La testimonianza struggente di “Ogni volta che guardi il mare”

Le note di una canzone di Rino Gaetano risuonano, una ragazza con la sua borsa della spesa fa il suo ingresso di spalle dal proscenio. La sua presenza é così viva che trapassa la platea e la immobilizza.

Sul palco pochi oggetti: un tavolo, qualche sedia, una poltrona e una cucina, il forno é acceso.

 

É ritornata nella sua terra Denise, é ritornata “perché a volte la nostalgia é più forte del dolore“.

É ritornata perché ha bisogno del Suo mare, di questa distesa turchese, blu, di quest’altrove dove sempre, per tutta la sua giovane vita, il suo sguardo é stato teso.

Nessun posto é mai stato casa, nessun luogo le ha concesso la sincerità, la serenità.

Denise é figlia di un malavitoso, e la madre, collaboratrice di giustizia, le ha sempre impedito di andar in carcere. Una bambina va protetta e allontanata, affinché mai possa pensare che sia quello il mondo reale.

 

Federica Carruba Toscano ci accompagna nella vita di Denise in “Ogni volta che guardi il mare“, la voce é forte, il mento é sempre alto, austero, vuole esserci, affermare che esiste, non é qualcosa spostatasi senza meta, c’è ed é viva.

 

I racconti si susseguono, i personaggi si disegnano nelle nostre menti. Le donne di questa terra, la loro omertà, lo scagliarsi contro chi ha deciso di ribellarsi, contro una mamma che ha scelto di donare alla sua bimba un’opportunità.

Una mamma di cui Denise conserva il suono della risata, sembra di sentirla e le lacrime tagliano i visi di chi ascolta e vibra insieme con lei. Il suo accento impeccabile, deciso, dona al testo una forza inaudita. La voce si modula, si soffoca, diventa grida e sussurri, gli stati d’animo trafiggono lo spettatore e lo conducono in una catarsi emotiva da cui non si ha nessuna voglia di uscire.

 

Denise ci racconta la sua fuga e i suoi ricordi, intreccia i lunghi capelli quasi a custodire quelle tenere, sublimi, fanciullesche sensazioni.

Ci riporta in un’Italia che gioisce dinanzi alla tv, che si ritrova a tavola, in una terra dove i bambini giocano al mare e corrono felici, un’Italia che condanna allo stato di vittima chi si ribella e non si accontenta di questa facciata di rinascita.

 

Lea Garofalo, é stata uccisa dalla ‘ndrangheta per volere del suo compagno nel 2009, all’età di 35 anni, per essersi opposta al “sistema”. Il testo toccante, commovente, scritto da Mirella Taranto e la feroce interpretazione di Federica Carruba Toscano, impeccabilmente diretta da Paolo Triestino, é un omaggio alla sua testimonianza e a quella della figlia Denise, grazie alla cui testimonianza giustizia é stata fatta.

 

Lo spettacolo ci stringe accanto a Denise, ci fa sedere al tavolo insieme a lei mentre mette in tavola il dolce caldo e fumante preparato durante la pièce.

Il profumo di casa, di mamma, avvolge lo spazio. L’ultima lettera, l’ultima raccomandazione, l’ultimo grido di chi in silenzio ha lottato per proteggere, ma “non esistono solventi per il dolore. Puoi solo attraversarlo capovolgerlo, e se puoi…cerca di salvare sempre quello che l’amore, qualunque amore, é stato in grado di farti fare“.

 

Denise é viva perché “spaccata”. Se solo il dolore e la sofferenza fossero riafforati non sarebbe qui.

 

Un’interpretazione maestosa, potente, struggente. Una capacità attoriale ed emotiva di rara esistenza che tocca l’anima solcandola.

 

Roma, teatro Lo Spazio, 14 febbraio 2016

Elena Grimaldi

 

DAL 9 AL 21 FEBBRAIO 2016

ore: 21.00 e domenica ore: 17.30

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE
Di Mirella Taranto

Con Federica Carruba Toscano

Regia di Paolo Triestino

Share the Post:

Leggi anche