“Mentre aspettavo”, l’eterno limbo di Damasco

Né viva né morta. Così è la Siria, così è Damasco. Così si vive in guerra, nell’attesa di qualcosa che interrompa quel limbo comatoso. Bel titolo, “Mentre aspettavo”, per lo spettacolo che il giovane regista Omar Abusaada ha portato in prima assoluta al teatro Bellini per il Napoli Teatro Festival. Un film-maker trentenne, Taim (Mohamad Al Refai, davvero bravo) , in coma dopo un pestaggio ad uno dei tanti posti di controllo di Damasco, vede attorno a sé, interagendo persino, il dolore dei familiari (la madre Amal, una splendida Amal Omran, e la sorella Nada, interpretata da Nanda Mohammad), la fidanzata Salma (Fatina Laila) e gli amici Omar (Mouiad Roumieh) e Osama (Mohammad Alarashi) (Osama). I drammi privati sono visti sempre in ottica collettiva, tanto che gli attori non escono mai di scena, anche quando non sono coinvolti nella vicenda. La tensione del testo arriva tutta intera, nel suo folgorante dolore, e fa dimenticare la fatica dei sottotitoli. Bellissima anche la scena creata da Bissane Al Charif, elegante e funzionale. Sui drammi, che una volta apparivano lontanissimi, della Siria non ci è chiara, forse, la dinamica politica. Ma la portata emotiva che arriva, certo ottimamente dispiegata in questo particolare frangente artistico, non può lasciare indifferente. E ci fa interrogare su tutti i nostri limbi quotidiani. Applausi vibranti.
Antonio Mocciola

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