“Il migliore dei mondi possibili” in prima nazionale al Teatro Cantiere Florida

Uno scontro impetuoso ispirato al “Candido” di Voltaire e rivisitato da Magdalena Barile.

“Ma a quale fine questo mondo è stato dunque formato? Credete voi che gli uomini si siano sempre vicendevolmente straziati, come lo fanno al presente?” Un quesito complicato quello del giovane Candido, protagonista illuminato non soltanto dell’opera di Voltaire, ma anche dello spettacolo “Il migliore dei mondi possibili”, andato in scena al Teatro Cantiere Florida in prima nazionale per due serate consecutive con la regia di Simona Arrighi e Sandra Garuglieri. Una sceneggiatura, quella di Magdalena Barile, che fin dalle prime battute si esprime sottoforma di bizzarra e grottesca parodia, sicuramente ispirata in buona parte al romanzo classico del suo autore francese, con una critica sempre molto tagliante sui vizi e sui dogmi della società, che riesce con fare conciso, piacevole e rapido a divertire il pubblico.

Sul palco quattro cortigiane elegantemente sedute ai bordi di un giardino, conosciuto a tutti come ‹‹il migliore dei giardini possibili››, un luogo dove l’ottimismo e l’uguaglianza, almeno a parole, regnano sovrani. Tutto sembra essere pronto per lasciarsi trasportare ‹‹dal ritmo vorticoso degli eventi››. Ci si appresta, come ogni sera, ad esibirsi per “Madame”, una pretenziosa padrona che ha scelto il “Candido” come rappresentazione odierna. Anche il giardino è suo e ne fa quello che desidera. Dopotutto ‹‹trasformare il male in piacere tiene fuori l’orrore della vita››. Ma ben presto prende forma una vera e propria sfida che mette in competizione le quattro protagoniste, l’una diventa l’antagonista dell’altra, con l’unico scopo di sottomettersi liberamente alla volontà di Madame. Proprio questo ‘mettersi in discussione’ porterà le nostre gentildonne a porsi interrogativi eversivi nei confronti di colei che le ospita e le ha levate dalla strada. Con estrema fatica ed amara riflessione le nostre eroine incalzano in analisi dissidenti e severe verso l’onnipotente Madame, a tal punto da chiedersi: ‹‹Madame, vuole dominarci?››, ‹‹E se gli ordini di Madame fossero ingiusti?›› Improvvisamente il giardino – il migliore dei giardini possibili – cambia assetto, anche il profumo dei fiori scompare per lasciare il suo posto alla paura. Lo stesso Voltaire ci aveva avvisati a riguardo, mettendoci in guardia: “Io conosco la gente, cambia in un giorno. Elargisce con la stessa generosità il suo odio e il suo amore”. Un mutamento repentino insomma, che spinge le confuse cortigiane verso l’individuazione, svincolandosi da madri/padrone forse troppo dominanti. Il Woodstock di corte ha inizio, soprattutto quando Madame viene trovata freddamente scapitozzata, ‹‹ha dato tanti soldi alla rivoluzione che ci ha rimesso la testa››.

Inaspettatamente la libertà non è più una chimera, ma uno stato di realtà che smarrisce e vincola più della vera contenzione, perché ‹‹le catene fanno male soprattutto quando non ci sono più››. Tutte a domandarsi per quale ragione Dio/Madame le abbia abbandonate, tutte pronte a cercare ‘nuovi migliori mondi possibili’, da dedicare all’arte magari, o alla ricerca di un El Dorado, di un giardino dell’Eden al di là dei cosmi conosciuti che accolga i migranti temerari appagandone i desideri materiali. Ma esiste davvero un posto così? O ci dobbiamo abituare agli orrori del mondo? Per Voltaire, così come prima di lui per il filosofo Etienne de la Boétie, vivere era anche soffrire, un dolore però spesso generato dalle nostre deliberate e criptiche sudditanze verso autorità costrittive e limitanti a cui ci sentiamo in dovere di obbedire. Fobie ostacolanti che fanno piombare le nostre vite dentro grandi imbuti senza via d’uscita, pozzi impervi come gironi privi di libertà.

In questo il lavoro di Magdalena Barile riflette di luce corrente, un’attestazione dura e pungente delle nostre carni torturate in continua caccia espiatoria. Uno spettacolo sottile e dinamico nella regia, brillante e giocoso nella sceneggiatura, distintamente messo in scena dal quartetto S. Arrighi/ L. Bosi/ L. Croce/ S. Garuglieri, cortigiane abilissime nel loro mestiere e senza dubbio alcuno nella recitazione. Seppur difficile da abbracciare risuona chiaro il loro eco: “Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo”.

Firenze – TEATRO CANTIERE FLORIDA, 19 novembre 2015.

Mara Marchi

IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI Regia: Simona Arrighi e Sandra Garuglieri; Coproduzione: Murmuris e Attodue; Sceneggiatura: Magdalena Barile; Scene e Costumi: Antonio Musa e Francesco Migliorini; Collaborazione al progetto: Ilaria Cristini, Silvano Panichi e Francesco Migliorini; Interpreti: Simona Arrighi, Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri.

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