“Femmene”, Lattanzio-Schiano
fusione perfetta di Voci

002904_00_1“Femmene”, basta la parola. Sul palco due bombe ad orologeria, Nunzia Schiano e Myriam Lattanzio, e le loro mille voci. Non si sfiorano, non si toccano mai: l’una si prende il centro della scena, interpretando e vestendo alla sua maniera i testi dell’altra, che se ne sta quasi in quinta, cantando da par sua musiche dell’altro mondo. Fino alla fine, quando si incontrano sfondando un’immaginaria parete di vetro, in una fusione artistica perfetta. E’ questa la formula vincente di uno spettacolo che casca a fagiolo nella rassegna sull’identità, curata dalla psicologa Alessia Pagliara, in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli. Difficile scegliere tra le due anime della Lattanzio, tanto deflagrante e graffiante come autrice, quanto ammaliante e delicata come cantante. Le sue parole, scritte e cantate, si scagliano sul pubblico con una potenza inaudita, trovando ottima sponda in una Schiano in forma smagliante, popolana stizzita e divertita, pettegola e rabbiosa, ma anche borghese reazionaria ed emarginata sociale. Sempre però con un innato senso del pubblico a sorvegliare ogni possibile deriva macchiettistica, che consente a questa nostra straordinaria attrice di afferrare gli occhi del pubblico, e lasciarsi solo a sipario chiuso. “Femmene” è spettacolo riuscito e completo, con la chicca di un monologo, “Nostra signora dei friarelli”, griffato Anna Mazza, piccolo compendio di esilarante delirio antimodernista, specchio fedele di tanti piccoli inferni familiari, grottesco solo in apparenza. Discretissima ma robusta la presenza maschile, i musicisti Roberto Giangrande e Vittorio Cataldi, e Niko Mucci, autore di una regia di gusto e misura. Belli e sferzanti i filmati sullo sfondo, con le voci di sette attrici a descrivere la medaglia, e il suo rovescio, dell’essere Donna, ieri come oggi.

Antonio Mocciola

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