“12 anni schiavo”: tutti devono avere la possibilità di vivere e non di sopravvivere.

12 anni schiavo
 
And winner is… 12 anni schiavo ”: la pellicola del regista Steve McQueen porta a casa tre Oscar come Miglior Film, Migliore sceneggiatura non originale di John Ridley (tratta dalle memorie di Solomon Northup) e Migliore attrice non protagonista a Lupita Nyong’o : “Non pensavo che un momento di gioia come questo potesse nascere da un dolore così grande come quello subito da Patsey, il personaggio che ho interpretato”, ha spiegato la 31enne, “non importa da dove venite, tutti i sogni si avverano”. Felice e incredulo anche Steve McQueen abbracciato a uno dei sette produttori del film, Brad Pitt: “La vera eredità lasciatoci da Solomon Northup è di averci insegnato che dobbiamo vivere e non sopravvivere. L’Oscar lo dedico a chi ha sofferto e soffre ancora oggi la schiavitù”.
 

Adattamento del romanzo omonimo e biografico di Solomon Northup pubblicato nel 1853, il film è ambientato negli anni precedenti la guerra civile americana. Qui Solomon, un musicista nero nato libero nel nord dello stato di New York, viene rapito e venduto come schiavo. Si misura così tutti i giorni con la più feroce crudeltà, ma anche con rari gesti di gentilezza e questo fino all’incontro con un abolizionista canadese che cambierà per sempre la sua vita.

12 anni schiavo” ricorda vagamente “Django Unchaineddi Quentin Tarantino, film totalmente diverso accumunato esclusivamente dal tema trattato.

Tarantino con il suo pulp-western riesce a mettere in scena l’estrema violenza dello schiavismo (le frustate, i combattimenti mortali fra mandingo, il fuggitivo sbranato dai cani, le marchiature a fuoco) all’interno di un dramma reso divertente dall’uso dell’umorismo nei dialoghi.

Nel film di McQueen invece tutto è più lento, non c’è ironia, tutto scorre senza problemi. Solomon non è un eroe, è solo un padre di famiglia spaventato.

Entrambi i protagonisti sono schiavi di eccezionale intelligenza, ma diversamente da Django, che è uno spaccone senza nulla da perdere, Solomon è un uomo solo che ha perso tutto. Nonostante la grande differenza, Jamie Foxx e Chiwetel Ejiofor condividono un talento fuori dal comune.

Non è del tutto chiaro cosa sia successo al vero Solomon Northup dopo la pubblicazione del libro. Quel che è certo è che la sua denuncia contro i rapitori non ebbe successo: i due furono trovati e passarono qualche mese in prigione ma alla fine le accuse caddero, perché Northup—in quanto nero—non poteva testimoniare contro di loro in tribunale. Egli tenne qualche discorso pubblico contro la schiavitù, raccontò più volte la sua storia, lavorò anche come attivista abolizionista e scrisse una sceneggiatura teatrale basata sul suo libro, ma non funzionò. Si indebitò.

Le cose che sappiamo finiscono qui, per il resto circolano molte ipotesi. Non esiste una sua tomba, ciò che resta di lui sono le ultime righe della sua biografia :

«La mia storia finisce qui. Non ho commenti precisi da fare sulla schiavitù. Chi leggerà questo libro potrà formarsi un’opinione su questo “particolare istituto”. Cosa accada negli altri stati, io non lo so; cosa accada in questi, l’ho raccontato fedelmente in queste pagine. Non c’è finzione, non c’è esagerazione. Se ho sbagliato qualcosa, è stato nel presentare eccessivamente al lettore il lato positivo di tutto quello che ho vissuto.»

 
 
                                                                                                                                              Mariateresa Farnese                 
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