“Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale” di Paolo Villaggio al Teatrodante Carlo Monni

In prima toscana Paolo Villaggio in coppia con Pino Strabioli inaugurano la nuova stagione di prosa.

Ha debuttato in prima toscana l’ultimo lavoro di Paolo Villaggio “Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale” che ha aperto le danze della nuova stagione del Teatrodante Carlo Monni a Campi Bisenzio, accompagnato sulle scene e nella regia dall’attore marchigiano Pino Strabioli. Un’esibizione diversa dalle solite, fuori dalle righe e dagli schemi tradizionali, dal social style sfrontato e paradossale tipico dei monologhi dell’artista genovese che ha accolto il suo pubblico sulla sua affezionata poltrona ancor prima che venisse aperto il sipario, facendo una premessa imbarazzante – ‹‹Lo spettacolo è quasi un furto, una truffa, mi scuso con gli spettatori in sala››. La serata ha così preso la piega di un’intervista-conversazione dove il signor Villaggio, con l’aiuto del suo traghettatore Caronte/Strabioli, ha ripercorso i momenti più intensi della sua lunga carriera, ricordando con vena malinconica amici e colleghi scomparsi, come Ugo Tognazzi e Fabrizio de Andrè, fratelli d’acquisto che troppo presto ha dovuto salutare.

Con fare ironico e tragicomico questo suo ultimo lavoro si presenta come un’intima confessione, dove Villaggio non risparmia nessuno, nemmeno i suoi colleghi che giudica invidiosi perché forse, a causa della fama e notorietà, ben presto si dileguano, dimenticandosi di onorare gli amici defunti. Le sue arringhe, però, non peccano di presunzione, anzi prescrivono fin da subito quella che sarà la ricetta da seguire: ‹‹Non voglio farvi ridere, io odio i menestrelli insidiosi di barzellette, ho più la tendenza e l’animosità di un vecchio e non voglio correre il rischio di diventare fastidioso››. Pericolo scampato considerato il personaggio che dietro questo “non diventare mai adulto, ma restare sempre bambino” è capace di tenerezza e regala dichiarazioni romantiche.

Altro tema cruciale della serata è il cinema, una parentesi importante nella vita di Paolo Villaggio, dagli esordi con Mario Monicelli e Vittorio Gassman, ai film di satira politica diretti da Nanni Loy , fino a quelli con Marco Ferreri, Pupi Avati e Luigi Comencini. Perché Villaggio non è solo il ‘Ragionier Ugo Fantozzi’, maschera intramontabile quanto ingombrante, troppo spesso associata all’attore ligure come più considerevole figura da lui trasposta. Un personaggio divenuto il prototipo del tapino, “la quintessenza della nullità”, ma non per questo passato inosservato, in quanto il suo battersi per istinto di sopravvivenza lo ha reso un’icona in pellicola indistruttibile. Lo stesso Vilaggio ammette come ‹‹Fantozzi in massima parte sia lui stesso, con gli stessi timori e le stesse paure di non farcela››. In realtà il ritratto grottesco di questo piccolo inetto, privo di qualità, ha rassicurato gran parte della gente che lo vedeva e ci si immedesimava, rideva e si sentiva sollevata. “Com’è umano, lei!” diventa il motto di un’intera generazione, una voce nuova e stilisticamente sfiatata di cui ancora oggi ricordiamo diversi tormentoni linguistici: ‘Ah, congiuntivo?’, ‘m’incazzo come una bestia!’, ‘la corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!’.

Dopo Totò e il suo amico Tognazzi, come ci tiene a precisare lo stesso Villaggio, ecco che resta questa geniale maschera che, come le precedenti, sicuramente spilla le proprie radici dalla Commedia dell’Arte traendone influenze letterarie, il travet francese, la lezione russa di Gogol’ e Cechov, ma anche cinematografiche: le varie invenzioni surreali di Frank Tashlin, il delirio sadomaso dei cartoon e la scuola di Tex Avery. Quella di Paolo Villaggio rimane un’ideazione allo sketch unica, che immediatamente genera una vera e propria fusione tra l’oggetto e la gag messa in scena. Il suo recitare a soggetto e senza nessun canovaccio conquista il pubblico, che viene coinvolto e ironicamente aggredito, con l’unico scopo di renderlo, a tutti gli effetti, protagonista della farsa, mediatore essenziale della performance in atto.

Campi Bisenzio (FI) – TEATRODANTE CARLO MONNI, 24 OTTOBRE 2015.

Mara Marchi

MI PIACEREBBE TANTO NON ANDARE AL MIO FUNERALERegia: Pino Strabioli; Produzione: Associazione Immaginando; Interpreti: Paolo Villaggio, Pino Strabioli.

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