“Calderón”: lo spazio doloroso della libertà

Al Teatro della Pergola la tragedia del sogno di Pier Paolo Pasolini.

Sandro Lombardi e Federico Tiezzi firmano per la prima di questa stagione del Teatro della Pergola “Calderón”, la tragedia in versi scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1966 e pubblicata nel 1973. Ispirandosi all’opera del tragediografo spagnolo Pedro Calderón de la Barca, “La vita è sogno”, l’autore friulano ne muta in parte tematiche ed ambientazione, collocandolo nella Spagna franchista durante gli anni del regime. La pièce mette in scena l’incapacità umana di svincolarsi dalla propria condizione sociale, che rende l’uomo schiavo di tutta una serie di convenzioni, condizionandone l’agire ed il pensiero. Per sfuggire a questo incastro inesorabile i protagonisti del dramma adottano soluzioni diverse, tutte indirizzate a ritrovare un’ipotetica libertà. Il potere è incarnato nel personaggio di Basilio, interpretato a sua volta da Sandro Lombardi, mentre il ruolo di Rosaura, figura femminile che si rifugia nel sogno per sottrarsi allo status quo, è rappresentato sulle scene da tre attrici differenti: Camilla Semino Favro, Lucrezia Guidone e Debora Zuin. Come a voler impersonare le diverse identità dell’opera pasoliniana, che appunto ritrae tre situazioni appartenenti a tre caste sociali diverse: prima la figlia di estrazione aristocratica, poi la prostituta ed infine la moglie borghese piena di frustrazioni. Presenza scenica  importante quella dell’attrice marchigiana Francesca Benedetti nel ruolo di  Doña Lupe, emblema della borghesia, nobildonna dal carattere bestiale e capace di qualsiasi movimento sociale.

Anche nell’impianto registico di Tiezzi si evince l’elemento metateatrale, che mette in risalto il gioco costante fra realtà e sogno, diversità e libertà, ben testimoniato anche dal lavoro scenico di Gregorio Zurla e dal tocco coreografico di Raffaella Giordano. Il tutto prende vita in un unico ambiente, uno stanzone rivestito di mattoni scuri le cui pareti possono scendere o salire per mostrare ed offuscare proiezioni e scritte al neon. Solo due grandi finestroni lasciano passare, quando necessario, flebili riflessi di luce. Per il resto il palco è vuoto e gli attori hanno pochi oggetti o arredi su cui appoggiarsi, se non un tavolo e letti di ferro mobili. Molto particolari ed eleganti i costumi in bianco e nero di Giovanna Buzzi e Lisa Rufini, che sembrano rimarcare ancora una volta la corposità onirica della vicenda in atto.

Il Calderón, rappresentato per la prima volta al Metastasio di Prato nel 1978 con la regia di Luca Ronconi, nell’assetto drammaturgico di Pasolini si componeva di sedici episodi. Il lavoro riproposto da Tiezzi si presenta abbastanza fedele all’originale, ripercorre i toni anticonformisti e politici dell’opera, pur peccando a volte di astrazione ed eccessivo scolasticismo, che portano ad appianare la recitazione a schemi spesso monotoni. Certo da apprezzare lo sforzo di grande esamina ed approfondimento degli intrecci testuali, non di facile resa per la complessità e la folta trama del dramma. La tragedia si chiude con la stessa illusorietà emblematica iniziale, degna compagna del disincanto dell’epoca.

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 9 ottobre 2016.

Mara Marchi

CALDERONRegia: Federico Tiezzi; Assistente alla regia: Giovanni Scandella; Produzione: Teatro di Roma e Fondazione Teatro della Toscana; Drammaturgia: Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi; Movimenti Coreografici: Raffaella Giordano; Scenografia: Gregorio Zurla; Costumi: Giovanna Buzzi e Lisa Rufini; Luci: Gianni Pollini; Canto: Francesca Della Monica; Interpreti: Francesca Benedetti, Sandro Lombardi, Camilla Semino Favro, Arianna Di Stefano, Viola Graziosi, Graziano Piazza, Silvia Pernarella, Ivan Alovisio, Lucrezia Guidone, Josafat Vagni, Debora Zuin, Andrea Volpetti.

Foto: Achille Le Pera

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