Rabbia e bisogno d’amore nelle profondità de “La notte”

Al Fabbricone di Prato un intenso spettacolo-concerto in cui Pippo Delbono si confronta per la prima volta con la drammaturgia di Bernard-Marie Koltès.

La programmazione invernale del Teatro Metastasio di Prato ha proposto ai propri spettatori un doppio appuntamento con Pippo Delbono, impegnato in due intensi spettacoli-concerto: “Il sangue”, personale viaggio attraverso l’“Edipo” di Sofocle, e “La notte”, altrettanto personale interpretazione de La nuit juste avant les forêts” di Bernard-Marie Koltès. Andato in scena al Teatro Fabbricone, è stata la prima occasione in cui il regista-attore si è confrontato con la drammaturgia dello scrittore francese, a cui lo lega una profonda affinità. Il lungo monologo è diventato così l’occasione per un’autobiografica e rabbiosa discesa nella fragilità della notte, un incontro-scontro che è anche un inno al bisogno d’amore.

Come spesso accade neI teatro di Delbono, ci troviamo di fronte a una struttura semplice e complessa al tempo stesso. L’attore si presenta in scena apparentemente privo di artifici, trucchi o filtri registici: vestito con una vecchia maglietta nera, jeans scuri e scarpe comode, interpella direttamente gli spettatori, scherzando sui quindici minuti di ritardo e sulle sue difficoltà con la tecnologia. Accanto a lui Piero Corso, jeans, camicia e barba lunga, uno strumento a corde con cui accompagnerà il fiume incontenibile di parole. Il pubblico, complice e divertito, sta allo scherzo e risponde alle domande di Delbono. Viene così ad abbattersi quella barriera che di solito separa palcoscenico e platea e a crearsi la giusta atmosfera perché arte e vita possano intrecciarsi.

A tratti quasi rannicchiato su una spoglia sedia metallica, altri in piedi con il microfono in mano, circondato da una pioggia di fogli, Delbono legge una lettera di François Koltès, fratello dell’autore, morto di aids nel 1989 a soli quarant’anni. Parole profonde, che lentamente abbandonano i suggestivi tramonti marini della Sicilia per fare spazio ad alcuni dei temi cari all’attore: il dramma dei migranti, il dolore degli esuli, la mancanza di un luogo dove non sentirsi uno straniero. Una lettura che è anche l’occasione perché Delbono possa esprimere, tra le righe, la propria poetica teatrale, contraria all’idea borghese di un testo rigido e invariabile. Lentamente, ansimando, le parole della lettera lasciano il posto a stralci della notturna pièce di Koltès: il dramma dell’esistenza, la tormentata voglia di vivere, la disperazione e l’anelito verso nuovi incontri, la ribellione, la lotta operaia e sociale. Per finire poi con un’altra lettera, quella di Bernard-Marie alla madre: ancora dolore, ancora emarginazione, ancora bisogno di incontro e comprensione. Ma, soprattutto, un appello a non fermarsi all’apparente volgarità del piacere del corpo e comprendere la spiritualità dell’amore in tutte le sue forme.

Prato – TEATRO FABBRICONE, 19 novembre 2015

Lorena Vallieri

LA NOTTEuno spettacolo-concerto di Pippo Delbono da “La nuit juste avant les forêts” di Bernard-Marie Koltès; musiche: Piero Corso; produzione: Compagnia Pippo Delbono in collaborazione con Garofano Verde.

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