Ivan Imp rota.L’attore zen che canta gospel

Occhi che lasciano il segno, sorriso sornione e pieno di sfumature. Ivan Improta, classe 1984, nato a San Giorgio a Cremano ma da sempre a Portici, è attore istrionico e polivalente. Il canto, il ballo, l’amore per la parola e una sanissima curiosità per ogni forma artistica sono la sua ricchezza. Le sfide difficili non lo spaventano, anzi… “In effetti mi piace spaziare – ammette – passo con disinvoltura da “Festa di compleanno” di Angela Matassa a “L’avaro” di Molière, con Gigi Savoia ed Alessandra Borgia, in un impegnativo doppio ruolo. Ma mi sono divertito anche in “Ritorno al varietà” con Rosario Perasole, che mi ha stimolato molto, per la qual cosa lo ringrazio di cuore”. Ma quello che emerge di Ivan è una serenità quasi serafica: “Si, è vero, mi definisco un attore zen. Ma anche spensierato e tenace. Le difficoltà non devono sconfiggermi, cerco sempre di farmi forza. Ma la serenità non vuol dire assenza di personalità. Anche se adoro scomparire nel personaggio che interpreto”. E’ successo, ad esempio, in “Chichibio e la gru” di Manlio Santanelli o ne “Il racconto di maggio” di Maricia Boggio per la regia di Fortunato Calvino, in cui le multiformi doti di Improta sono venute alla luce. “Ho cominciato – ricorda – con l’Accademia del Musical e dello Spettacolo di Pietro Pignatelli e Loretta Martinez, è lì che ho imparato ad utilizzare tutte le mie corde, a partire dal suo “Lunga è la notte”. Pietro, Gennaro Piccirillo, Eleonora Di Maio, Alvaro Piccardi e Tonino Di Ronza sono le persone che di più mi hanno aiutato ad esprimermi, assieme al coro gospel “The Blue Gospel Singers diretto dal maestro Mario Paduano e composto da 35 elementi, che negli ultimi anni mi ha aiutato a trovare la mia vera voce”. Una voce, va detto, notevole… “E’ bellissimo comunicare attraverso il canto, e nei miei progetti c’è quello di portare in teatro la vicenda umana ed artistica di Natalino Otto, un personaggio da riscoprire”. E intanto, l’attore zen è comparso in “Gomorra 2, la serie” nel ruolo di Manolo, segno di una presenza televisiva interessante: “Se penso al cinema non posso che ricordare lo straordinario e compianto Robin Williams di “Patch Adams” e “Good morning Vietnam”, o al Tom Hanks di “Forrest gump”. Se devo sognare voglio farlo in grande!”. Ma intanto il teatro lo aspetta, nell’ennesimo ruolo scomodo di un gay vittima della barbarie carceraria nella ripresa di “Sottozero” per la regia di Vincenzo Borrelli: “Mi spaventa solo riposare sugli allori, la sfida fa sentire vivi, e aiuta a mantenere il baricentro”. Più zen di così….
Antonio Mocciola

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