“La natura delle cose”, il riallestimento di Virgilio Sieni

Un tableau vivant contemporaneo per Fabbrica Europa al Teatro della Pergola.

A undici anni dal debutto Virgilio Sieni ripropone al pubblico “La natura delle cose”. Il contesto è quello della XXVI edizione di Fabbrica Europa, lo spazio di messinscena è il Teatro della Pergola.

Non è la prima volta che il coreografo fiorentino torna a riflettere su coreografie decennali passando dal site specific al teatro, dallo spazio al luogo; Sieni sembra così voler consacrare alcune sue opere che sono emblema non solo del successo ma anche di un importante filone di danza contemporanea. Oltre a “La natura delle cose” torna in mente “Solo Goldberg”, recentemente sulle scene dello stesso teatro a palchetti. È tempo di memorie e riallestimenti; come nella versione d’esordio ritroviamo sul palco Ramona Caia, questa volta affiancata da Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti e Andrea Palumbo. “La natura delle cose” è un’opera a tutto tondo dietro alla quale si colgono impressioni, saperi, arti, eventi storici e filosofici stralci di vita. Ispirato al “De rerum natura” di Lucrezio, gode della collaborazione di Giorgio Agamben (drammaturgia e traduzione), Francesco Giomi (colonna sonora) e Nada Malanima (voce narrante). La riflessione proposta non scinde quello che è da quello che era, non prescinde cioè dal passato o dall’essenza, appunto dalla natura delle cose.

Del poema di Lucrezio rintracciamo il femmineo generatore e le tre fasi della vita. La danzatrice incarna una figura eterea e metamorfica che attraversa il tempo; quest’ultimo è tra gli elementi più discussi dell’era presente, è invenzione umana e illuministica razionalizzazione e, allo stesso tempo, è imprescindibile amico e nemico dell’effimero esserci umano. Anche nel tormentoso turbinio del XXI secolo, «nulla nasce dal nulla». Il corpo danzante è linguaggio simbolico, comunicatore di concetti; l’attenzione sul gesto è sempre rinnovata e il movimento è espressione dell’anima e dei suoi moti primordiali, necessari e liberi da cliché e maniere. “La natura delle cose” è un tableau vivant contemporaneo: i quattro danzatori sostengono la danzatrice che nel primo quadro non tocca mai terra e sembra galleggiare o fluttuare. In tali immagini sembra di rintracciare le pietà della storia dell’arte così cara a Sieni. Ramona Caia è protagonista indiscussa e l’onda che la muove, fatta di quattro corpi, sembra un unico organismo pulsante. Forte l’intesa fra i danzatori, segno di un solido lavoro coreografico. Toccante e ipnotica l’atmosfera onirica, ottenuta con un sapiente uso delle luci, con la scenografia composta da quinte velate e semitrasparenti e dalla musica di Giomi. La colonna sonora, creata in stile elettroacustico, è ponte tra gusto contemporaneo e sonorità che rimandano alla vita embrionale, alla preistoria di ognuno. Con le quinte e il fondale, come con il sipario che cade verticalmente, Sieni cita di nuovo se stesso, si pensi a “Petruška”. Infine la voce di Nada è il mezzo per rievocare alcuni versi di Lucrezio dei quali, come ulteriore dramma contemporaneo, rimane in mente «improvvisamente mi afferra una divina letizia e, insieme, l’orrore».

Curioso anche l’intermezzo di una mano gigantesca che separa il quadro della Venere dai successivi (in cui la danzatrice ha le sembianze di infante, di anziana e di cervo); è forse un tocco divino/apollineo che può tutto e che è responsabile del susseguirsi delle fasi vitali e, in questo caso, danzate. Minore è invece lo spazio del dionisiaco di nietzschiana memoria.  La danza di Sieni ci riporta ancora una volta a quel che rimane delle danze antiche, tra mito e rito. Qui il bello estetico nasconde qualcosa: come leggiamo nelle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, «il bello è solo l’inizio del tremendo, che sopportiamo appena, e il bello lo ammiriamo così perché incurante disdegna di distruggerci».

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 31 maggio 2019.

Benedetta Colasanti

 

LA NATURA DELLE COSE – dal De rerum natura di Lucrezio; coreografia, scene e regia: Virgilio Sieni; collaborazione alla drammaturgia e traduzioni: Giorgio Agamben; con Ramona Caia, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo; musiche originali: Francesco Giomi; voce: Nada Malanima; costumi: Geraldine Tayar; luci: Mattia Bagnoli.

 

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