“Il Re ride”, una favola sul potere sempre attuale

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Il Teatro Civico 14 di Caserta si conferma scrigno di ardite sperimentazioni e delizie assortite. Ne è l’ennesima prova “Il Re ride”, favola dark ispirata all’antica leggenda campana dell’uccello grifone riscritta per l’occasione dalla talentuosa Luisa Guarro, anche regista dello spettacolo. Il mitico volatile, capace di leggere l’anima della gente, si lascia avvicinare solo dagli uomini giusti. Per stabilire il proprio grado di probità, due fratelli erede al trono partono a caccia dell’animale, per sottrargli una penna e consegnarla al padre e diventarne il successore. Ma il fratello sconfitto ucciderà il vincitore, usurpandone di fatto il trono. La Guarro cambia il finale, e invece della punizione per l’assassino, che viene scoperto alle soglie del trono da un boscaiolo suonatore di flauto che canta la Verità, fa diventare Re l’usurpatore, per nulla pentito, e punisce semmai lo stesso boscaiolo, rendendolo vittima di un crudele incantesimo.

Vola alto l’ambizione di una piéce cupa e sardonica, in cui si trovano perfettamente a loro agio Francesco Campanile, Luca Di Tommaso e Luca Gallone, poliedrici protagonisti. I difficili passaggi narrativi sono resi molto bene da una regia attenta e potente, mai invadente, e dai pochi dettagli scenici. E se il discorso del potere affidato alla clownerie non è certo nuovo di zecca, la lettura invece lo è, camminando sicura in equilibrio tra un testo molto ben scritto e una regia d’attore di cesello e precisione, senza mai diventare maniera. Certi acuti di Gallone restano particolarmente impressi, ma è tutto il cast che serve perfettamente l’idea dell’autrice e regista, un nome da seguire nell’asfittico panorama autoriale dei nostri miseri giorni.

Antonio Mocciola

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