Il giansenismo non esiste

Oggi ho avuto il piacere di intervistare il talentuoso attore Andrea De Rosa. Nato a Roma, dopo la maturità presso l’Istituto Tecnico Industriale nel 2003, inizia a frequentare corsi di recitazione alla «Scuola di cinema» e poi di teatro popolare presso la «Scuola Fiorenzo Fiorentini»; inoltre, frequenta seminari e stage con attori quali Bernard Hiller, Allan Miller e Antonello Liegi. Grazie a quest’ultimo inizia a lavorare in vari teatri aprendo gli spettacoli di noti attori.

Andrea come sei finito a fare l’attore?

Quando ero piccolo, pur non volendo, tutti mi trovavano estremamente comico. Quindi iniziai a fare imitazioni per far divertire le persone. L’attore comico ha due facce della stessa medaglia: deve far ridere, ma deve essere dotato anche di una marcata sensibilità. Mi viene in mente la grandezza espressiva di Paolo Villaggio con Fantozzi, o i personaggi di Carlo Verdone.  Dietro alla maschera dell’attore comico si nasconde quasi sempre un’indole tragica e malinconica!

Cosa vuol dire essere un attore oggi?

É un po’ come essere in guerra. Devi combattere contro un sacco di cose: l’aumento degli attori è inversamente proporzionale ai film e alle fiction che si producono, che sono ancora troppo pochi. Poi le solite cose: le lobby, il nepotismo, la precarietà. Però se è questo il lavoro che ami e per cui senti di essere portato fai di tutto per continuare a farlo. Nel mio caso sono facilitato dall’hobby della scrittura: quando non mi chiamano al cinema o in TV, scrivo e porto in scena un mio nuovo spettacolo a teatro. Proprio come ho fatto ultimamente.

Come mai Notte Prima Degli Esami è diventato un cult?

Notte prima degli esami è nato da un’idea di Giannandrea Pecorelli. La fortuna del film è quella di essere una commedia generazionale con un’ottima sceneggiatura, tipo Sapore di Mare o Il tempo delle mele. Sono stato molto fortunato perché mi hanno permesso di sperimentare e alcune delle battute presenti sono nate da una mia improvvisazione (n.d.r. – il giansenismo non esiste!- ).

C’è stata qualche differenza tra il primo e il secondo capitolo?

Personalmente preferisco il primo film, nel secondo, che reputo più commerciale, si è un po’ perso il tema centrale del film, gli esami di maturità! Piccola curiosità: quando nel secondo capitolo colpisco il vetro della macchina con il segnale stradale, in realtà non si doveva rompere per davvero. Lì siamo stati bravi a continuare a girare come se nulla fosse.

Che persona era Faletti?

Purtroppo durante il film non ho avuto la possibilità di conoscerlo a fondo. Quando abbiamo fatto la cena di fine set alla Taverna Trilussa ci siamo seduti accanto e abbiamo chiacchierato. Posso dirti che era una persona molto alla mano.

Come è nato il progetto teatrale Coffeeshop?

Coffeshop inizialmente nasce come un monologo. L’idea di base parte dalla visione di un Jolly che prende vita: il Jolly è la carta che “salva la partita quando stai per perdere”. Senza spoilerare troppo, mi piaceva l’idea di raccontare il Sogno come la teoria dello Specchio descritta da Lacan e Freud, in cui ognuno vede nell’altro il riflesso di se stesso. Il tema centrale è quello della Fuga declinato in varie sfaccettature.

Come credi cambierà il cinema dopo questo periodo?

Il cinema sopravviverà a questo momento di crisi. L’uomo ha bisogno del cinema e del teatro. Il cinema è molto più che una semplice arte: il cinema svolge una funzione catartica. Attraverso un film, si possono provare passioni senza però subirne gli effetti reali e l’uomo non può rinunciare a tutto questo.

Cosa chiedi al 2021?

In primo luogo chiedo la fine di questa pandemia e la vera rinascita dei mestieri e di tutta l’Italia.

Valerio Molinaro

 

Grazie mille Andrea De Rosa

 

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