“Il Supermaschio”. Sesso e amore: risorse nascoste o elementi distruttivi?

Al Teatro Studio di Scandicci la riduzione teatrale del romanzo di Alfred Jarry a cura della Compagnia Giardino Chiuso.

Il-Supermaschio-foto-Francesco-SpagnuoloUno spettacolo breve ma travolgente, un Fulvio Cauteruccio padrone indiscusso del non verbale e una Camilla Diana impeccabile quanto seducente. È questa, in poche parole, l’essenza di “Supermaschio”, trasposizione teatrale di Sebastiano Vassalli dell’omonimo romanzo di Alfred Jarry.

L’allestimento è pensato per pochi spettatori, non più di cinquanta, che vengono ospitati nell’intimità di un elegante salotto borghese. Ad accoglierli c’è l’anziano Andrè Marcueil (Fulvio Cauteruccio), ormai incapace di parlare e costretto su una sedia a rotelle. Accanto a lui la giovane, bellissima e amorevole moglie, Ellen Elson (Camilla Diana), pronta a interpretare ogni ghigno o smorfia del marito. Marcueil, come tutti gli anziani, vive nel ricordo delle proprie imprese passate, che vuole rivivere in una sorta di coazione a ripetere. Ci conduce così in un ‘teatro della memoria’ in cui vengono affrontate tematiche essenziali per l’individuo e la società: l’eros esasperato, il legame tra sesso e amore, il rapporto con le macchine e la tecnologia, la necessità di superare i limiti che la natura impone, ma, soprattutto, l’eterno scontro tra l’uomo e la donna. Qual è il sesso forte?

In gioventù, infatti, Andrè Marcueil era un supermaschio, costretto a vivere sotto le mentite spoglie di una personalità mediocre. La sua vera natura di superdotato (soprattutto in ambito sessuale) si svelava solo quando indossava i panni dell’‘Indiano’: muscoloso, tatuato, rosso di pelle e capace di imprese straordinarie. Un personaggio che non può non ricordare il superuomo di Nietzsche, oppure Superman, o meglio, un antenato di Superman, dal momento che l’eroe americano venne creato da Jerry Siegel e Joe Shuster solo nel 1933, trent’anni dopo la pubblicazione del romanzo di Jarry (1902).

In un teatro dell’assurdo come quello dello scrittore francese, il ricordo può diventare realtà. Così, grazie all’utilizzo di proiezioni audio e video e all’interazione tra pubblico e attori, quell’alter ego giovanile riprende vita e coinvolge lo spettatore nelle sue avventure. Le azioni in scena si alternano e integrano con quelle ‘virtuali’ e Andrè Marcueil vive di un doppio registro, sapientemente interpretato da Cauteruccio. Ed è efficacissima la scelta registica di Tuccio Guicciardini di affidare alle due facce dell’‘io’ differenti modalità comunicative: fisica e gestuale per l’anziano, attraverso la modulazione della voce per il giovane.

Iniziano così una serie di sfide. La potenza del supermaschio si svela, anzitutto, in una cinque giorni su pista durante la quale un treno e una quintupletta a pedali si rincorrono su una distanza di diecimila miglia. Lo scopo è dimostrare l’efficacia di un nuovo prodotto alimentare, in grado di non far sentire la fatica e le altre esigenze corporee. Uomo contro natura. Ma anche uomo contro macchina. Il tutto grazie a un superfood ‘dopante’ che Ellen distribuisce e fa sperimentare anche a noi spettatori. E, come prevedibile, la gara non può che essere vinta in solitaria dal nostro supermaschio. Ma, come accennavamo, il vero leitmotiv della storia è la potenza erotica: «L’amore è un atto senza importanza perché lo si può fare all’infinito». È questo il tallone d’Achille del supermaschio: l’incapacità di innamorarsi. Per lui l’amore non è sentimento, ma pura azione meccanica.

In questa prospettiva diventa naturale domandarsi quante volte, nell’arco di una giornata, si possa ripetere l’atto sessuale. La sfida è lanciata e tutti riceviamo un biglietto di invito: «È stato trovato un indiano disposto a ripetere il record di cui ha parlato Teofrasto. 70 volte e più. Vi aspetto. Andrè Marcueil». Sua partner sessuale nell’impresa (ovviamente vincente) è proprio Ellen, un «soldo di donna» che riesce a trasformarsi in superdonna grazie a quell’amore di cui Andrè è incapace. Nella coppia, però, interviene la società convenzionale e ‘mediocre’. Il padre di Ellen non può accettare un legame non ‘istituzionale’: Andrè deve sposare la giovane. Per stimolare quei sentimenti che l’uomo non prova, lo si sottopone a sua insaputa a un trattamento con un’apposita macchina. Ma l’esperimento fallisce e la vittima viene ridotta a quella sorta di seminfermità permanente in cui lo abbiamo conosciuto.

Il supermaschio innamorato non è più un supermaschio. E allora, l’amore è una risorsa nascosta, come sembra essere per Ellen, o limita le nostre potenzialità?

Scandicci (Fi) – Teatro Studio, 29 aprile 2014

Lorena Vallieri

IL SUPERMASCHIO – Compagnia Giardino Chiuso; autore: Alfred Jarry; adattamento teatrale: Sebastiano Vassalli; regia: Tuccio Guicciardini; movimenti: Patrizia De Bari; elementi scenici e video: Andrea Mantagnani; luci: Lucilla Baroni; costumi: Marilù Sasso.

Interpreti: Fulvio Cauteruccio, Camilla Diana.

Foto: Francesco Spagnuolo.

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