Il dramma di Gaetano Bresci e di Re Umberto I
In “SantoStefano” di Antonio Mocciola

 

A scuola siamo soliti studiare gli eventi che hanno caratterizzato la prima guerra mondiale, siamo abituati a conoscere quelli come primi eventi peculiari degli inizi del ‘900, ma molto spesso viene dimenticato un evento importante da cui è inevitabilmente scaturito tutto. Nel luglio del 1900 infatti, l’operaio Gaetano Bresci, anarchico nel cuore si erge protagonista di un’azione importante che pone fine alla vita dell’allora re Umberto. Un colpo di pistola cancella la vita del regnante e in qualche modo anche del proprietario del dito che premette il grilletto: l’uomo toscano infatti venne relegato in carcere a Santo Stefano dove fece i conti con un triste destino. Proprio per raccontare questi eventi purtroppo spesso non ricordati, Antonio Mocciola scrive il testo di “Santostefano”, spettacolo in scena al Theatre de Poche di Napoli per la regia di Livia Bertè. Praticamente inesistente la scenografia: una bandiera italiana morente sullo sfondo, un piccolo mobiletto ed una sedia in legno rappresentano la claustrofobica location in cui il protagonista è costretto a scontare il suo ergastolo. Solo due gli attori in scena, l’assassino e il suo carceriere: Leonardo Di Costanzo, col viso dolce ed etereo incarna la forza dell’autore di un gesto simile con la sensibilità di un uomo ridotto ai minimi termini dalla prigione, mentre Antonio Polese dall’aria tenebrosa riesce ad alternare la freddezza di un secondino alla morbidezza di una persona che non avrebbe nulla da scontare ma che è costretta comunque a passare la sua esistenza relegato in un luogo lontano dai propri affetti. Il testo di Mocciola rappresenta bene il dramma psicologico che scaturisce da un gesto importante e definitivo, non solo per due persone, ma per un paese intero. La regia, unico tocco femminile dell’opera, sceglie la strada dei flashback per spezzare le scene con degli stacchi di luce, creando in qualche caso una leggera confusione temporale, ma riuscendo a gestire al meglio la recitazione dei due attori nonostante l’ambientazione esplicitamente claustrofobica. Opere come questa servono non solo a mettere in luce le abilità di giovani attori alle prese con storie ispirate a fatti realmente accaduti, ma anche a ricordare eventi spesso poco trattati ma importantissimi per un intero stato.

Gaetano Cutri

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