Decreto “Valore Cultura”: addio teatri Stabili, benvenuti Teatri Nazionali

Triennalità dei finanziamenti FUS e più legami col territorio. Così il Ministro Bray rivoluziona il sistema spettacolo italiano.

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Il Ministro dei Beni Culturali, on.Massimo Bray

Grandi novità attendono il sistema spettacolo italiano. Entro il 9 gennaio prossimo, di fatti, il Ministro dei Beni Culturali, on. Bray firmerà i decreti di attuazione del decreto-legge 91/2013, anche conosciuto come decreto Valore Cultura convertito in legge ed entrato in vigore l’8 ottobre scorso.  Tanti i cambiamenti introdotti, tra cui, di non poca rilevanza è quello che ridefinisce i criteri di erogazione dei contributi alle attività artistiche che da annuali passeranno a triennali. Questo dovrebbe portare le gestioni a una programmazione di più ampio respiro, nonché a un coinvolgimenti dei vari attori agenti sul territorio di appartenenza. Ma le novità non si fermano qui. Nelle finalità del decreto, infatti, rientra anche l’intenzione di fare chiarezza nella confusione che fino ad oggi ha caratterizzato l’accesso del teatro di prosa ai finanziamenti del fondo governativo del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Nel mirino del Ministro, infatti, c’è il labile confine esistente tra pubblico e privato che hanno caratterizzato il sistema dei teatri Stabili fin dal secondo dopoguerra – cui si sono aggiunti anche gli Stabili d’innovazione, a loro volta diversificati tra ricerca e attività didattica. Con l’entrata in vigore del decreto Valore Cultura, dall’anno prossimo i 17 Stabili Pubblici attualmente attivi verranno, così, sostituiti da almeno quattro Teatri Nazionali. Numero, questo, aperto ad eventuali nuovi ingressi se rispettati i nuovi criteri richiesti: sala di almeno mille posti, lunga tenuta degli spettacoli (rispettando la pratica della domanda) e proposta annuale di almeno due autori contemporanei (anche mediante la costituzione di scuole di drammaturgia) a testimoniare la tendenza a favorire i nuovi talenti.

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Verrà rimodulata anche la distribuzione delle risorse destinate alla prosa. A fronte di 36 milioni di euro destinati ai 67 teatri Stabili, i futuri quattro Teatri Nazionali riceveranno circa otto milioni. Saranno poi finanziati  i circuiti, particolarmente incentivati da questo nuovo decreto, la promozione, le compagnie di giro, i Teatri di Interesse Pubblico. Questi ultimi individuati e sottoposti agli stessi criteri dei Nazionali, solo ammorbiditi.  Introdotta anche una regolamentazione per i direttori, i quali dovranno avere un limite di mandato oltre che una incompatibilità con altre attività svolte, quali ad esempio, la regia. Quello che, in particolar modo rileva è la speciale attenzione al territorio di appartenenza, l’attinenza con esso delle attività svoltevi, la qualità e quantità più oggettivamente quantificabili attraverso criteri di attribuzione a punteggio facilmente riscontrabili. Tutto nell’ottica di una migliore produzione e distribuzione di un prodotto, quello artistico, che mai come ora necessità di un rinnovato slancio.

A.G.

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