Nessuno è immune dai “TRADIMENTI”.

Dal capolavoro di Harold Pinter arriva in scena “Tradimenti” con la sofisticata regia di Michele Placido e con protagonista Ambra Angiolini affiancata sul palco da un impeccabile Francesco Scianna, già brillante latin lover nell’ultimo film di Cristina Comencini, e da Francesco Piscione qui in splendida forma.

 

La storia è ambientata a Londra nel 1977 e si dipana a ritroso fino al 1968: inizia con l’incontro tra Emma e Jerry che si rivedono dopo due anni dalla fine del loro rapporto extraconiugale e finisce mostrando gli esordi della loro relazione. L’appuntamento è fissato per svelare che Robert, marito e padre dei figli di Emma nonché amico e produttore di alcuni dei talenti letterari scovati da Jerry, è a conoscenza del doppio tradimento che moglie e amico hanno perpetrato di nascosto per anni.

A ogni scena si svelano fatti e dinamiche dei rapporti tra i tre, rendendo note le vere psicologie dei personaggi e le reazioni al tema così tanto discusso in letteratura: il tradimento.

 

È cosi che emerge tra i tre la figura emblematica di Jerry, agente perspicace e scaltro, illuso e romantico innamorato più dell’amore che dell’amante fino a mettere in ombra il personaggio di Emma che scompare dopo la sua prima apparizione in scena, solo in quel contesto il personaggio di Emma è carica di drammaticità tipica della donna tradita e traditrice. E con Emma anche la sua interprete, Ambra, esce di scena poco alla volta deflagrata dai personaggi maschili. Ne sembra consapevole anche l’attrice, molto apprezzata nelle ultime apparizioni a teatro e al cinema, ora ingessata e impalpabile nella sua interpretazione, depotenziata per essere calibrata sul personaggio.

 

Il regista indaga a ritroso, con abilità e lucidità, nelle bugie e nel protrarsi dei tradimenti per svelare la stanchezza dei rapporti. E qui tutti i protagonisti, decisi a non stravolgere le loro vite e relazioni, sono destinati all’infelicità.

 

L’abilità di Placido è di concentrarsi piuttosto che sul tradimento in sè su un aspetto secondario: tradire comporta reazioni e riflessioni molto diverse dall’essere e sentirsi tradito. È una visione tutta al maschile sul tema dell’infedeltà.

 

L’adulterio è da sempre uno dei temi più prolifici nell’arte e nella letteratura, anche se qui è solo fantasia evasiva da un matrimonio insipido e noioso.

Eppure non si può non sentire la mancanza di Emma di Flaubert, intrisa di un ideale romantico che vuole conoscere la passione e vivere pienamente le sue emozioni. Non c’è la consapevolezza che il marito, Robert, personaggio piatto e freddo, non potrà mai darle tutte le soddisfazioni cui lei aspira.

Non si preoccupa il regista di affrontare le conseguenze dell’incomunicabilità della coppia che, sorprendentemente, qui non si manifesta né con liti né con conflitti. Placido è abile ed esperto regista ma non è il Flaubert narratore che si immedesima nella sue eroina, nella tristezza di vivere nella noia, di non sopportare la mediocrità ed è costretta a passare la sua vita a cercare qualcosa di eccezionale.

Non c’è la voglia di analizzare il sottotesto, manca la passione clandestina ed eccitante, manca la descrizione di ogni sentimento, manca l’identificazione del narratore con il suo personaggio: Madame Bovary, non sono io.

Forse il regista si identifica con Jerry, pieno di sé e abile giocatore nella seduzione.

Jerry ed Emma non sono Elena e Paride, il cui trasporto condurrà alla distruzione di Troia, non ci imbattiamo nella passione “privata” di Tristano e Isotta né incontriamo il legame interdetto fra Lancillotto e Ginevra, destinato a far crollare l’ordine della Tavola Rotonda. Né l’ossessione incontrollabile di Dante, che modella l’unione di Paolo e Francesca, o di Shakespeare, sia pure solamente immaginario di Otello e Cimbelino, né i paradigmi del tradimento sentimentale de Le affinità elettive di Wolfgang Goethe o di Anna Karenina di Lev Tolstoj.

Non è l’analisi sul matrimonio alla Henry James che noterà: “È il matrimonio, dunque, quel che tu chiami il mostro?” Non è il tradimento psicologico sognato ma forse mai davvero perpetrato del Doppio sogno di Schnitzler.

 

Tradimenti di Michele Placido è più vicino all’infedeltà di De Laclos dove per i suoi aristocratici amanti “si è felice solo con l’amore o ci si annoia sempre di tutto, è una legge della natura, non è colpa mia”.

 

Dunque il tradimento si riduce a effimero strumento per rappresentare, puro intrattenimento. Perché nella magia della regia, scenografia e ambientazione anglo-italiana ciò che ci appassiona e ammalia di più è l’immagine e la messa in scena – che surclassa il testo e il sottotesto – ovvero il coraggio dai personaggi di vivere, con una libertà frivola, una vita piena di desideri, di avventure e di emozioni. Non li ammiriamo per il loro modo di non accontentarsi di una vita mediocre, di un quotidiano insoddisfacente e di volere sempre di più per se stessi, ma perché rispecchiano il nostro immaginario trasgressivo, il nostro desiderio di evasione totale che è alla base della nostra cultura.

 

Proprio Ambra Angiolini in un’intervista dichiara che nessuno sarebbe immune dal tradimento e non solo per parlare dello spettacolo, piuttosto del suo privato.

 

E proprio perché nessuno è immune, a tutti piacerà il dramma diretto da Michele Placido, navigato uomo di spettacolo, perché piaccia o no il suo punto di vista, la sua messa in scena eredita tutto il meglio del cinema e dell’intrattenimento.

 

Tuttavia l’infedeltà è decaduta a mero gioco mondano. Sparita l’indissolubilità matrimoniale, non è però sparito il dolore del tradimento. È questo che viene da suggerire a Pinter perché “l’adulterio è un fuoco che non cessa di bruciare” come sosteneva Philip Roth nel suo Pastorale americana.

 

Roma, teatro Eliseo, 04 Dicembre 2015

Vittorio Sacco

TRADIMENTI

di HAROLD PINTER
traduzione di Alessandra Serra

con AMBRA ANGIOLINI e FRANCESCO SCIANNA

e con FRANCESCO BISCIONE 

scene GIANLUCA AMODIO
costumi MARIANO TUFANO
musiche originali LUCA D’ALBERTO
light designer GIUSEPPE FILIPPONIO

regia MICHELE PLACIDO

PRODUZIONE

GOLDENART PRODUCTION

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