L’ultima ruota del carro – Veronesi dirige Elio Germano

ruota carroL’ultimo film del carro di Natale: una storia d’amore

 Tratto dalla storia vera di Ernesto Fioretti (autista di Veronesi e di molti altri registi e attori del cinema italiano), “L’ultima ruota del carro”, presentato in concorso al Roma Film Festival, non si pone l’obiettivo di essere un capolavoro, né tantomeno una commedia esilarante, resta certamente un film da non perdere in home video. Veronesi, dopo i tre “Manuale d’amore” ci mostra una “vera” storia d’amore e si cimenta in una pellicola con tematica estremamente sociale. In un Natale italiano come sempre ricco di cine-panettoni pronti alla bagarre per sbancare i botteghini, il lungometraggio del regista toscano, si trova a dover affrontare “un cavallo pazzo di nome Zalone” e una imminente new entry “Pif”; il film della Fandango avrà sicuramente filo da torcere per stare al passo dei rivali, seppur con un cast di tutto rispetto, non si può puntare solo su quello. Forse il periodo non era quello giusto per farlo uscire, ma a volte le sale piene degli altri spettacoli fanno comodo a riempire gli “spazi vuoti” e così ci si trova di fronte ad un excursus degli ultimi cinquant’anni della storia della nostra penisola in “TV”.

Una commedia che fa sorridere, senza grandi picchi. Non va fino in fondo indagando nella psicologia e nella drammaticità sociale. La storia di “Ernesto Marchetti”, interpretato da un sempre impeccabile Elio Germano, è quella vera di un lavoratore onesto, in una società dove mettere insieme le due parole come “lavoratore” e “onesto” è sempre più un’esclusiva, se si vuole guadagnare molti soldi. Come ci dimostra l’amico del cuore “Giacinto”, interpretato da Ricky Memphis, che per arricchirsi necessita di escamotage a volte non troppo legali. Elio Germano rappresenta la “classe” media italiana, che cerca in tutti i modi di scalare la vetta sentendosi gratificato dal proprio operato, fino al punto di abbandonare la ditta del padre per perseguire il suo destino.

“Ernesto prendila in culo presto” la battuta del pittore pop che diventa suo amico, interpretato dall’esperto e sempre pronto Alessandro Haber, rappresenta in parte la sua fugace vita, fatta di cose semplici: una moglie, un figlio, una casa e i parenti. Un percorso accompagnato dai momenti clou del paese raccontati in TV: dall’uccisione di Aldo Moro, dove Ernesto si troverà per caso sul luogo del delitto, alla nascita del partito che negli ultimi anni ha modificato e mortificato le sorti dell’Italia, che mai come oggi è di attualità, essendo ritornato in vita (F.I.).

Ambigua Alessandra Mastronardi, in un ruolo scomodo, tanto da far pensare che andava ripensato il cast. L’attrice di origini napoletane rende poco il suo personaggio e, quando nel film diventa adulta, non regge la parte fino in fondo. Da ripensare. Discreta compagna di avventura da set con Germano, ma l’abisso tra i due “da grandi” è fin troppo evidente, tanto da farla sembra la sorella minore “apprendista”. Amabile il lavoro di trucco sul pluripremiato attore romano Elio Germano, che nel passaggio da ragazzino a uomo fa apprezzare le sue smisurate doti attoriali. Simpatica la scelta dello zio: lo spumeggiante Maurizio Battista. La pellicola da spazio anche a Francesca Antonelli da sempre amata per la sua famosa interpretazione da ragazza ribelle del “muretto”. Da sottolineare la soundtrack d’eccezione di  Elisa Toffoli protagonista con “Ecco Che” testo di Giuliano Sangiorgi che è diventata subito una hit molto apprezzata dai giovani.

Regia: Giovanni Veronesi; Interpreti: Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi; Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna, Ernesto Fioretti; Fotografia: Fabio Cianchetti; Musiche: Elisa; Montaggio: Patrizio Marone; Scenografia: Tonino Zera; Costumi: Gemma Mascagni; Produzione: Fandango e Warner Bros; Distribuzione: Warner Bros. Italia, 2013, 113′.

EllEssse

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