Il fantastico mondo di “Comix”.

Ispirandosi all’universo dei fumetti, Emiliano Pellisari porta in scena un raffinato spettacolo dalla grande potenza visiva: “Comix”. Sono frammenti di storie fantastiche con protagonisti personaggi di celebri cartoni animati e supereroi che si alternano a immagini di fantasmi, scheletri, corpi e parti di essi che sospesi danzano, ironizzano e liberano fantasie umane: si può volare nel cielo, nuotare nel mare e scomparire nel buio. Tutto è possibile grazie a trucchi di arte scenotecnica, atletismo circense e riproduzioni di arte grafica con il supporto di tecniche coreografiche di impatto sbalorditivo.

È il sopravvento del physical theatre sull’arte recitativa: una miscela di danze che con giochi di luce e di specchi e poesia rompono qualsiasi dimensione spaziale e temporale. Si ricrea dunque un’atmosfera fantastica e illusionistica tipica della cosiddetta “nouvelle magie et danse aérienne” tanto apprezzata in Francia e che ci fa ritornare bambini.

La magia stilistica di Emiliano Pellisari riesce in questo spettacolo ad aprirsi anche all’arte comica. “Comix”, infatti, si presenta nel finale come quadri in movimento che ricordano i soggetti dell’artista Keith Haring con parti di corpo snodate, ovvero paia di gambe e braccia, slegate dal resto del corpo, che si inseguono e si rincorrono e che per finire dialogano con il pubblico: è il momento più poetico, emozionante e divertente dello show. Pellisari non rinuncia comunque a fare tanti richiami e tributi, già visti in altre rappresentazioni, alle diverse forme d’arte espressiva. D’altronde una delle più grandi qualità dell’autore è proprio la sua capacità di miscelare generi e forme artistiche.

Una scelta di musiche e melodie indovinata e ricercata accompagna il gruppo dei cinque performer in un’esibizione energica e ipnotica: non sono solo atleti e ballerini talentuosi, ma anche mimi abili ed espressivi. L’alchimia è tale che lo stupore si legge negli occhi del pubblico che si diverte e partecipa a suon di applausi. Se si vuole trovare una debolezza a questo spettacolo, allora è l’incapacità di trovare una convincente continuità e armonia tra il susseguirsi delle storie. Le parti, infatti, così uniche tra loro, a tratti comiche a tratti romantiche, spesso spettacolari, pur trovando tutte radice nei mondo fantastico, risultano frammentarie. La sensazione è di avere assistito a tanti piccoli spettacoli incantevoli ma incapaci di fondersi tra di loro. L’armonia non è utopica, lo spettacolo seppur unico e dirompente può crescere ancora.

Roma, teatro Vittoria, 12 febbraio 2016

Vittorio Sacco

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