La messa finale del mondo occidentale. I Death in June dal vivo a Nola

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Douglas P. (?) dei Death In June

NOLA – Il White Angel di Nola, venerdì 20 Dicembre, ospiterà uno dei gruppi fondamentali della scena Dark-Post Punk: i Death in June. Douglas P. è l’uomo che da 30 anni dietro una chitarra acustica, una maschera ed un estetica che mischia Hakagure Giapponese con i valori del Vecchio Mondo, porta avanti il progetto Death in June fra alterne fortune, censure, esoterismo, accuse infondate di filonazismo. Douglas P. oggi appare come un vecchio professore con una certa fissazione per le mimetiche e l’esoterismo, ma in questi 30 anni di attività musicale ha dato più volte prova di essere,  come tutti i grandi musicisti, inetichettabile ed è per questo che è giusto approfondirne un po’ la sua conoscenza per giungere a questo concerto preparati.

 

I Death In June dal vivo
I Death In June dal vivo

I Death in June nascono nel 1980 con un altro nome “Crisis”, fanno un punk sinistroide come tanti gruppi di quel periodo, ma sono destinati ad implodere poco dopo. Nel ’81 con un nome che prende ispirazione dalla “Notte dei Lunghi Coltelli”( La notte in cui i vertici delle SA, le iniziali truppe d’assalto del partito nazionalsocialista, furono rimpiazzate dalle più note SS) danno alla stampa il primo singolo “Heaven Street”; toccante brano che ripercorre il tragitto dei prigionieri diretti alle camere a gas nei campi di concentramento. Dopo quel brano seguirà una produzione discografica immensa, fatta di collaborazioni con personaggi al limite fra la follia e la genialità come David Tibet (Current 93) o Boyd Rice; questa produzione varrà a Douglas la paternalità di un genere oramai famoso in tutto il mondo che è il folk apocalittico. I Death in June parlano al vecchio europeo che è in noi, con tutto il suo bagaglio di decadenza, identificano con gli orrori della Seconda Guerra Mondiale uno spartiacque che porta a tutta una nuova definizione di “essere umano”, Douglas P. È stato più volte accusato di essere un simpatizzante di idee reazionarie e filonaziste, un’apologeta del nazismo, ma una sua frase in inglese è significativa per definire bene ciò che i Death In June hanno provato a fare nel corso degli anni: “This is not a reminder , this is a memory”

Raccontare l’orrore di quegli anni, per capire qual è il peso emotivo che noi tutti portiamo mentre assistiamo alla messa finale del mondo occidentale.

Ed i ragazzi di Subculture Eventi e Aut Aut pare abbiano capito appieno la complessità di questo progetto musicale offrendoci un live intimo per 350 persone, per poter cogliere appieno i colori, le emozioni che solo con un’esprerienza live possono essere comprese. In apertura un pezzo di storia del post-punk partenopeo: i Narcolexia di Massimo Cordovani che offriranno un live acustico accompagnati da Luigi Rubino degli Ashram. Insomma una serata a cui mancare signfica compiere un peccato capitale.

Napoli – 19 Dicembre 2013

Mario Orsini

 

 

 

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