Latte di Iena, in libreria l’ultima fatica di Antonio Mocciola

LATTE DI IENA copertinaE' uscito prima di natale in nuovo libro di Antonio Mocciola, giornalista partenopeo alla sua terza fatica letteraria. A tre anni da “Le vie nascoste” (3000 copie vendute) e a cinque dall'esordio con “La sottrazione”, Mocciola da' alle stampe per La Quercia Editore “Latte di iena”, ventuno racconti in salsa “dark”. A partire dalla discussa copertina, la Madonna del Latte di Caravaggio, virata in negativo e quasi “ibernata”.
Questo lavoro si differenzia dai tuoi precedenti per i toni estremamente cupi e un pessimismo senza scampo. Come mai questa scelta, e da cosa è nata? C’è una motivazione precisa a tale pessimismo? È qualcosa di intimo o di più oggettivo?
Il pessimismo, almeno quello metafisico, che preferisco a quello empirico, è un atteggiamento letterario che mi interessa, ma che non necessariamente mi riguarda personalmente. Di certo non sono un ottimista, ma ho la smania edonistica tipica di chi non prevede chissà quanti giorni davanti a sé... La scelta di ammantare questo libro di questo tipo di colore è stilistica, in primis (perchè scrivere è anche forma), ma è anche, in fondo, un modo per sedurre. Sinistro, forse, ma almeno molto preciso.
C’è qualche motivo particolare per cui hai scelto la forma del racconto breve?
Gurdjeff diceva, quando qualcuno gli faceva notare che dopo mangiato lasciava sempre qualcosa nel piatto, che “gli piaceva alzarsi da tavola con appetito”. La brevità, quando è densa, lascia curiosità, e un senso di incompletezza che ritengo necessaria ad un ritorno alla lettura.
Forse ho trovato alcuni raffronti: i personaggi sembrano muoversi in un universo paradossale simile a quello narrato da Edgar Allan Poe. La differenza che per lo scrittore americano è sempre presente un fattore ignoto, qualcosa di inspiegabile ed ineluttabile per la mente umana, mentre nei tuoi racconti lo sviluppo e soprattutto le conclusioni seguono sempre una logica (per quanto perversa). C’è sempre una motivazione per il male?
Il male (o quello che pensiamo sia male) trova sempre giustificazioni da parte di chi lo compie. Il male immotivato è più raro, e certo più interessante. Del resto le grandi conversioni di emeriti criminali sono più affascinanti delle scuse per una marachella. I miei personaggi sono umani perchè cattivi, e sono cattivi “per distrazione”, peccano “sovrappensiero”. In quello stato mentale, che spesso dura pochi minuti, si cela, secondo me, tutta la verità della nostra Essenza.
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