“L’uomo, la bestia e la virtù”: la doppia faccia di Pirandello

La farsa di Luigi Pirandello in scena al Teatro di Cestello con la Compagnia Cenacolo dei Giovani diretta da Marcello Ancillotti.

1795673_10152199275367482_1061330903_nViviamo in una società di stereotipi, anche dal punto di vista culturale. Per questo motivo per il senso comune un testo di Pirandello al massimo può provocare un sorriso amaro, ma difficilmente può risultare comico, tantomeno leggero. La Compagnia stabile del Teatro di Cestello Cenacolo dei Giovani, guidata dal regista Marcello Ancillotti, invece, ha mostrato “l’altra faccia” di Pirandello mettendo in scena una commedia grottesca che, soprattutto nella seconda parte, desta le risate fragorose del pubblico. Un tradimento verso l’autore siciliano? Niente affatto, perché Pirandello è anche questo e chi lo conosce lo sa bene. Anche gli spettatori di teatro sono abitudinari e, nel bene o nel male, si aspettavano da Pirandello una rappresentazione più enigmatica, lenta e pesante.

 1743631_10152199273842482_1125355828_nQuando “L’uomo, la bestia e la virtù” andò in scena per la prima volta nel 1919 a Milano il pubblico non l’accolse bene e rimase infastidito anche dal testo parecchio “scollacciato” e ricco di doppi sensi. Il teatro pirandelliano era già entrato in una fase umoristica, ma aveva portato sulle scene opere alquanto “macchinose” come “Così è (se vi pare)” e “Il berretto a sonagli”, intrise di esistenzialismo filosofico. Invece “L’uomo, la bestia e la virtù” appariva come “un’operetta morale”, piuttosto semplice, a tratti volgare: una banalissima farsa. Con il tempo la commedia venne rivalutata, soprattutto per la costruzione dei tre personaggi principali: l’uomo (l’amante), la virtù (la moglie) e la bestia (il marito), maschere che nascondono il loro vero essere dietro le apparenze di un ruolo sociale ben definito.

1781913_10152199256937482_604733422_nLa messinscena di Marcello Ancillotti rimarca la leggerezza con cui Pirandello tratta il tema moraleggiante del tradimento. L’ipocrisia, l’inganno, la “bestialità umana” vengono affrontati con spirito comico-farsesco: particolare cura è stata dedicata alla caratterizzazione di tutti personaggi, idealizzati nei loro cliché (tra cui Ada Desideri, Lorenzo Alberti, Rita Iacone, Marco Calamandrei, Debora Petracchi, Thomas Harris, Andrea Salvini Sensi, Paolo Biagioni), che si rapportano in scena con tempi serrati e in toni sopra le righe. La scelta registica si evince già dall’apertura di sipario quando si impone sul palco una gigantesca libreria scenografata (a cura di Cecilia Micolano), con libroni giganti che evidenziano in modo esasperato l’erudizione del professore (Iacopo Biagioni), protagonista della vicenda: prima maschera che cela dietro la sua immagine di uomo colto e assennato il vizio dell’adulterio. Non il suo, ma quello da lui causato, essendo l’amante della signora Perella (Angela Tozzi): seconda maschera di virtù violata, moglie per lungo tempo trascurata dal marito. Il Capitano Perella (Vincenzo De Caro), infatti, convive con un’altra donna in un’altra città, passando per casa sporadicamente e senza curarsi della consorte. “Il gioco delle parti” comincia quando la signora scopre di essere incinta e deve a tutti i costi far risultare questo bambino legittimo. Per raggiungere il suo scopo è necessario che trascorra almeno una notte d’amore con suo marito.

1622752_10152199230202482_2092039570_nLa rappresentazione raggiunge l’apice del ridicolo e della sua comicità nel secondo atto, quando in scena rimangono i tre protagonisti: Iacopo Biagioni, oltre che un buon interprete, dimostra sin dall’inizio una notevole espressività mimico-facciale; Angela Tozzi, nella sua veste elegante, richiama alla mente le signorine dell’alta borghesia di inizio secolo, fintamente ingenue e bamboleggianti; Vincenzo De Caro è esilarante nei panni di questo uomo/bestia, bisbetico e violento. La mano registica di Ancillotti ha chiaramente forzato un po’ i ruoli, spingendo i tre attori a interpretazioni spesso enfatizzate, ma per questo ancora più incisive. Tutto nella realtà va oltre le nostre più sobrie aspettative. Il teatro, per essere realistico, talvolta deve spingersi oltre e divenire comicamente vero.

FIRENZE – Teatro di Cestello, 15 febbraio 2014

Mariagiovanna Grifi

L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙRegia: Marcello Ancillotti; Autore: Luigi Pirandello; Interpreti: Iacopo Biagioni, Angela Tozzi, Vincenzo De Caro, Ada Desideri, Lorenzo Alberti, Rita Iacone, Marco Calamandrei, Debora Petracchi, Thomas Harris, Andrea Salvini Sensi, Paolo Biagioni; Scene e costumi: Cecilia Micolano; Compagnia: Cenacolo dei Giovani.

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