Holdenaccio: intervista all’autore di “Umberto”

Giovanissimo, profondamente del sud, un lavoro che porta il logo della prestigiosa casa editrice Bao Publishing e la capacità di raccontare con matita, maestria e tanta ironia alcuni dei problemi legati al mondo attuale e alla società. Holdenaccio, nome d’arte di Antonio Rossetti, ha accettato di scambiare due chiacchiere per farsi conoscere e per presentare “Umberto” il suo pregevole lavoro che sottolinea, con gli occhi di un alieno, le problematiche ecologiste tristemente attuali che coinvolgono il nostro pianeta.

Chi è Holdenaccio? Come vuoi presentarti ai lettori?
Holdenaccio, al secolo Antonio Rossetti, è una simpatica canaglia e fumettista con una quasi fanatica devozione alle melanzane. Viene da Taranto, odia le macchine, ama la sua bicicletta e le focacce.

Giovanissimo eppure così dotato. Quali sono stati i tuoi maestri e i tuoi esempi?
Sono cresciuto guardando cartoni animati e questi hanno sempre accompagnato e segnato il mio stile, tra scrittura e disegno. Nonostante sia un avido lettore e ammettere che il libro ad avermi fatto pensare “voglio fare questo da grande” sia “Bone” di Jeff Smith, il mio massimo riferimento artistico è tutta la carriera di Bruno Bozzetto assieme alla belle époque della serie “Looney Tunes” con Chuck Jones.

“Umberto” è il tuo primo romanzo grafico. Com’è nata l’idea?
Umberto è nato dalla necessità di voler affrontare temi come immigrazione ed ecologia attraverso gli occhi di un alieno sempliciotto, quello che potrebbe essere visto come un “terrestre medio”. Stiamo trasformando lo spazio in una discarica senza confini; non sempre viene data abbastanza attenzione a problemi che sono “al di sopra” di noi, ma migliaia di detriti orbitano senza sosta intorno alla Terra, una nuova atmosfera fatta solo di rifiuti.
Avevo grande voglia di spostare nell’universo quei problemi “terrestri” in nuovo contesto non ordinario come lo spazio, per contribuire a rafforzare e/o creare una coscienza ecologista tra i più giovani (a cui è diretta la storia). Sono temi più che mai attuali – tra noTAP, noTAV – infatti uno degli obiettivi della multiuniversale che fa da antagonista nel libro è la creazione di un gasdotto spaziale tra Terra e Urano.

Hai già affrontato delle tematiche simili a quelle trattate in questo lavoro?
Nì, non è la “prima” volta. Ho già affrontato tematiche simili nei “Quaderni tarantini”, una autoproduzione quasi arrivata al suo ultimo capitolo, il terzo. Qui, utilizzando la metafora del ritorno e la formula del diario personale, ho analizzato quelli che sono i problemi legati alla questione ambientale a Taranto, trattandoli con sensibilità e umanità.

Quanto è importante per te utilizzare uno strumento come la matita per raccontare l’attualità in relazione alla fantasia?
Sono arrivato al fumetto con un percorso atipico, anni di scienze politiche e sindacati studenteschi mi hanno avvicinato sempre più a simili tematiche e al volerle affrontare usando lo strumento che più mi rappresenta, ovvero il “disegnare raccontando” come a me piace chiamarlo. È quello che so fare e spero mi riesca bene. così come in altri lavori, quello che mi piace è raccontare quello che mi è attorno, senza mai prendermi troppo sul serio.

Ci sono nuovi progetti in cantiere?
Come dicevo prima, sono alle ultime fasi di lavorazione del capitolo finale dei “Quaderni tarantini”, ma sto anche lavorando ad una nuova storia, un nuovo graphic novel vagamente semi autobiografico, che gira attorno alla figura del cantautore americano Elliott Smith.

 

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