“La signorina Metrò”: uno sguardo teatrale sulla Città metropolitana

Patrizia Schiavo e gli studenti del laboratorio sperimentale “Nel Chiostro delle Geometrie” interpretano la ‘drammaturgia partecipata’ di Enzo Fileno Carabba.

Chiostro-di-Santa-Verdiana_Un argomento quanto mai d’attualità quello affrontato da “La signorina Metrò”, drammaturgia partecipata di Enzo Fileno Carabba, messa in scena dall’attrice romana Patrizia Schiavo con gli studenti del laboratorio sperimentale “Nel Chiostro delle Geometrie”. Un progetto di Giancarlo Cauteruccio e del Teatro Studio di Scandicci in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze (DIDA). Il 1° gennaio 2015 la Città metropolitana dovrebbe infatti diventare una realtà e, in base al ddl 1212 e alla Legge Derio del 7 aprile 2014, che detta le “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”, dovrebbe sostituire in maniera definitiva le ormai superate Province. I compiti di questa nuova istituzione dovrebbero essere quelli di promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della Città metropolitana e dei Comuni ad essa afferenti, nonché la cura e lo sviluppo strategico del suo territorio. Ma a pochi mesi dalla sua istituzione regna ancora molta confusione e il progetto appare ben poco chiaro, come dimostra “La signorina Metrò”.

L’allestimento, ideato da Giancarlo Cauteruccio, è di quelli concettuali, ma efficaci. Tra le magnolie del fiorentino chiostro di Santa Verdiana, alcuni bianchi e neri delineano gli edifici e le strade di quella che dovrebbe essere la nuova Città metropolitana. Strutture e verde cittadino. Lì passeggiano, anzi ‘abitano’, artisti, lavoratori, intellettuali, preti, senzatetto… quegli spazi si estendono all’infinito, fino al mare ed oltre, grazie alle geometrie di luce proiettate sul colonnato che chiude lo sfondo. È la neonata Città metropolitana, impersonata da Patrizia Schiavo. Che deve ancora nascere, eppure si sente già vecchia, e, soprattutto, si interroga su se stessa. “Chi sono?”, “Quali i miei confini? Quelli naturali, come il mare, o quelli artificiali, stabiliti a priori?”, “Chi li decide?”. E poi, “Qual è il mio centro?”, “Sono i progettisti a definirmi? Le infrastrutture a determinarmi? O le persone che mi abitano?”. E ancora. “Quale la mia relazione con l’informazione e con il flusso della comunicazione?”.

Domande imprescindibili, che qualsiasi urbanista e qualsiasi legislatore dovrebbe porsi, ma che all’oggi restano perlopiù senza risposta. D’altro canto, come recita una frase dello spettacolo, la gestazione della Città metropolitana è talmente estenuante da rischiare di risultare un aborto. Il progetto, infatti, affonda le proprie origini nella legge 142 del 1990, a cui il ddl 1212 dovrebbe finalmente dare attuazione. Eppure, come abbiamo visto, ancora molti sono i nodi da sciogliere. La sua idea non è stata assimilata neanche dalla gente, come dimostrano le disarmanti eppure veritiere risposte che la Signorina Metrò ottiene da coloro che la abitano. Riuscirà entro la fine di quest’anno a trovare una propria, valida, definizione?

Firenze – CHIOSTRO DI SANTA VERDIANA, 23 settembre 2014.

Lorena Vallieri

LA SIGNORINA METRÒDrammaturgia originale partecipata di Enzo Fileno Carabba. Allestimento: Giancarlo Cauteruccio. Interpreti: Patrizia Schiavo.

Foto: Marco Fabri.

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