Il viaggio-naufragio di Sola Andata nel teatro civile di Antonello Cossia

Fare un viaggio di sola andata, indica, molto spesso, la possibilità di viaggiare per trasferirsi. Per cambiare vita, casomai migliorarla. O per seguire un amore. Un sogno.

Il viaggio che, invece, porta in scena Antonello Cossia in Sola Andata, con l’ausilio musicale di Francesco Sansalone, è un viaggio tra parole, suoni e immagini che ci riconducono alla tragedia che, in questi ultimi anni, si sta consumando su una delle più grandi e trafficate autostrade del mondo: il Mar Mediterraneo. Una tragedia quasi quotidiana – raccontata con asciutta intensità da Antonello Cossia – alla quale sembriamo purtroppo quasi assuefatti. Dimentichi, troppo spesso, dei dolori individuali. Delle vite spezzate. Delle giovanissime esistenze conclusesi nella disperata indifferenza di un barcone. Nel fondo di un sogno che si è trasformato in un incubo. Il peggiore: quello della morte.

Uno spettacolo composto. Una sorta di riflessione partecipata, quella immaginata da Antonello Cossia, che intreccia fili narrativi diversi, da Melville a Shakespeare, passando per Baricco, Pasolini ed Erri De Luca, con l’intelligente intenzione di proporre un’efficace ed urgente operazione di teatro civile.

In questa prospettiva, la grande bravura di Antonello Cossia è proprio quella di farsi tramite delle parole, delle suggestioni, delle immagini che intende riportare alla memoria dello spettatore. Nella sua voce, noi cogliamo l’eco di centinaia di altre voci, di centinaia di altri accenti accorati o speranzosi. Stremati o smarriti. Sempre veri. Dolorosamente autentici.

Il progetto è reso ancora più interessante e incisivo, grazie alla collaborazione con il bravissimo musicista Francesco Sansalone e grazie alle fotografie di Carlo Hermann, Roberto Salomone e Mario Laporta.

Un rito di sensibilizzazione. Un canto di dolore e di riscatto. Uno spettacolo che emoziona e che ci rende un po’ migliori, forse, un po’ più umani e un po’ meno “distanti”.

Claudio Finelli

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