“Il Cappello di paglia di Firenze”, opera Felliniana con le grandi musiche di Nino Rota

Riecheggia di atmosfere ricche di riferimenti al cinema del grande regista riminese, la nuova edizione della celebre opera tratta da Labiche

 --«TeatrodelMaggioMusicaleFiorentino_fotoMarcoBorrelli_30112013_9527“Il Cappello di paglia di Firenze”, riproposto in questi giorni dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, è un piccolo gioiello della produzione operistica del Novecento. Composto nel 1944-1945 quale «allegra fatica» dopo le preoccupazioni della guerra, sembrava destinato a rimanere sconosciuto al grande pubblico. Solo nel 1955 il maestro Simone Cuccia lo inserì, all’insaputa dello stesso Rota, nel programma della stagione del Teatro Massimo di Palermo. Fu un successo, sancito in via definitiva prima dall’allestimento di Francesco Siciliani per la Piccola Scala di Milano, regia di Giorgio Strehler (1958), poi dalla versione di Pier Luigi Pizzi per il Teatro Valli di Reggio Emilia (1987). E ancora oggi non si può non godere della sua scoppiettante allegria e dei perfetti tempi comici, sottolineati in maniera magistrale dalla musica di Rota.

La trama è ispirata all’omonimo vaudeville di Eugène Labiche, presentato--«TeatrodelMaggioMusicaleFiorentino_fotoMarcoBorrelli_30112013_9202 per la prima volta al Palais-Royal di Parigi il 14 agosto 1851 e noto in Italia anche grazie a un film muto di René Clair (1927). La scena si apre sui preparativi per le nozze di Fadinard ed Elena. Lo sposo racconta a Vézinet, vecchio e sordo zio, un curioso incidente capitatogli quella mattina: il suo cavallo ha mangiato il cappello di paglia di Anaide, appartata nel parco con l’amante Emilio. I due esigono un risarcimento: Fadinard dovrà trovare un copricapo identico a quello distrutto, o la donna non potrà tornare dal gelosissimo e violento marito. Iniziano così le peripezie del protagonista, costretto a girare (senza successo) tutta Parigi. E, come nella migliore tradizione farsesca, nei momenti meno opportuni irrompono in scena il ciarliero e festoso corteo nuziale e il suocero Nonancourt, con le sue roboanti minacce. Quando tutto sembra perduto, il colpo di scena: Vèzinet presenta il proprio regalo agli sposi (la cui scatola era fin dal primo atto sotto gli occhi di tutti): un cappello di paglia identico a quello mangiato dal cavallo! Un soggetto apparentemente esile, ma mai banale, che regala due ore di risate e spensieratezza. Non solo. Agli intenditori non può sfuggire la ricchezza della partitura musicale: un dialogo continuo con il melodramma dell’Ottocento, ricco di citazioni rossiniane.

--«TeatrodelMaggioMusicaleFiorentino_fotoMarcoBorrelli_30112013_9048Convincono la regia di Andrea Cigni e le scene e costumi di Lorenzo Cutùli, realizzati nel 2011 dagli allievi dei corsi promossi da Maggio Fiorentino Formazione: “Realizzare le scene per il teatro lirico”, “Costumista realizzatore”, “Tecnica dell’illuminazione degli spettacoli teatrali”. Fin dall’ingresso in sala siamo condotti, grazie a una cartolina-sipario, nella Parigi in bianco e nero dei primi anni Cinquanta. La stessa immagine, riproposta sulla pedana inclinata che occupa ampia parte del palcoscenico (e dalla quale gli attori entrano ed escono attraverso botole che fungono da porte per i vari ambienti), farà da sfondo a tutta l’opera. L’impianto scenico, giocato su tre piani, consiste in una serie di cartelloni pubblicitari che ripropongono le atmosfere dei film di Fellini. Un omaggio alla ben nota collaborazione tra Rota e il regista e che portò alla realizzazione di capolavori quali “Amarcord”, “I vitelloni” e “La strada”.

--«TeatrodelMaggioMusicaleFiorentino_fotoMarcoBorrelli_30112013_9550Un ruolo primario è affidato all’attrezzeria, mossa da quattro abili comparse-mimi che ‘giocano’ con gli oggetti aumentando così l’effetto comico. Lodevole il brillante tenore Enea Scala, a cui è richiesta una notevole agilità fisica oltre che vocale; ottimi anche lo zio Vèzinet/Stefano Consolini, la modista/Elena Favro e la guardia raffreddata/Leonardo Melani. Meno convincenti il soprano Sandra Pastrana, poco incisiva nella parte della sposina Elena, e il basso Salvatore Salvaggio, che non riesce a sfruttare a pieno le potenzialità del suocero Nonancourt. Merita una citazione il coro del Maggio Musicale Fiorentino, impeccabile nella forma vocale e scenica (basti pensare all’intermezzo del negozio della modista). Un appunto alla direzione di Andrea Battistoni. Il giovanissimo direttore, classe ’87, è indubbiamente preparato dal punto di vista tecnico, ma non sempre riesce a mantenere l’equilibro tra l’orchestra e le voci dei cantanti, né a rendere fino in fondo la vivacità e la varietà della musica rotiana.

--«TeatrodelMaggioMusicaleFiorentino_fotoMarcoBorrelli_30112013_9401Da segnalare, infine, la mostra monografica “Il cappello tra arte e stravaganza” allestita dalla Galleria del Costume di Palazzo Pitti e inaugurata il 3 dicembre, proprio in occasione della prima del “Cappello di paglia di Firenze” al Teatro Comunale (aperta fino al 18 maggio).

Firenze, Teatro Comunale, 3 dicembre 2013.

Lorena Vallieri

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE , farsa musicale in quattro atti e sei quadri di Nino Rota ed Ernesta Rinaldi Rota

Direttore: Andrea Battistoni; regia: Andrea Cigni; scene e costumi: Lorenzo Cutùli; luci: Luciano Roticiani; maestro del coro: Lorenzo Fratini.

Interpreti. Fadinard: Filippo Adami/Enea Scala; Nonancourt: Gianluca Buratto/Salvatore Salvaggio; Beaupertuis: Mauro Bonfanti/Filippo Fontana; Lo zio Vézinet: Stefano Consolini; Emilio: Francesco Verna/Nicolò Ceriani; Felice: Gregory Bonfatti; Achille di Rosalba: Saverio Bambi; una guardia: Leonardo Melani; Caporale: Nicolò Ayroldi/Massimo Egidio Naccarato/Vito Roberti; Minardi: Ladislao Horváth; il pianista della baronessa: Andrea Severi; Elena: Laura Giordano/Sandra Pastrana; Anaide: Marta Calcaterra; La barobessa di Champigny: Romina Tomasoni/Agostina Smimmero; la modista: Irene Favro; Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino.

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