Tanto silenzio e tante canzoni: “tante facce nella memoria”.

Il Teatro Stabile d’Abruzzo presenta la nuova produzione di “Tante facce nella memoria” con la regia di Francesca Comencini, con Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder Chiara Tomarelli.

Sei storie di donne protagoniste, a vario titolo, dell’eccidio di uomini a loro cari nelle Fosse Ardeatine quando nel 1944, a seguito dell’attentato di Via Rasella, i nazisti coadiuvati da fascisti si vendicarono con atrocità devastante contro uomini colpevoli di aver difeso il loro onore, amor di patria e libertà.

 

Una voce fuori campo ci ricorda che non siamo di fronte ad uno sceneggiato né a racconti di fantasia, ma a testimonianze dirette raccolte da Alessandro Portelli, uno dei principali teorici della storia orale, che ha ispirato Francesca Comencini. La regista, in collaborazione con Mia Benedetta, mette abilmente e causticamente in scena sotto forma di docu-teatro questo fedele documento storico: un’emozione senza interruzione durata circa un’ora.

 

Lo spettacolo, incentrato sulla memoria e sul non smettere di ricordare, mette al centro la figura femminile ricordandoci quante donne coraggiose hanno partecipato attivamente come partigiane o compagne di partigiani, supportando così la resistenza e permettendo a Roma e all’Italia intera di liberarsi dal fascismo, dagli invasori e conquistare l’agognata democrazia. Non c’è ricordo più forte di chi realmente l’ha vissuto, ricordo che con grande abilità le sei attrici hanno incarnato con molta emotività e sensibilità tanto da non riconoscere più l’attore dai personaggi realmente esistiti.

 

La Comencini conosce bene il cinema, ed è anche grazie alla piena consapevolezza di tecniche di ricostruzione e montaggio che sei storie di donne diventano un racconto unico con nessi logici ed emotivi convincenti e riusciti, dove flussi di memoria si accavallano e raccontano il prima, il durante e il dopo l’eccidio. Sono donne diverse, partigiane e non, accomunate da un grande dolore taciuto poi ricostruito non sempre fedelmente dalla storia.

Sono vite segnate ma anche profondamente degne e portatrici di speranza. Un unico momento scenografico, la pioggia che passa attraverso i vestiti sospesi in alto sui fili del ricordo precipita sul palco mentre segue con la stessa frequenza i flussi della memoria.

È la stessa pioggia che ha accompagnato prima la cattura feroce, poi il trasferimento fugace presso le fosse nell’anonimato più assoluto di stampa, politica, Chiesa e poteri tutti, e per finire l’eccidio e incredulo recupero dei corpi. Una pioggia che non può pulire la terra da quelle macchie di sangue versato impunemente ma che può e deve far rifiorire il ricordo di quelle donne e la memoria dei loro uomini.

 

Sei monologhi carichi di emozioni, ricordi e qualche nostalgico rimpianto. Le donne partigiane rievocano in tono freddo, duro e umile le gesta violente quanto necessarie compiute. Le donne non partigiane, tra cui le eccellenti interpretazioni di Lunetta Savino e Carlotta Natoli, invece, raccontano con più brio quei momenti di intime sofferenze e di privazioni vissute perché private dei loro cari. È una scelta registica perché tutte le attrici ci donano un’interpretazione vivida e sensibile. È un lutto mai veramente rielaborato perché per anni la storia non ha mai riconosciuto e ricordato abbastanza il sacrificio e il supplizio che quegli uomini e indirettamente quelle donne, ora finalmente unite nel ricordo, hanno vissuto per difendere un’ideale nobile e la patria. Sono sei voci che come un’orchestra ben diretta diventano un solo affiato di dolore ma anche di fiducia. E quando uno spettacolo, che ha attirato un silenzio rumoroso in sala, arriva al finale, è un’inevitabile scroscio di applausi che consacra un’esibizione riuscita, unica e irripetibile sotto la musica e il testo evocativo di “Sempre” di Gabriella Ferri. Le attrici sono sensibilmente commosse, quasi consapevoli che non ci sarà mai nessun altro ruolo che le farà ritornare a essere quelle donne così fragili ma forti ed eroiche.

La Comencini si riconferma attenta ai temi sociali con una sensibilità e capacità unica e autentica di lavorare sui personaggi femminili. “Sei facce della memoria” è un piccolo gioiello forse di “inconsapevole spettacolarità” teatrale anche per merito suo e non solo per l’autenticità di testimonianze eccezionali e per la qualità delle interpretazioni. Un teatro che per il suo impatto diretto e sincero sul pubblico diventa uno strumento unico e potente per raccontare la storia.
Roma, teatro Argentina, 18 Marzo 2016

Vittorio Sacco 

TANTE FACCE NELA MEMORIA

drammaturgia a cura di
Mia Benedetta e Francesca Comencini
regia Francesca Comencini

liberamente tratto dalle registrazioni raccolte da Alessandro Portelli

con Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder, Chiara Tomarelli

costumi Paola Comencini

Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con l’associazione  InArte.

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