“La bastarda di Istanbul”: dal romanzo al teatro

Il libro di Elif Shafak nella riduzione teatrale di Angelo Savelli conquista il sold out al Teatro di Rifredi con Serra Yilmaz.

Una sfida felicemente riuscita quella di Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi, forse addirittura più matura e composita del fortunatissimo “L’ultimo harem” che quest’anno è giunto all’11° anno di repliche. Ancora una storia di un mondo lontano, o almeno percepito come tale a causa della grande differenza culturale, di una realtà in lotta perenne dove ognuno necessita di affermare le proprie tradizioni e, anche, le proprie ragioni. Tra le maggiori esponenti della letteratura turca, Elif Shafak pubblica “La bastarda di Istanbul” nel 2006 ed è subito un best seller. Secondo libro scritto da lei in inglese, riesce a raccontare con puntualità e leggerezza la storica questione armena attraverso gli occhi di due giovani ragazze di oggi. Il romanzo è stato ridotto per la scena da Angelo Savelli ed è approdato in prima nazionale al Teatro di Rifredi (dopo l’anteprima al TeatroDante Carlo Monni di Campi Bisenzio) lo scorso 3 marzo ottenendo il tutto esaurito e un ottimo riscontro di pubblico. Merito della scelta drammaturgica di Savelli che ha saputo traporre la storia in una versione teatrale accattivante e merito di tutti gli attori in scena, a partire da Serra Yilmaz, dalle doti narrative elevate, affiancata da altrettante ineccepibili attrici (Valentina Chico, Monica Bauco, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti ed Elisa Vitiello) a cui si aggiunge, impeccabile anche lui, Riccardo Naldini.

la bastarda di Istanbul_foto proveIMG_1051La scrittura ironica di Elif Shafak trova una gradevole corrispondenza nello spettacolo di Savelli, nonostante i temi trattati siano tutt’altro che leggeri. Storie di privazioni e di soprusi, di rivendicazioni, di rancore e di abusi di un Oriente che noi occidentali, purtroppo, facciamo ancora molta fatica a comprendere. Eppure non sono storie tanto diverse dalle nostre, di corruzione, di violenza, di omertà e di rinuncia. E se nella scrittura di Shafak – nata in Francia, ha trascorso un periodo della sua adolescenza a Madrid e solo successivamente ha vissuta in Turchia – è facile ritrovare una creatività anche occidentale che ci avvicina alle vicende narrate, ulteriormente familiare risulta l’interpretazione di Serra Yilmaz, attrice turca che da anni intrattiene rapporti con la scena e il cinema italiano. La capacità di affabulatrice della Yilmaz viene notevolmente valorizzata dalla scelta di Savelli di far parlare di sé i personaggi in terza persona, alternando la narrazione all’interpretazione vera e propria dei momenti salienti dell’opera, in tal modo il regista riesce a recuperare anche le preziose descrizioni dell’autrice del libro.

la bastarda di Istanbul_foto proveIMG_0580La presentazione della famiglia Kazanci rivela l’impronta autobiografica di Shafak: le quattro sorelle, come lei, sono cresciute senza quella pressione patriarcale che caratterizza i nuclei familiari di Istanbul; sole con la nonna e la madre hanno imparato a gestire in modo diverso le loro tradizioni, senza tuttavia allontanarsene. Proprio per questo le ragazze risultano alquanto stravaganti all’interno della società che le circonda, a cominciare da Banu la chiaroveggente, la ribelle e provocatoria Zeliha, la paranoica Feride, fino alla seriosa e riservata Cevriye. Tutti personaggi caratterizzati con minuzia di particolari e che le attrici ci regalano splendidamente. L’unica figura maschile, Mustafa, non può che crescere impacciato e represso insieme a loro: la sua salvezza è l’America dove costruisce una famiglia con l’armena-americana Rose e sua figlia Armanoush; pertinente Riccardo Naldini nell’interpretare questo soggetto dai contorni controversi e complessi. Il romanzo comincia con lo scandalo della gravidanza di Zeliha per poi soffermarsi principalmente sull’incontro tra Armanoush, in viaggio nella sua terra d’origine, e la giovane Asya (la bastarda appunto), pretesto per riflettere sul rapporto tra turchi e armeni e sugli eventi storici più tragici quale il genocidio del 1915 (un crimine ancora negato dal governo turco, per cui Elif Shafak ha anche subito un processo con l’accusa di “attacco all’identità turca”, ma l’inchiesta è stata archiviata). Lo spettacolo di Savelli, invece, sceglie una trattazione cronologica che meglio si sposa con l’immediatezza della comunicazione teatrale.

Il pregio di questo lavoro, però, non si esaurisce nel rendere noti alcuni aspetti della cultura turca e nel riportare all’attenzione mondiale anche la questione armena. Gli elementi sociologici e antropologici che si riscontrano nel romanzo – e fedelmente riproposti dallo spettacolo – hanno un valore più universale. Shafak ci parla di un “cybercaffè”, dove le due ragazze si conoscono, e di un caffè Kundera a Istanbul, quasi un’isola felice dove gli intellettuali turchi si incontrano per potere esprimere liberamente le loro idee e dove si trovano personaggi curiosi e attualissimi come il “Poeta Eccezionalmente Privo di Talento” o lo “Sceneggiatore Non-nazionalista di Film Ultranazionalisti”, un altro modo di raccontare la realtà ironizzandola. In questo caso risulta vincente anche la trovata di Angelo Savelli di avvalersi del supporto del visual artist Giuseppe Ragazzini, il quale crea spazi virtuali con le sue divertenti ed espressive video-scenografie.

Infine “La bastarda di Istanbul” ci permette di affrontare in maniera originalissima e non scontata il problema dell’identità che, se in Armanoush deriva dal suo essere nata in un’altra nazione rispetto ai suoi avi, per molti viene sentito anche a contatto costante con le proprie tradizioni (come accade per l’adolescente Asya, a cui è negato sapere di suo padre). E il discorso si apre sull’identità nazionalista e culturale che spinge anche a interpretare in modo differente i fatti storici di tutta l’umanità, perché la questione di turchi e armeni non è il singolo caso in cui da una sola origine si sviluppano progressivamente gruppi avversi. Istanbul non è l’unica città multietnica dove è più facile rintracciare il diverso da sé che accettare la mescolanza e l’integrazione. Quel crogiuolo di anime e culture trova nel tipico dolce ashure il suo simbolo, i cui dieci ingredienti elencati dalla saggia Banu danno il nome a ogni capitolo del libro. E se ancora non basta: le coincidenze, le sorprese e le scoperte choc arricchiscono quest’opera continuamente mantenendo sempre viva l’attenzione e la curiosità, sia durante la lettura che a teatro. Ecco un nuovo fiore all’occhiello, quindi, per il Teatro di Rifredi: tanti gli spettatori rimasti “a bocca asciutta” a causa dell’esaurimento posti che attendono con ansia le prossime repliche.

Firenze – TEATRO DI RIFREDI, 10 marzo 2015

Mariagiovanna Grifi

LA BASTARDA DI ISTANBULDall’omonimo romanzo di: Elif Shafak (traduzione di Laura Prandino-ed. Rizzoli); Riduzione e regia: Angelo Savelli; Videoscene: Giuseppe Ragazzini; Costumi: Serena Sarti; Luci: Alfredo Piras; Elementi scenici: Tuttascena; Produzione: Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi – Teatro Stabile di Innovazione. Interpreti: Serra Yilmaz, Valentina Chico, Riccardo Naldini, Monica Bauco, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti, Elisa Vitiello.

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