“Vivo e Coscienza”: la lotta senza un vero epilogo

Luca Veggetti immagina il progetto del poeta bolognese rimasto incompiuto che si fa ancora più pasoliniano grazie alla narrazione di Francesco Leonetti.

«Verrà un giorno in cui la coscienza diverrà vita e la vita coscienza», ma quel giorno, arriverà davvero? Restano vaghe e sospese le parole di Francesco Leonetti, poeta e amico personale di Pier Paolo Pasolini, voce  fuoricampo per il lavoro di Luca Veggetti proposto in occasione della XXIIesima edizione di Fabbrica Europa. Al Teatro Cantiere Florida va in scena “Vivo e Coscienza”, non solo una coreografia ma un lavoro plurilinguistico che discende dall’omonimo frammento di Pier Paolo Pasolini risalente al 1963. Il coreografo e regista si lascia ispirare all’originaria idea del poeta che oltre cinquant’anni fa, in occasione della Biennale di Venezia, pensò di realizzare un progetto in cui i diversi linguaggi artistici potessero coesistere, affascinato dai significati che un’esperienza come “I sette peccati capitali” del 1961 era riuscito a contenere. Ora come allora la conferma che la musica, la coreografia e le parole possono condensarsi all’interno di un’unica rappresentazione che, proprio per questa sua particolare caratteristica, si fa più densa di significati. Lo spettacolo, prodotto da Fondazione Milano Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, si snoda in sessanta minuti di azione, narrazione e componimenti sonori e il risultato è quello di una rappresentazione dal linguaggio suggestivo e molto articolato.

“Vivo e Coscienza” non ha bisogno che dei suoi danzatori per rivelarsi: un palcoscenico privo di qualsiasi costrutto scenografico, mancano anche le quinte e il fondale, ci sono solo tre tavoli in funzione della coreografia che diventano parte integrante del racconto e il luogo che permette di esprimere i significati più forti. La collisione degli interpreti con questo unico elemento scenico genera un effetto di grande impatto acustico che si realizza per mezzo di un particolare dispositivo. I movimenti si amplificano perché diventano anche suoni, rumori fortissimi che inizialmente sembrano essere solo il risultato di una perfetta sincronia tra la danza e una base registrata. Tale progetto sonoro viene studiato e pensato da Paolo Aralla il quale è riuscito a dosare attentamente un progetto acustico così innovativo con del materiale musicale tratto dalla tradizione popolare del dopoguerra o da rivisitazioni di brani secenteschi.

_ Luca Veggetti- Vivo e Coscienza - ph. Angelo RedaelliLa storia di discendenza pasoliniana rappresenta il dissidio, che non riesce a risolversi davvero, tra i due personaggi che portano gli stessi nomi del titolo: due figure, un uomo e una donna contrapposti all’idea del gruppo; la narrazione della storia è fatta di contrasti semantici e non è affidata a due soggetti specifici, poiché a diversi danzatori è concesso di divenire ogni volta la coppia di protagonisti. La scelta degli abiti richiama alla mente l’immagine del dipinto “Primo Maggio” di Giuseppe Pellizza da Volpedo sia per la scelta dei colori, il bordeaux, il grigio, il marrone, ma anche per l’idea di un gruppo che avanza nei valori del lavoro, di una rivoluzione ma anche di una guerra a cui inevitabilmente si lega il senso di morte. Un aspetto questo che sottolinea lo schema formale in quattro quadri in cui Pasolini aveva inizialmente pensato di suddividere l’azione; il poeta non completò mai l’opera che aveva pensato di realizzare, mentre il coreografo, lavorando sulle sue didascalie “progettuali”, ha voluto ripartire lo spettacolo pensando alla sua originaria idea di suddivisione.

La coreografia è molto ben strutturata, permette di percepire il senso di lotta tra due forze diverse, dunque il “prestabilito” senso di attrazione tra elementi che sono contrastanti. Anche l’idea del movimento viene rappresentata nella sua definizione di opposto: a momenti di totale dinamismo coreografico si alternano arresti in un fermo immagine che conduce lo spettatore al solo ascolto delle parole del Leonetti. Un equo bilanciamento tra elementi che sembrano dissonanti ma riescono a coesistere senza che nessuno prevalga sull’altro; la contesa resta tale e i dubbi irrisolti. Pur nelle sue riflessioni di condanna, una rappresentazione di questo tipo lascia pensare che dopotutto potrei essere «io…estraneo al mondo».

Firenze – Teatro Cantiere Florida, 28 maggio 2015

Laura Sciortino

VIVO E COSCIENZAda Pier Paolo Pasolini (1963) – Coreografia, Regia e Dispositivo Scenico: Luca Veggetti;  Musica e progetto sonoro: Paolo Aralla; Luci: Paolo Latini; Voce: Francesco Leonetti; Interpreti: Francesca Bugelli, Pierluigi Castellini, Donato Demita, Laura Ghelli, Liber Dorizzi, Giovanfrancesco Giannini, Helena Mannella, Sara Paternesi, Filippo Porro, Loredana Tarnovschi; Produzione: Fondazione Miliano Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Foto: Angelo Redaelli.

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