Le vie dei Festival. “LA MADRE” delle madri

Carlo Cerciello porta in scena “La Madre” di Bertolt Brecht, un ispirato dramma politico ambientato nella Russia Rivoluzionaria dei primi del Novecento. Una scettica donna arenata dalla necessità di sopravvivenza, prima osteggia l’attività clandestina del figlio operaio Pavel e dei suoi compagni e poi, per amore dello stesso figlio, si lascia coinvolgere nella distribuzione di volantini per il solo fine di proteggerlo dai rischi di una sopressione. La conversione da madre di Pavel a madre di tutto il movimento rivoluzionario operaio ne fa un’eroina della protesta. Portabandiera coraggiosa spinta da un’intelligenza naturale riesce nell’impresa di convertire i più scettici sulla necessità di difendere i diritti de “l’uomo” operaio contro i soprusi e l’egoismo cieco del capitalismo: è il risveglio della coscienza di una classe operaia ferita e offesa.

 

La sua fede, come quella di una madre coraggio, non si affievolisce nemmeno per l’assassinio di Pavel da parte della polizia zarista, né di fronte alle contraddizioni della guerra e del movimento stesso. Lo sconforto per il lutto, la solitudine causata dalla diaspora tra i rivoluzionari di fronte all’imminente guerra, l’ipocrisia di un Paradiso ormai perduto non scalfisce l’ideale di Pelagia, che non può morire e dimenticare i suoi eroi.

 

Lo spettacolo scorre vertiginosamente grazie alla carica sentimentale di Pelagia Vessaiova interpretata da una magistrale Imma Villa e da un cast di attori indovinati e ispirati. L’immagine della figura femminile ispiratrice di tutto il teatro brechtiano è tradotta nella straordinaria interpretazione ed espressività della protagonista.

 

Un’opera corale, una drammaturgia musicale, una scenografia mozzafiato con costumi e trucchi che ricordano un quadro in movimento e che richiama il cammino dei lavoratori del Quarto Stato di Giuseppe Pelizza: il cammino di un eroe convinto che le cose si debbano cambiare!

 

È un testo drammaticamente ironico: non è una mera  didattica, non si limita alla riproposizione dei dogmi marxisti e non è la riduzione alla carica politica del personaggio, non lo era in Brecht non lo è per Cerciello.

La critica alla morale cattolica e al senso della guerra è indovinata, sarcastica e amaramente coinvolgente.

 

Ma aveva senso oggi vedere quest’opera?

L’iniziale titubanza è causata dal timore che il testo risulti anacronistico, che le emozioni rimangano imprigionate in un tempo che non è il nostro tempo e che la pièce non riesca a trovare alcuna presa su un pubblico contemporaneo.

 

Ma è solo un timore, lo spettacolo appassiona e cattura sia la sfera emotiva sia quella critica in un solo profondo respiro. È un trauma visivo e uditivo, non è un semplice recupero della memoria storica ma un inno al recupero e alla difesa degli ideali e al risveglio delle coscienze.

 

E oggi ne abbiamo più che mai bisogno!

 

Roma, teatro Vascello, 26 settembre 2015

 

Vittorio Sacco

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