro. Sono appena trascorsi 90 anni dal romanzo di Italo Svevo e ora più che mai se ne può assaporare l’aspetto profetico, da qui la decisione del regista Maurizio Scaparro di metterlo in scena. Dopo il debutto dell’anno scorso al Teatro Carcano di Milano, lo spettacolo è giunto al Teatro della Pergola di Firenze, con cui Scaparro ha avuto diverse collaborazioni importanti (tra cui la cura delle attività internazionali della nuova Fondazione nel 2013).

La vicenda privata di Zeno Corsini, protagonista del romanzo e della trasposizione teatrale di Tullio Kezich (del 1963), è il pretesto per raccontare una vita, una qualunque. Quella di un uomo comune, né buono né cattivo, né bello né brutto, né incapace né geniale. Un uomo nella media che, come nella media, compie errori, vive dubbi, ha paura. Sembra un perdente, a volte addirittura un inetto. E invece Zeno è vincente. Non riesce a raggiungere tutti i suoi obiettivi, anzi spesso deve adattarsi agli eventi, deve accontentarsi. La vita gli accade, non è in grado di prenderne le redini. Ma non la rovina. A confronto con altri personaggi, che all’inizio appaiono migliori di lui, alla fine Zeno può dichiararsi anche soddisfatto delle scelte che ha fatto, o in cui “si è trovato”. Per rispecchiare in pieno l’immagine dell’uomo borghese novecentesco Zeno si sposa, anche se non con la donna che ama, e si trova un’amante, perché anche il tradimento è parte integrante di una vita comune. Così come gli affari. Zeno non è un bravo lavoratore, ma anche in questo campo “se la cava”, fa quel che può. Lutti, dolori, delusioni sono all’ordine del giorno e sono tutti eventi rappresentati da quell’ultima sigaretta che decide di fumare e a cui ne seguono sempre altre. D’altronde Zeno non è uno che decide facilmente. Sono i tristi accadimenti che lo fanno sentire un uomo “malato”: è così che si definisce quando parla con il suo psicanalista, ma alla fine della sua indagine introspettiva capisce che è affetto, sì, da un male, incurabile: la malattia mortale della vita.

Nella messinscena di Scaparro Zeno Corsini è interpretato da Giuseppe Pambieri, attore di vecchio stampo che riesce bene ad evitare il rischio, in agguato per un testo del genere, di diventare greve. Il suo personaggio è volto costantemente a sdrammatizzare sulle situazioni e la sua ironia permette di seguire gli eventi in modo scorrevole. Pambieri veste intensamente i panni del suo personaggio e contribuisce a rendere lo spettacolo leggero e accattivante, grazie anche all’ottimo cast che lo circonda (Nino Bignamini, Giancarlo Condé, Francesco Wolf, Raffaele Sincovich, Silvia Altrui, Guenda Goria, Margherita Mannino,Marta Ossoli, Antonia Renzella, Anna Paola Vellaccio). L’atmosfera dell’Italia di inizio secolo, proiettata verso il declino della Seconda Guerra Mondiale, è restituita dalle maestose scenografie di Lorenzo Cutùli, i cui colori (marrone e grigio) “muoiono” negli altrettanto tenui colori degli abiti dei personaggi, a cura di Carla Ricotti.

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 16 gennaio 2014

Mariagiovanna Grifi

LA COSCIENZA DI ZENO – Regia: Maurizio Scaparro; Autore: Tullio Kezich ; Interpreti: Giuseppe Pambieri, Nino Bignamini, Giancarlo Condé, Francesco Wolf, Raffaele Sincovich, Silvia Altrui, Guenda Goria, Margherita Mannino, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Anna Paola Vellaccio; Musiche: Giancarlo Chiaramello; Scene: Lorenzo Cutùli; Costumi: Carla Ricotti.

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