“Il sindaco del rione Sanità”, un dramma europeo grazie a Sciaccaluga e Pagni

Alla seconda serata del Napoli Teatro Festival Italia in scena il grande teatro senza provincialismi e scontate trovate registiche: questo il lavoro che Sciaccaluga realizza per mettere in scena il difficilissimo testo di Eduardo, con un grande Eros Pagni ed un bravissimo Federico Vanni.

sindaco1Mettere in scena Eduardo senza Eduardo. È il grande busillis del teatro italiano dal 1984 ad oggi. Infatti, se il grande autore è, per l’appunto, considerato all’estero come autore e non anche come inimitabile attore e regista, da noi, sia per chi ha avuto la fortuna di assistere a teatro alle sue grandi interpretazioni, che per chi, più giovane, lo ha conosciuto grazie alla grande scia di documenti filmati, la sua impegnativa figura di interprete resta un punto di riferimento di grande rilevanza, ma anche, purtroppo, un limite per rappresentare o, piuttosto, per assistere alle sue opere. Molti gli epigoni del grande attore, che, in questi 30 anni, hanno portato in scena il repertorio del maggiore dei De Filippo, ma molto raramente ci riesce di ravvisare, nelle rappresentazioni che si succedono in gran quantità sui nostri palcoscenici, quel guizzo che esuli dall’eduardeggiare, vezzo così facilmente diffuso e tra i suoi eredi naturali che tra quelli che si sono autodefiniti suoi eredi attoriali, e, tranne in pochissimi casi (tra i quali è davvero necessario segnalare il grande Toni Servillo, specie nel suo insuperabile “Sabato, Domenica e Lunedì”), assistiamo ogni volta alle esibizioni di chi replica pause e facce,  smozzicamenti di battute e graffi con la voce, che, straordinari mezzi espressivi del grande Maestro, diventano banali ed un po’ ridicoli ammennicoli recitativi, che non fanno che delimitare un repertorio che invece, asciugato di ciò, resta uno dei più importanti nella drammaturgia mondiale del XX secolo.

sindaco2Questa lunga premessa serve a dare degna rilevanza alla straordinaria interpretazione di Eros Pagni nel “Sindaco del Rione Sanità” che il regista Marco Sciaccaluga ha diretto con eccellente essenzialità, lasciando grande spazio (e questo è la bravura di un vero regista che non si perde nell’effettistica) alle interpretazioni di una compagnia di attori bravissimi. Ritornando a Pagni, il suo Antonio Barracano si veste di grande umanità, non si gira intorno a  compiacimenti, ma entra nel pieno di un’umanità che si fa coscienza sociale, la cui non eticamente condivisibile visione della giustizia diventa lezione di storia, anticipando (l’azione, come ben sapientemente il regista tiene a sottolineare, si svolge nel 1960) il susseguirsi di delitti che tutte le mafie hanno poi attuato nel corso dei decenni a seguire. Così come accadde a Turi Ferro a metà anni ’80, Eros Pagni rende al personaggio una universalità che altri attori di matrice “eduardiana” hanno opacizzato con la maniera di cui sopra, e non ha nessuna importanza se il suo dialetto napoletano in qualche sparutissimo momento può sembrare non fluido come qualche purista richiederebbe, sono davvero minuzie che cadono, vengono cancellate, dalla grande interpretazione dell’attore, e sembra davvero ridicolo che al giorno d’oggi ancora si lamenti questa che non sembra in altri casi essere una pecca, dopo aver sentito attrici d’oltralpe di media bravura e dall’incerta pronuncia italiana, interpretare in italiano eroine di grandi tragedie. Se di internazionalità di teatro si deve parlare, allora cerchiamo di non regionalizzarlo o provincializzarlo con tali minuziose capillarità.

sindaco0Accanto a Pagni non può non essere sottolineata l’egregia prova di Federico Vanni, che, smessi i panni del Petrucchio shakespeariano nella “Bisbetica domata” di Konchalovskji, ritorna al festival nel ruolo di Ottavio Della Ragione, voce critica e disincantata del dramma, uomo che, nell’interpretazione di Vanni, acquista, rispetto a pur ottimi precedenti, impeto e foga, uno sguardo consapevole di quel che accadrà all’indomani di quel 10 settembre 1960, che vedrà morire, simbolicamente, la vecchia guardia della cosiddetta  popolazione d’onore, sostituita dal kaos di sangue senza quartiere che ancora oggi bagna le nostre città. Con Vanni ricordiamo l’eccellente Orlando Cinque, Rafiluccio, i cui occhi iniettati dalla malattia del risentimento smuovono con grande impeto l’azione da commedia, traghettandola verso la tragedia, e con lui la brava Francesca De Nicolais. Ma sarebbe davvero ingiusto non ricordare tutti i bravissimi attori in scena: Maria Basile (dolce e remissiva, ma anche inconsapevolmente ironica Armida), Angela Ciaburri, Marco Montecatino e Luca Iervolino (i giovani Barracano, che si muovono tra inconsapevolezza ed impeto vendicativo), Massimo Cagnina (forse un po’ troppo gioovane per il ruolo di Arturo Santaniello, ma dalla convincente interpretazione), Dely De Maio (brillante ed ironica, senza nessun cedimento alla tentazione della facile comicità della tata Immacolata), Rosario Giglio (perfetto nel disegnare la povertà, economica e d’animo, di ‘O Cuozzo, dai colori quasi vivianei), Pietro Tammaro e Gennaro Apicella (divertente coppia di delinquenti-guappi di cartone Palumiello e ‘o Nait) Gennaro Piccirillo (Pascale, viscido e mediocre strozzino) e Gino De Luca, che disegna con grande delicatezza il servo Catiello. Un plauso, inoltre, a Zaira De Vincentis, che ha disegnato costumi che nella scelta cromatica e dei modelli ci proiettano nel passato dell’azione ed a Guido Fiorato, le cui scenografie, semplici e di grande rigore estetico. si conciliano con il disegno registico, soprattutto nell’ultimo atto, in cui il soffitto scende sghembo, come il futuro che nascerà da quel momento, un finale  davvero da brivido, grazie anche alla scelta originale, rispetto al testo, riguardante alla morte di Barracano, per uno spettacolo da considerare uno di quelli che riconciliano con il teatro borghese, spesso scontato e poco interessante, non per colpa dei testi, ma di regie a loro volta scontate o poco attinenti.

Gianmarco Cesario

IL SINDACO DEL RIONE SANITA’

di Eduardo De Filippo

regia di Marco Sciaccaluga

con Eros Pagni, Maria Basile, Angela Ciaburri, Marco Montecatino, Luca Iervolino, Federico Vanni, Massimo Cagnina, Orlando Cinque, Francesca De Nicolais, Deli De Maio, Rosario Giglio, Pietro Tammaro, Gennaro Apicella, Gino De Luca, Gennaro Piccirillo

coproduzione Teatro Stabile di Genova, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli

residenza artistica a Napoli                          

Share the Post:

Leggi anche