“La bussola e il cuore”: sul palco cinquant’anni di successi di Amedeo Minghi

Circa un anno fa, per festeggiare i suoi 50 anni di carriera, Amedeo Minghi ha pubblicato l’album “La bussola e il cuore”, un cofanetto composto da tre dischi: “La bussola” che contiene dieci brani nuovi, “Il cuore” con cinque brani classici del suo repertorio arrangiati in maniera originale, e “Mappe” con venti brani inediti ma registrati fra gli anni settanta e ottanta. Nel cd “La bussola” figura un brano, “Pensando a te” scritto dallo stesso Amedeo Minghi insieme ai compositori ed autori Alessandro Hueber e Marco Buongiovanni. Le altre canzoni sono firmate dal melodista con la collaborazione del grande Mogol e di Audino.

La ricorrenza è resa ulteriormente importante dalla pubblicazione di un libro “Siamo questa musica. Il pubblico racconta”. Chi è Amedeo Minghi? Cosa è la sua musica? Quanto e come insiste nell’oggi? A queste domande, Amedeo Minghi risponde con questa sorta di romanzo collettivo nato dal rapporto costante, autentico e intimo con il suo pubblico.

Le date del tour de “La bussola e il cuore” propongono un viaggio inedito nella storia artistica di questo grande e visionario melodista della musica italiana.

Sul palco spicca una cornice vuota, da riempire con i colori delle emozioni dei suoi testi che sono veri tableaux viveant della nostra vita e che, di tanto in tanto, si “accendono” e si animano con la proiezione dei video delle sue canzoni più note.

Un’esperienza odeporica che ripercorre 50 anni di una carriera che ha fatto della classe, della raffinatezza musicale e della coerenza i cardini di una straordinaria attività poietica.

D’altronde, è emozionante ascoltare la musica di Amedeo Minghi perché parla di sentimenti, d’amore soprattutto, ma anche del dramma delle guerre e delle migrazioni; le sue canzoni ci raccontano, ci accompagnano come una dolce e rassicurante ninna nanna, ci riportano in un mondo altro dove la purezza dei sentimenti sono qualcosa di più di una possibilità. Amedeo Minghi canta l’amore così com’è o come, almeno, dovrebbe essere: semplice, vero e sincero: “fra noi che più di questo non si può, che non ci chiamiamo per nome ma ci chiamiamo amore, che camminiamo insieme”

Il vero primo grande successo internazionale Minghi l’ottiene quando pubblica l’intensa “L’immenso”, brano che lo porterà in vetta a tutte le classifiche internazionali con più di 15 versioni e 2 milioni di dischi venduti.

E poi come dimenticare “1950” con l’irraggiungibile capacità di coniugare l’amore, la pace e la guerra in un crescendo melodico e poetico che ben rappresenta il caratteristico “anno fra la guerra e il 2000, anno tondo come il pallone che tiro diretto e che bell’effetto al mio cuore”. Minghi ha definito “1950” «la canzone che più mi rappresenta».

E ancora: “La vita mia”, album che vende 500 000 copie, aprendo il lungo tour teatrale “Forse sì musicale” che si conclude dopo 3 anni con più 160 repliche e un milione di spettatori, dopo aver portato al successo con “Canzoni” una nuova interprete: Mietta.

La consacrazione di Minghi arriva a Sanremo con la celeberrima “Vattene Amore”, cantata con Mietta. Il brano, oltre ad arrivare terzo, vince dieci dischi di platino, un Telegatto d’oro e diventa uno dei brani più conosciuti in assoluto della storia della canzone italiana.

Alla fine del millennio Minghi esce col singolo “Un uomo venuto da lontano”, scritto con Marcello Marrocchi e dedicato alla figura carismatica di Papa Giovanni Paolo II. Ecco: tutto questo e molto di più è Amedeo Minghi.

Roma, Teatro Sistina, 13 novembre 2017                                                                                              Alessandro Grieco

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