“La gatta sul tetto che scotta”: il debutto teatrale di Vittoria Puccini

Al Teatro della Pergola una prima nazionale per il dramma di Tennesee Williams con la regia di Arturo Cirillo.

C’era grande attesa al Teatro della Pergola di Firenze per la prima nazionale con debutto assoluto de “La gatta sul tetto che scotta” di Tennesse Williams per la regia di Arturo Cirillo. L’attenzione di pubblico e critica era tutta rivolta all’esordiente Vittoria Puccini, che, forte dei successi cinematografici e televisivi, sperimentava per la prima volta le tavole di un palcoscenico teatrale. L’attrice fiorentina ha dimostrato un notevole coraggio a mettersi in gioco con un personaggio impegnativo come quello di Maggie la gatta, che richiede un Physique du Rôle all’altezza della situazione. Ma non sempre l’audacia premia. Evidentemente emozionata e con qualche calo di voce, la Puccini si è indubbiamente impegnata a fondo e ha seguito con serietà le indicazioni registiche impartite. Ma i suoi limiti recitativi, in parte dettati anche dall’inesperienza, sono risultati sin troppo evidenti e il personaggio è apparso rigido e con poche sfumature emotive.

Tanto più al confronto con gli altri attori del cast, tutti veterani della scena. Come Franca Penone, la Madre, che ha confermato la propria bravura, già ampiamente dimostrata ne “I demoni” di Peter Stein. Ma su tutti ha dominato un eccellente Vinicio Marchioni (Brick), che si era già confrontato con Tennesee Williams sostenendo la parte di Stanley Kowalski in “Un tram chiamato desiderio” per la regia di Antonio Latella. La sua interpretazione è stata di un equilibrio impeccabile e gli sbalzi umorali di Brick, la sua mancanza di voglia di vivere, sono stati resi con un perfetto controllo della voce e del corpo, nonostante l’impedimento scenico della gamba ingessata. Accanto a lui un magistrale Paolo Musio, il Padre, già apprezzato interprete di spettacoli diretti da registi quali Ronconi e Nekrosius. Ai due, e alla loro abilità, è stata affidata la scena ‘catartica’ di tutta l’opera: quella dello scontro fisico e verbale tra un padre e un figlio che, forse per la prima volta, cercano di capirsi, di comunicare, di rivedere l’uno nell’altro i propri dolori e i propri insuccessi.

Nell’innovativa lettura di Arturo Cirillo, infatti, il dramma non ruota più solo sul fallimento della coppia Brick/Maggie, ma diventa un’indagine a tutto tondo delle relazioni domestiche. Il regista è riuscito a liberare la pièce dalla pesante eredità dello storico film con Paul Newman e Elizabeth Taylor e a restituire alla famiglia, con la sua pluralità di conflitti dettati dall’ossessione dell’amore, o meglio della mancanza di amore, il suo ruolo di nucleo generatore dell’intera azione. Ogni personaggio ha una propria personale paura – l’insuccesso, la povertà, la morte, la sterilità, la mancanza di potere – ma tutte, alla fine, sono riconducibili alla drammatica carenza di affetto. E la stessa Maggie, più che una sensuale gatta arrivista, è resa come una donna innamorata e ferita, paralizzata dalla solitudine, dall’angoscia per la propria sterilità, dal dolore per il rifiuto di un marito che lei ama teneramente. Ma in fondo è una donna forte, che vuole rivendicare il proprio diritto alla vita e alla felicità.

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 20 gennaio 2015

Lorena Vallieri

LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTAdi Tennessee Williams; traduzione di Gerardo Guerrieri; regia: Arturo Cirillo; scene: Dario Gessati; costumi: Gianluca Falaschi; luci:  Pasquale Mari; musiche: Francesco De Melis; coproduzione: Compagnia Gli Ipocriti e Fondazione Teatro della Pergola.

Interpreti: Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Paolo Musio, Franca Penone, Salvatore Caruso, Clio Cipolletta, Francesco Petruzzelli.

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