“La dodicesima notte” tra esuberanza erotica e punizione dei vizi

Al Metastasio di Prato la commedia shakespeariana nella musicale lettura di Carlo Cecchi.

Il confronto di Carlo Cecchi, come attore e come regista, con la drammaturgia shakespeariana vanta una lunga tradizione, iniziata almeno nel 1984 con “La Tempesta” e proseguita con celebri spettacoli di cui vale la pena ricordare almeno la memorabile trilogia “Amleto” (1996), “Sogno di una notte di mezza estate” (1997) e “Misura per misura” (1998), pensata per un teatro semidistrutto e in un contesto difficile: quel Teatro Garibaldi situato nel cuore del rione La Kalsa di Palermo. “La dodicesima notte”, andata in scena al Teatro Metastasio di Prato, rappresenta dunque l’ultima tappa di questo lungo confronto che ha trovato nello spazio un importante punto di riflessione. Come affermava lo stesso Cecchi in un’intervista rilasciata a Franco Quadri nel 2002: «senza una traduzione e uno spazio adeguati, qualunque progetto shakespeariano è destinato al fallimento, anche se la qualità degli attori è molto buona».

dodicesima notte_05Così è stato anche per l’odierna regia. I protagonisti della commedia si muovono su un palcoscenico che si potrebbe definire astratto. Non vi sono scene e il fondale, anche grazie a un sapiente uso delle luci, appare indefinito ed evanescente. Anziché delimitare, amplifica, moltiplica all’infinito e colloca fuori dal tempo: perché il messaggio di Shakespeare è universale e va aldilà dei confini spazio-temporali. Al centro è posta una pedana rotante su cui vengono via via collocati i pochi oggetti di scena necessari. Il suo movimento, azionato all’occorrenza, accompagna gli equivoci che costellano la trama e che mettono in campo tutte le sfumature dell’amore, dell’erotismo e dell’attrazione, siano essi omosessuali o eterosessuali. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, della grandezza del teatro del Cinque-Seicento.

Gli attori, alcuni giovanissimi, interagiscono sicuri in questo spazio e appaiono e scompaiono veloci come figurine colorate che emergono dalle profondità dell’infinito. Colori che, grazie ai costumi di Nanà Cecchi, accompagnano e sottolineano le caratteristiche dei personaggi e il loro mutare nel corso degli eventi. Un esempio chiarificatore è Olivia (Barbara Ronchi) il cui abito, inizialmente scuro e che quasi si annulla con lo sfondo, diventa progressivamente di un rosa acceso mano a mano che la donna si abbandona all’amore per Viola travestita da Cesario (Eugenia Costantini).

dodicesima notte_06Una menzione va poi fatta alla recitazione di Cecchi nel ruolo di Malvolio. Un personaggio grandioso, ma per nulla facile, in bilico com’è tra comico e tragico. L’attore ha qui una geniale intuizione. Le sue apparizioni in scena, in particolare dall’inizio della burla perpetrata ai suoi danni dal quartetto comico, sono giustamente e inevitabilmente accompagnate dalle risate. Quelle di Maria (Daniela Piperno), Sir Toby (Vincenzo Ferrera), Sir Andrew (Loris Fabiani) e Feste (un performativo Dario Iubatti), che hanno ideato lo scherzo della lettera, ma anche quelle del pubblico in sala. Eppure non si tratta solo di divertimento, ma piuttosto di scherno. Malvolio è un personaggio negativo e merita la derisione di cui è oggetto. I suoi movimenti rigidi, meccanici, innaturali, la sua pronuncia lenta e stentorea che contrasta con la vitalità degli altri, creano in noi un giusto fastidio. Cecchi intuisce qui uno degli aspetti più geniali della commedia di Shakespeare: l’inno alla vita e all’esuberanza erotica dei giovani che non può essere limitata dalla lentezza dei vecchi, rappresentati dal servitore. I suoi vizi vanno dunque inevitabilmente puniti.

Infine, lodevole la scelta di eseguire dal vivo le musiche di scena. Gli strumentisti sono collocati ai lati della pedana, visibili al pubblico, e sono parte integrante dello spettacolo. E non si può non essere d’accordo con Strehler quando dichiarava che «fare musica ‘dal vero’ è tutta un’altra cosa dalla musica in scatola, anche se perfetta».

Prato – TEATRO METASTASIO, 26 marzo 2015

Lorena Vallieri

LA DODICESIMA NOTTE – di William Shakespeare; traduzione: Patrizia Cavalli; regia: Carlo Cecchi; musiche di scena: Nicola Piovani; scena: Sergio Tramonti; costumi: Nanà Cecchi; disegno luci: Paolo Manti. Produzione Marche Teatro-teatro Stabile Pubblico in collaborazione con Estate Teatrale Veronese.

Interpreti: Carlo Cecchi, Vincenzo Ferrera, Daniela Piperno, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato. Musicisti: Luigi Lombardi d’Aquino, Sergio Colicchio (tastiere e direzione musicale), Alessandro Pirchio / Alessio Mancini (flauti e chitarra), Daniele D’Ubaldo (strumenti a percussione).

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