“Danza macabra” di Luca Ronconi: un’ambigua agonia tra morte e vita

Una pièce diabolica, con atmosfere vampiresche e ottimi interpreti, ha inaugurato la stagione 2014/2015 del Teatro Metastasio di Prato.

Un grande rientro, quello di Luca Ronconi a Prato: la sua “Danza Macabra” ha inaugurato la stagione 2014/2015 del Teatro Metastasio e il 15 novembre il Comune gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Un tributo dovuto, visto che si deve anche a Ronconi e ad alcuni suoi memorabili spettacoli la rinomanza del Met, e di Prato stessa, come centro vitale del teatro italiano. Un rapporto di lunga durata, e non sempre facile, quello del regista con la città, iniziato ai tempi del “Laboratorio di progettazione teatrale” (1976/1979) e mai concluso, come ha dichiarato lo stesso Ronconi durante un incontro a due voci con il critico Giancarlo Capitta.

10815707_4794414595506_125901974_nLa messa in scena dell’opera strindberghiana segna dunque un’ulteriore tappa di questo stretto legame. Si tratta indubbiamente di un dramma complesso, e altrettanto complessa è la lettura che ne fa Ronconi. Anzitutto, un’amara riflessione sul tema della vecchiaia e del fallimento. Il ritratto di quella che dapprima sembra solo un’annoiata coppia di mezz’età, ormai alle soglie delle nozze d’argento, diventa il bilancio di una vita fallimentare: sono fallite le aspettative del Capitano Edgar di diventare Maggiore, così come quelle della moglie Alice, un’ex-attrice che ha sacrificato all’illusione di una scalata sociale – che non c’è stata – una sfolgorante carriera artistica – che forse non ci sarebbe mai stata. La somma di due frustrazioni, quindi, come ha ben rilevato Roberto Alonge, a cui si deve il testo adottato per lo spettacolo.

Un’esistenza deludente, trascorsa nella torre di una fortezza che un tempo era una prigione e che preclude qualsiasi relazione sociale con l’esterno. Il quadro claustrofobico è reso ancora più soffocante dalle scene di Marco Rossi: imponenti pareti metalliche e pochi arredi, quasi catafalchi pronti per un solenne rito funebre. L’unico movimento è dato da un forte vento (reale e simbolico) che fa oscillare mobili e persone. Esistenze che vorrebbero essere scosse dalle loro mediocrità, ma che tornano inevitabilmente uguali a prima. La scena è quasi un mausoleo in cui Edgar e Alice sono sepolti vivi. E come due vampiri non possono che nutrirsi dell’esistenza altrui. Un elemento, quello del vampirismo, che seppur presente già nel dramma originale, viene ora notevolmente accentuato. Ci troviamo di fronte a due creature della notte pronte ad avventarsi su Kurt per succhiarne le emozioni e l’anima. È lui l’elemento dirompente, il suo arrivo significa l’incursione del mondo esterno nella solitudine della coppia nell’isola/tomba. Ma pur contagiato dal male di Edgar e Alice, il ‘debole’ Kurt riesce a fuggire e a salvarsi, mentre i due sono condannati in eterno alla routine. Per loro non c’è via di fuga. E non a caso Ronconi ha opportunamente deciso di mettere in scena solo la prima parte del dittico che compone “Danza Macabra”, come, d’altro canto, era nelle intenzioni dello stesso Strindberg. È noto infatti come la prima parte del dramma, scritta nel 1900, venne giudicata troppo violenta da Emil Schering, traduttore tedesco di Strindberg. Da qui la decisione del drammaturgo di aggiungere, l’anno successivo, una seconda parte in cui compaiono due nuovi personaggi: il figlio di Kurt, Allan, e la figlia del Capitano e di Alice, Judit. L’amore tra i due giovani aveva il compito di attenuare in qualche modo il clima tragico della pièce iniziale. Ma l’artificiosa aggiunta rischia solo di banalizzare l’intera opera.

10815630_4794417955590_2135906610_nUn testo straordinario in cui è la parola a produrre la tensione, ad aprire incessantemente squarci di azione e colpi di scena. Il tutto interpretato magistralmente da tre attori d’eccezione: Adriana Asti, Giorgio Ferrara e Giovanni Crippa.

Prato – Teatro Metastasio, 6 novembre 2014.

Lorena Vallieri

DANZA MACABRARegia: Luca Ronconi; autore: August Strindberg; traduzione e adattamento: Roberto Alonge; scenografia: Marco Rossi; costumi: Maurizio Galante; luci: A. J. Weissbard; suono: Hubert Westkemper; produzione: Teatro Mestastasio Stabile della Toscana; Spoleto57 Festival dei 2mondi con la collaborazione di Mittelfest 2014.

Interpreti: Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Giovanni Crippa.

Share the Post:

Leggi anche