“Il vero amico”: prima regia del piccolo Lavia

L’opera di Goldoni messa in scena da Gabriele Lavia nella stagione ’78-’79 viene riproposta dal figlio Lorenzo che si cimenta come regista.

Lorenzo Lavia, figlio di Gabriele, debutta con la sua prima regia al Teatro Goldoni di Firenze con il goldoniano, poco conosciuto, “Il vero amico”. Non tutti i giovani registi hanno l’occasione di esordire nella stagione di un teatro importante come la Pergola, per cui ci si aspettava qualcosa di più. Come attore Lorenzo aveva dato ottima prova di sé, vestendo tra l’altro con rigore personaggi molto diversi tra loro, sia in “Molto rumore per nulla” (2010), regia del padre, sia in “Colazione da Tiffany” di Piero Maccarinelli (2012). Come regista, purtroppo, si presenta ancora acerbo compromettendo, in questo caso, anche la sua interpretazione del protagonista Florindo. Un personaggio complesso, di animo nobile, che conserva in sé il dono del rispetto, della lealtà e dell’amicizia; comico, sì, nella condizione di dover rinunciare alla sua innamorata Rosaura, perché già promessa sposa del suo migliore amico Lelio, nonostante le avances disinibite della ragazza; grottesco, quando un malinteso lo fa ritrovare fidanzato ufficialmente con l’anziana spasimante Beatrice; ma un ruolo di spessore, delicato e brillante, mentre Lavia sembra svilirlo di tante qualità sottolineandone solo l’aspetto buffonesco.

Interessante l’impianto scenico di Matteo Soltanto, costruito su diversi livelli, con i personaggi che spuntano qua e là dalle botole o che salgono e scendono i diversi tipi di gradini, una scelta che evidenzia la dinamicità dell’azione scenica di un testo ricco di intrecci ed equivoci; meno efficace la direzione degli attori (e di sé medesimo, come già detto): caratterizzazioni troppo accentuate che talvolta rasentano il ridicolo, come nel caso della risata di Federica Rosellini nei panni di Rosaura, esasperata al punto da risultare tremendamente falsa e persino fastidiosa; sicuramente regge meglio il “gioco” Gianna Giachetti, anche lei eccessiva nella vocalità stridula e nell’eccentricità di Beatrice, ma capace, forse per la sua maturità attoriale, di trovare una linea abbastanza ironica. Dallo spettacolo esce vincente Massimo De Francovich, la cui recitazione più introspettiva ci regala un ruolo drammaticamente compiuto, e non per questo meno grottesco degli altri. D’altronde sul personaggio del padre avaro lo stesso Lorenzo Lavia afferma di essersi soffermato ricordando che, al tempo in cui “Il vero amico” fu rappresentato per la prima volta (1751), in Francia era scoppiato uno scandalo: Diderot, accusato di aver attinto spunti da Goldoni per “II figlio naturale”, accusò l’autore italiano di plagio ritenendo che il personaggio di Ottavio fosse troppo simile all’Arpagone de “L’avaro” di Molière. In realtà Goldoni stesso ammise di aver emulato il noto avaro come “gesto d’affetto” verso il drammaturgo francese, ma non accettò assolutamente l’accusa di plagio trattandosi di “storie diverse”. Su questa polemica il giovane regista ha giocato inserendo alcune battute del testo di Molière messe in bocca all’avaro goldoniano. Ottavio è malato di avarizia al punto da distaccarsi completamente dalle vicende che si susseguono nell’opera, il suo unico obiettivo è quello di conservare il suo scrigno segreto, in sé porta il timore di morire e lasciare incustoditi tutti i suoi beni. E se poco si cura dei sentimenti degli altri, e di sua figlia Rosaura in particolare, è egli stesso odiato da lei e da tutti. Un destino di solitudine e, alla fine, anche di afflizione nel vedere i suoi averi “sprecati” per la dote della ragazza.

Nonostante la messinscena debole, questo testo rivela tutto il suo splendore. È un quadretto armonico e dettagliato. La cura nella costruzione dei personaggi da parte di Goldoni è notevole, soprattutto si individuano dei tratti psicologici che, nel Settecento, sembrano quasi anacronistici. Tra questi commuove, infatti, il grande valore che Florindo dà all’amicizia, la sua analisi concreta della differenza che essa porta rispetto all’amore e i dubbi riguardo ai sentimenti in generale; la sua posizione risulta quasi folle se paragonata agli altri personaggi, completamente indirizzati verso la realizzazione dei loro desideri, interessi e benefici. Lui, invece, è disposto al sacrificio, alla rinuncia, al dolore anche, pur di mantenere integre la propria moralità e onestà. Una commedia in cui è protagonista un uomo del genere non poteva che concludersi in modo amaro e triste. Anche in questo sta il grande realismo di Goldoni.

Firenze – TEATRO GOLDONI, 8 aprile 2015

Mariagiovanna Grifi

IL VERO AMICOdi Carlo Goldoni; Regia: Lorenzo Lavia; Scene: Matteo Soltanto; Musiche: Paolo Daniele; Costumi: Alessandro Lai; Disegno luci: Pietro Sperduti; Interpreti: Massimo De Francovich, Gianna Giachetti, Lorenzo Lavia, Francesco Bonomo, Federica Rosellini, Massimo Di Michele, Valentina Bartolo, Daniel Dwerryhouse.

Share the Post:

Leggi anche