Frequenze blu “Indaco”

Effetti speciali per il nuovo spettacolo della RBR Dance Company presentato al Teatro Puccini di Firenze.

Il palcoscenico può davvero trasformarsi in un luogo dove accadono cose meravigliose, non è vero che a teatro non possono realizzarsi gli effetti speciali di un film di fantascienza. La BRB Dance Company con “Indaco” al Teatro Puccini ha dato vita ad uno spettacolo dalle ambientazioni mistiche e surreali sfruttando sapientemente solo piccoli escamotages della scena e non solo gli avanzati programmi del computer. Lo spettatore ha potuto assistere così ad una coreografia con un suo particolare sviluppo narrativo, ma anche ad un intero momento di delicato illusionismo in cui si è creata complicità tra chi ha agito e chi ha assistito.

Sono bastati giochi di luce, tendaggi neri, pannelli trasparenti e una voce fuori campo a rendere la scena il luogo “del possibile”: apparizioni, sparizioni, dissolvenze, gli interpreti sono stati il veicolo attraverso cui raccontare la genesi di un mondo del futuro. Con la regia di Cristiano Fagioli e Gianluca Giangi Magnoni, la rappresentazione è una vera e propria esplorazione della vita, una progressiva scoperta degli elementi che circondano l’uomo, un percorso che va dalla paura dell’ignoto al dominio di ciò che ha imparato a conoscere. C’è in “Indaco” un continuo riferimento alla sfida tra due soggetti, o meglio si presenta spesso una vera e propria lotta che vede scontrarsi la supremazia di un potente che schiaccia il debole, nonostante i suoi tentativi di ribellione. Tra i più significativi, e forse anche tra i più belli, il momento degli specchi (sebbene non si tratti di specchi reali ma solo di un uso sapiente di particolari pannelli): l’immagine riflessa esce e prende vita sfidando quella vera in carne ed ossa. Un po’ come Peter Pan che distaccandosi dalla propria ombra perde la sua completezza, l’essenza, risulta incompleto e quindi più vulnerabile, diventa più essere e meno umano, quindi più feribile. Ma a differenza dell’eterno bambino che si farà ricucire ai piedi quella proiezione di sé, l’uomo del futuro si fa dominare dalla sua stessa immagine, verso cui non ha la forza di opporsi.

L’unica parte che invece rompe gli schemi di un’esistenza fatta di incontri e scontri, sembra essere proprio l’approccio al sentimento d’amore, come se non esistesse mondo che nonostante i progressi tecnologici, non fosse disposto ad accoglierlo. L’uomo che si abbandona alla passione ha la percezione che tutto intorno a sé si appaghi di quelle stesse sensazioni, motivo per cui anche l’accompagnamento sonoro di questo breve ma intenso frammento è proprio un battito cardiaco che sembra riprodurre come un’eco la pulsazione del cuore dell’innamorato. I sentimenti però di chi ha provato a trasgredire con le emozioni il “naturale” andamento delle cose non possono prendere il sopravvento, né tantomeno possono prevalere su razionali cicli ormai collaudati; piuttosto è necessario che ogni volta sia ristabilito un ordine fatto di forze, dinamismi e corse contro il tempo come se il mondo «che è come un punto nell’universo», potesse solo vivere seguendo queste regole.

Il testo narrato, tratto e ispirato dall’opera di Carl Sagan “Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space” torna due volte all’intero della rappresentazione, ad introduzione e conclusione del tema. Da una parte la voce fuoricampo permette di inserire lo spettatore nella giusta prospettiva di visione dell’opera, alla fine invece, dopo che la messa in scena si è ormai compiuta, offre gli spunti su cui riflettere affinché certe conseguenze possano essere evitate prima di diventare strade irreversibili. L’unica possibilità concessa all’uomo per sopravvivere, nonostante l’unico interesse legato al potere di un dominio su ciò che lo circonda, consiste nell’avere rispetto per il luogo che lo accoglie perché non si verifichi una doppia perdita del creato da una parte e della natura delle creature dall’altra. Lo spettacolo presentato al Teatro Puccini di Firenze si ispira proprio ai Temi di Expo 2015 e quindi alla necessità di avere rispetto verso ciò che permette la vita, senza escludere la possibilità che possa comunque esserci una relazione – e quindi un linguaggio non una dipendenza gerarchica – tra esseri viventi e gli elementi inanimati che ha d’intorno.

La RBR Dance Company con “Indaco” ha messo sù una rappresentazione che nel complesso è davvero un concentrato di 80 minuti di ingegno e creatività scenica, peccato solo per diversi momenti in cui c’era il trucco… ma si vedeva.

Firenze – TEATRO PUCCINI, 6 novembre 2015

Laura Sciortino

INDACORegia: Cristiano Fagioli, Gianluca Giangi Magnoni; Coreografie: Cristiano Fagioli, Alessandra Odoardi, Ylenia Mendolicchio, Leonardo Cusinato, Daniel Ruzza; Assistente alla coreografia: Alessandra Odoardi; Musiche: Virgilio Zoccatelli, Diego Tedesco; Disegno luci: Luca Diodato, Cristiano Fagioli; Video Scenery Design e computer animation: Gianluca Giangi Magnoni, Diego Rossi, Alessandro Ottenio; Produzione digitale: nessuno.producition, think-3d.it; Costumi: Donatella Bressan; Danzatori: Alessandra Odoardi, Ylenia Mendolicchio, Elena Borile, Jonathan Castillo, Leonardo Cusinato, Daniel Ruzza; Testo: tratto e ispirato dall’opera di Carl Sagan “Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space”.

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