“L’amour des trois oranges”: ultima produzione al Teatro Comunale di Firenze prima della chiusura definitiva

Una serata di risate e divertimento garantito con il bel allestimento di Alessandro Talevi, ma anche tanta nostalgia per l’addio allo storico teatro di Corso Italia.

10524119_4327796770352_1049633459_nL’emozione in sala è tangibile e gli occhi lucidi di gran parte del pubblico, accorso numeroso per l’occasione, dimostrano l’amore di Firenze per il vecchio Teatro Comunale di Corso Italia. In pochi riescono a credere che “L’amour des trois oranges” di Sergej Prokof’ev sia realmente l’ultima produzione lirica che andrà in scena nella storica sala, prima del trasferimento del Maggio Musicale nei locali del Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, inaugurati in via definitiva il 10 maggio 2014. Un’emozione e una nostalgia che hanno inevitabilmente contagiato anche gli artisti sul palcoscenico e i lavoratori impegnati nella serata, creando così una sinergia e uno scambio emozionale raramente replicabili.

10510373_4327797730376_532476180_nPer fortuna lo spettacolo andato in scena è di quelli “magici”, che riescono a sospendere lo scorrere del tempo e dei pensieri, facendo dimenticare qualsiasi preoccupazione o tristezza. La natura surreale della trama e della drammaturgia, ispirate all’omonima fiaba di Carlo Gozzi, hanno infatti concesso massima libertà all’estro creativo del regista. Così, per oltre due ore, lo spettatore non può far altro che abbandonarsi al piacere della musica e al puro godimento dell’opera: allegra, ironica, scoppiettante, energica, accurata sin nei minimi dettagli, dove nulla è lasciato al caso. Merito del bravissimo Alessandro Talevi, attuale direttore artistico della londinese Independent Opera at Sadler’s Wells e regista dalla solida preparazione storico-artistica. Lo dimostrano i continui e puntuali riferimenti alla storia materiale dello spettacolo che caratterizzano questa messa in scena dell’“Amore delle tre melarance”, a cominciare dai numerosi sketch ripresi direttamente dalla Commedia dell’Arte, ma anche i rimandi agli ottocenteschi romanzi d’avventura o, ancora, al mondo del fumetto e del cinema d’animazione.

Ovvie questioni di spazio non permettono di analizzare la ricchezza visiva delle singole scene che si susseguono frenetiche, ma occorre almeno ricordare quella del volo, a nostro parere tra le più riuscite, con il delizioso aeroplanino proiettato controluce su una cartina geografica e mosso da efficaci quanto elementari bastoncini, mentre nuvole-fumetto si rincorrono sulla scena grazie ad abili comparse. O il dialogo tra il Principe (Jonathan Boyd) – ancora afflitto dalla melanconia e incapace di lasciare il proprio letto con elettroshock incorporato ­– e l’agile Trouffaldino (Loïx Félix), che ha il compito di far ridere e quindi guarire il principe grazie ai propri lazzi. Infine, il balletto della corte (il coro del Maggio), all’esplodere inaspettato della risata del principe ereditario.

10524167_4327799610423_967121673_nAccanto a Talevi, lo scenografo italo-inglese Justin Arienti a cui vanno i complimenti per la decisione di ‘svelare’ i meccanismi del teatro, in particolare con quei numerosi cambi di scena ‘a vista’ che sottolineano l’impronta metateatrale dell’intero allestimento: uno per tutti gli alberi che calano dal soffitto per improvvisare una foresta, o i cactus nella scena del deserto. Fantasmagorici anche i costumi di Manuel Pedretti che trasformano, ad esempio, la malefica Cuisinière (Kristinn Sigmundsson) in un’enorme, ironica, gallina.

Perfettamente riuscito il personaggio di Sméraldine (Larissa Schmidt), nel quale regista e costumista si alleano per giocare con gli stereotipi razziali senza scadere nel politicamente scorretto. La schiavetta mora che vuole appropriarsi indebitamente del trono destinato a una delle tre bellissime principesse bianche diventa un personaggio da vignetta fine-ottocentesca, uno dei tanti cannibali intenti a ‘cucinare’ gli esploratori bianchi. La sua mimica, la sua gestualità, la presenza scenica attirano la simpatia del pubblico che solidarizza con lei molto più che con le tre eteree principesse, compresa Ninette (Diletta Rizzo Marin), che un incantesimo di magia nera ha trasformato in enorme e ripugnante ratto.

10527989_4327801330466_180648341_nUn allestimento così esuberante non poteva non influire sulla parte musicale. Gli interpreti, tutti di notevole livello vocale e abilità scenica, hanno aderito con entusiasmo all’allegria contagiosa dello spettacolo e hanno contribuito non poco alla buona riuscita dell’ingranaggio comico. Perfettamente affiatati, ad esempio, Roberto Abbondanza e Anna Shafajinskaia nei ruoli dei due maghi rivali: Tchélio e Morgana. Quest’ultima, dalla voce tonante, riesce a dare un’interpretazione tutta personale alla maga, in bilico tra una sensuale dark lady e una ridicola fattucchiera con gonnellino di banane. Brillante, per non dire frizzante, il Trouffaldino di Loïx Félix a cui è richiesta anche una buona dose di acrobazie. Infine, ottima ed energica la direzione di Juraj Valčuha, ormai presenza frequente sul palcoscenico fiorentino.

Non si poteva dunque sperare in un addio migliore per salutare un vecchio amico che resterà per sempre nel cuore e nella memoria di chi ha partecipato alla sua lunga vita spettacolare.

 

FIRENZE – Teatro Comunale, 1 giugno 2014.

Lorena Vallieri

L’AMOUR DES TROIS ORANGES – Opera in un prologo e quattro atti op. 33. Musica e libretto di Sergej Prokof’ev dalla commedia omonima di Carlo Gozzi nella traduzione francese di Véra Janacopulos e dell’autore; edizione: Boosey & Hawkes (London); rappresentante per l’Italia: Casa Ricordi, Milano.

Direttore: Juraj Valčuha; Regia: Alessandro Talevi; Scene: Justin Arienti; Costumi: Manuel Pedretti; Luci: Giuseppe Calabrò; Assistente regia: Silvia Paoli; Maestro del coro: Lorenzo Fratini.

Interpreti. Jean Teitgen (Le Roi de Trèfles); Jonathan Boyd (Le Prince); Clarice Julia Gertseva (La Princesse); Davide Damiani (Léandre); Loïx Félix (Trouffaldino); Leonardo Galeazzi (Pantalon); Roberto Abbondanza (Le Magicien Tchélio); Anna Shafajinskaia (Fata Morgana); Martina Belli (Linette); Antoinette Dennefeld (Nicolette); Diletta Rizzo Marin (Ninette); Kristinn Sigmundsson (La Cuisinière); Karl Huml (Le Héraut); Ramaz Chikviladze (Farfarello); Larissa Schmidt (Sméraldine); Andrea Giovannini (Le Maïtre de Cérémonies); Dario Shikhmiri, Saverio Bambi, Alessandro Calamai, Artem Terasenko, Yerzhan Tazhimbetov, Edoardo Ballerini, Sung-Cehn Kang, Silvano Bocciai, Lukas Zeman, Dielli Hoxha (Les Ridicules); Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino.

Foto: © Copyright Pietro Paolini / TerraProject / Contrasto.

 

Share the Post:

Leggi anche