“I Giocatori”, o quando non si ha nulla da perdere

Dopo “Chiove” ancora un allestimento napoletano di un’opera di Pau Mirò nel progetto di Enrico Ianniello.

Il fallimento non ha connotazione territoriale. Che sia a Barcellona o a Napoli, un uomo che sente la terra crollargli sotto i piedi, che sperimenta la deriva esistenziale, non ha più nulla da perdere ed è pronto a giocarsi il tutto per tutto. Accade così ai quattro personaggi di “I Giocatori”, traduzione di Enrico Ianniello dell’opera del catalano Pau Mirò, andato in scena al Teatro Niccolini di Firenze in occasione dell’iniziativa Teatri Uniti in Toscana, una serie di appuntamenti (spettacoli, incontri e proiezioni video) con la compagnia napoletana fondata da Toni Servillo, Mario Martone e Antonio Neiwiller nel 1987. Nata come laboratorio permanente per la produzione e lo studio dell’arte scenica contemporanea, oggi Teatri Uniti è una delle maggiori realtà teatrali della penisola in grado di intrecciare progetti che spaziano dal teatro alla musica, dalle arti visive al cinema.

“Jùcature” di Pau Mirò vince il Premio Ubu 2013 come Miglior Testo Straniero grazie alla traduzione di Enrico Ianniello che, anni fa, aveva cominciato il suo studio sul drammaturgo catalano riadattando alla realtà napoletana il testo “Chiove”, portato in scena insieme a Chiara Baffi e Carmine Paternoster con la regia di Francesco Saponaro. Un’intuizione vincente perché i testi di Mirò possono essere ambientati indistintamente in Italia come in Spagna, narrano di vite “spezzate” che si trovano di fronte a un bivio che potrebbe cambiare la loro misera vita oppure lasciarla così com’è, fino allo sfinimento. Protagonisti de “I Giocatori” sono quattro uomini che nel gioco dell’esistenza sembrano ormai aver perso tutto, famiglia, lavoro, dignità, onestà. Hanno bisogno di relazioni, di stare insieme, perché spesso solo nella compagnia e nell’amicizia si trova la forza di andare avanti, di sostenersi l’un l’altro per non mollare. Passano il loro tempo giocando a carte, ma la metafora del gioco è ovunque, anche nella reciproca perenne inquisizione: ognuno cerca di scoprire, pian piano, la realtà dell’altro; nessuno sa veramente quale esistenza sia più misera, la propria o quella dei compagni. E forse è anche questa inconsapevolezza a renderli più uniti. Di fronte alla crisi e all’aberrazione emergono i loro istinti primordiali (quelli freudianamente più aggressivi e repressi) e trovano il coraggio di sopravvivere rischiando tutto perché in fondo non hanno più niente da perdere.

Spettacolo dal ritmo serrato in cui i quattro attori dimostrano una grande presenza scenica, maggiormente evidenziata da una rigorosa complicità, grazie anche all’ottima regia di Ianniello. Impeccabile Marcello Romolo nei panni del professore, in un’alternanza emotiva drammatica e grottesca, inquietante nel suo stile pacato ed elegante che, senza preavviso, sfocia nell’isteria e nella disperazione; perfettamente in parte Enrico Ianniello, assolutamente padrone della scena nel ruolo del becchino insicuro e timoroso, ma risoluto al momento opportuno; ironico e piuttosto bizzarro l’attore scapestrato e frustrato interpretato da Tony Laudadio, comicissimo nella mimica facciale, soprattutto quando rivela le sue psicotiche ossessioni; infine, il barbiere, interpretato da Luciano Saltarelli, apparentemente mediocre e innocuo si rivela ben presto il più metodico e, anche, “pericoloso”.

Firenze – TEATRO NICCOLINI, 3 aprile 2016

Mariagiovanna Grifi

I GIOCATORIdi Pau Mirò; Traduzione e regia: Enrico Ianniello; Collaborazione artistica: Simone Petrella; Costumi: Francesca Apostolico; Suono: Daghi Rondanini; Direzione tecnica: Lello Becchimanzi; Produzione: Teatri Uniti, in collaborazione con Onorevole Teatro Casertano | Institut Ramon Llul; Interpreti: Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Marcello Romolo, Luciano Saltarelli.

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