“Il ballo” della Némirovsky a San Salvi

Per il progetto “Padri e figli” la compagnia Chille de la balanza presenta lo spettacolo tratto dal romanzo breve dell’autrice ucraina.

Cresce l’interesse verso la scrittrice ucraina Irène Némirovsky, la cui inquietudine ha dato vita a testi di forte impatto emotivo. Nata a Kiev nel 1903, trascorre l’infanzia a San Pietroburgo per poi trasferirsi in Finlandia, in Svezia e in Francia; è a Parigi che si concentra la sua attività letteraria. Di famiglia ebrea, nonostante la conversione al cattolicesimo subisce la persecuzione nazista e viene deportata ad Auschwitz nel 1942, dove muore dopo solo un mese per tifo. L’avevamo vista protagonista nella scorsa edizione del Napoli Teatro Festival con il progetto “Caffè Némirovsky” di Patrizia Bologna e Stefania Maraucci in cui sette interpreti femminili dettero voce ad altrettanti suoi racconti. Tra questi “Il ballo”, opera sull’immenso divario comunicativo ed emotivo tra genitori e figli, sembra destare particolare attrazione se in più occasioni è stato proposto al pubblico teatrale (di recente una sua riscrittura, “Il ballo di J” di e con Sylvia De Fanti, ha concorso al Festival UNO Monologhi 2015 di Firenze).

Sissi Abbondanza, I. Montagnani e Vincenzo De Caro in 'Il ballo'_foto di Paolo LauriAnche la compagnia napoletana Chille de la balanza, diretta da Claudio Ascoli con sede all’ex città-manicomio fiorentino di San Salvi, ha deciso di riscrivere sotto forma di farsa tragica questo breve romanzo, consapevole di una vera e propria emergenza sociale e culturale odierna: il distacco generazionale e la crisi identitaria dei genitori. Lo spettacolo entra nel progetto “Padri e figli” (dal titolo del testo di Ivan Turgenev, oggetto di un laboratorio a opera della compagnia), riflessione sul confronto/scontro tra le diverse generazioni. “Il ballo” fu scritto dall’autrice a soli venticinque anni, in un’epoca che sprofondava inesorabilmente verso la “Grande Depressione” esplosa un anno dopo (1929) con il crollo di Wall Street. Ecco un’altra analogia che i Chille evidenziano con il nostro tempo. L’epoca dei nuovi media e della “caduta dei valori” a favore del consumismo sembra perfettamente rispecchiarsi nella famiglia descritta dalla Némirovsky nel 1928.

Irene Montagnani in 'Il ballo'_foto di Paolo LauriNella messinscena di Sissi Abbondanza, infatti, emerge una sorta di rovesciamento di ruoli in cui i genitori rivelano una personalità fragile e disorientata tipica dell’adolescenza, espressa nel desiderio di rivalsa mondana: organizzare un grande ballo con la “gente che conta” ha lo scopo di mostrare a tutti il loro arricchimento economico (frutto di un impegno costante e senza scrupoli da parte del signor Kampf) e potersi riaffermare socialmente. La piccola Antoinette sembra rappresentare per loro solo un ostacolo di cui liberarsi relegandola nella sua stanza; la quattordicenne, però, non ci sta, tanto è forte in lei la voglia di entrare al più presto a far parte del mondo adulto. Il rapporto conflittuale con la madre e la mancanza affettiva del padre stimolano in lei un’alter ego crudele e vendicativo, celato dietro l’ingenua aria di giovane indifesa e insicura. Nulla desterebbe il sospetto che sia proprio lei l’artefice della catastrofe che incombe sulla casa.

Roxana Iftime e Sissi Abbondanza in 'Il ballo' _foto di Paolo LauriLo spazio scenico è delimitato da quattro specchi ai lati e una linea bianca che chiude i Kampf in una gabbia virtuale, fatta di sogni e aspettative. La presenza degli specchi richiama per contrasto l’incapacità di introspezione da parte dei personaggi, ma anche la prospettiva del pubblico che guarda senza accorgersi di essere lui stesso rappresentato in scena. Siamo di fronte a uno spettacolo provocatorio nonostante il suo aspetto “innocuo”: i Krampf, nella loro egoistica smania di successo, nel loro bisogno di approvazione e nella loro maniacale cura per l’apparenza, sono ben poco distanti dalle famiglie di oggi, più concentrate sulla carriera e sulle frivolezze che sull’educazione dei loro figli. Giovani lasciati a se stessi, incattiviti come la protagonista di questo romanzo, invidiosi della vita dei genitori da cui sembrano restare esclusi.

Sissi Abbondanza e Vincenzo De Caro in 'Il ballo'_foto di Paolo LauriNei panni di una madre prevaricatrice e soffocante la stessa Sissi Abbondanza, la quale piroetta nel suo salone-prigione incurante del bisogno di attenzione della figlia (la cui duplice personalità è ben resa da Irene Montagnani), in attesa di un trionfo che non arriverà mai. Eppure è proprio la delusione, e la disperazione, a far emergere la sua parte più sensibile e ad avvicinarla alla piccola Antoinette, che stringe a sé per la prima volta quando non le rimane altro. Un gesto che genera senso di colpa nell’adolescente o, forse, non fa che rafforzare la sua condotta spietata. Dall’altro lato la presenza/assenza del padre (Vincenzo De Caro), il quale sembra anche lui riporre tutte le speranze in questa risalita sociale, come fosse l’unico e l’ultimo modo per salvare un matrimonio fallito. A interpretare l’unica ospite al ballo, la maestra di pianoforte della ragazza, personaggio estroverso e ambiguo, è un’espressiva Roxana Iftime.

Occasione di riflessione sul mondo contemporaneo, lo spettacolo mette in evidenza anche il portato emotivo dei soggetti coinvolti proponendo un’accurata analisi psicologica: se la rabbia e la repressione della bambina si esplicano nella costruzione di un “sé cattivo”, i due adulti affrontano diversamente il loro insuccesso. Il padre con la fuga e l’abbandono della famiglia (dimostrando ancora una volta la sua determinazione senza remore), la madre con la dolorosa presa di coscienza di essere “vecchia” e riponendo le sue attese sulla figlia fino a quel momento ignorata (in una sorta di transfert). Ciò sottolinea ancora una volta la ricchezza delle opere della Némirovsky, ma anche il suo vissuto tragico di cui esse sono chiara espressione.

Firenze – SAN SALVI CITTA’ APERTA, 17 aprile 2015

Mariagiovanna Grifi

IL BALLO DI IRÈNE NÉMIROVSKYScrittura scenica: Sissi Abbondanza; Costumi: Katarzyna Pobudkiewicz; Luci e Suono: Martino Lega; Video: Paolo Lauri; Riprese e montaggio: Claudia Civille; Interpreti: Sissi Abbondanza, Vincenzo De Caro, Irene Montagnani, Roxana Iftime.

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