“Lo stupro di Lucrezia” e l’eterno, violento, duello tra etica e passione

Al Teatro Studio di Scandicci il suggestivo adattamento di Valter Malosti del poema di Shakespeare è un’opportunità per riflettere e condannare la violenza sulle donne.

Teatro di Dioniso_Lo stupro di Lucrezia_1_ph.G.CairaUno spettacolo forte, di grande impatto visivo ed emozionale, perfettamente orchestrato in ogni sua componente e che riesce a trattare con delicatezza e rispetto, ma anche decisa condanna, un tema tanto spietato e di attualità come lo stupro. Stiamo parlando della rilettura di Valter Malosti del poemetto “Lucrezia”, scritto da William Shakespeare nel 1594.

Il soggetto, tratto dalla storia romana, è tra i più noti e narra la violenza esercitata da Sesto Tarquinio ai danni di Lucrezia, casta moglie di Collatino e il successivo suicidio della donna, che spinse il popolo romano a ribellarsi al giogo della tirannia monarchica. Un tema di estrema modernità, storicamente documentato da un dettagliato racconto di Tito Livio e più volte ripreso in pittura e in letteratura. Con Shakespeare esso diventa l’occasione per una doppia profonda riflessione: se viene data potente voce a chi quella violenza la subisce, che può così urlare al mondo le conseguenze devastanti di quel gesto, ampio spazio viene lasciato anche ai pensieri del carnefice. Nella prima parte del poema, infatti, l’attenzione è concentrata proprio sulla figura di Tarquinio – magistralmente interpretato da Jacopo Squizzato – che viene disegnato come vittima dei propri istinti, delle proprie fantasie perverse, in balia di un impulso irresistibile, che lo condannerà, inesorabilmente, a commettere quel crimine che lui stesso definisce «Sacrilegio ch’ogni empietà racchiude!».

Teatro di Dioniso_Lo stupro di Lucrezia_4_ph.G.CairaUn’illuminante analisi dei meccanismi che generano tale violenza, dunque, ma anche delle conseguenze fisiche e psicologiche di chi quel gesto lo subisce. L’orrore di Lucrezia è rappresentato con una vivezza e una lucidità sorprendenti: la rabbia, il senso di colpa, la vergogna, l’odio contro se stesse, la voglia di dimenticare, il desiderio di vendetta, fino all’estrema decisione di chi non trova altra strada per riaffermare la propria dignità e, nel contempo, accusare con forza il proprio aggressore. La bravissima Alice Spisa, che con questo spettacolo ha vinto il Premio Ubu 2013 come miglior attrice, restituisce con intensità la figura femminile violata. La sua lotta fisica, emotiva e psicologica contro Tarquinio/Squizzato si svolge in una sorta di tappeto rosso che vorrebbe rievocare il ring degli incontri di boxe, ma la preparazione, l’eleganza e la perfetta sintonia tra i due attori la rende piuttosto una danza. Una danza macabra della vittima con il proprio carnefice.

Teatro di Dioniso_Lo stupro di Lucrezia_2_ph.G.CairaLa furia delle passioni è resa in maniera eccelsa dalla sapiente penna shakespeariana; i suoi versi fluiscono rapidi, affidati per l’occasione non solo alla recitazione dei due protagonisti, ma anche e soprattutto alla lettura da parte di Valter Malosti. Una sorta di voce fuori scena, che da una scrivania posta fuori dal citato tappeto/ring, evoca l’antico episodio e guida lo spettatore nel dipanarsi della trama, senza concedergli alcuna possibilità di distrazione o di sospensione liberatoria. La parola narrata ci tiene incatenati al succedersi degli eventi, quasi senza fiato, senza possibilità di fuggire da quella violenza che si sta compiendo davanti ai nostri occhi. Ad amplificare l’effetto anche la musica, inquieta e vertiginosa, che sottolinea e fa rimbombare la drammaticità delle emozioni.

Ma il punto focale dello spettacolo è il corpo degli attori, chiamati a una prova durissima, che niente lascia all’immaginazione. Lo stupro è mostrato, anzi, ‘danzato’ senza veli, ma mai banalizzato o volgarizzato. Ed è forse questo uno dei maggiori pregi dello spettacolo. La capacità di esprimere con sensibilità la violenza di quei gesti, senza fargli perdere tutta la loro potenza espressiva.

 

Scandicci (Fi) – Teatro Studio, 9 aprile 2014

Lorena Vallieri

LO STUPRO DI LUCREZIA – di William Shakespeare; traduzione: Gilberto Sacerdoti; adattamento teatrale e regia di Valter Malosti; suono e programmazione luci; G.u.p. Alcaro; costumi: Federica Genovesi; cura del movimento: Alessio Maria Romano; produzione. Teatro di Dioniso con il segno di Sistema Teatro Torino.

Interpeti: Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato.

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