“Mia madre”: Nanni Moretti ritorna al cinema affrontando il tema struggente della rielaborazione del lutto come vero e proprio tormento interiore

Dopo “La stanza del figlio” il regista si rimette a nudo con pudore ed estrema riservatezza, accompagnato ancora una volta da Margherita Buy dopo “Il Caimano” e “Habemus Papam”. 

Margherita (Margherita Buy) è una regista “impegnata” che sta girando un film sullo scontro tra gli operai di una fabbrica occupata e il nuovo padrone italoamericano (uno strabiliante John Turturro). Al di fuori di questo set la attendono però una figlia adolescente che non ha voglia di frequentare il liceo classico e che ha problemi soprattutto con il greco e il latino; un matrimonio che sta finendo non senza turbolenze e la malattia della madre che va peggiorandosi. Al suo fianco solo suo fratello Giovanni (interpretato da Nanni Moretti), un ingegnere che per stare accanto alla madre si mette in aspettativa.

La concentrazione necessaria a Margherita per girare un film tutto improntato sul tema politico è minacciata dalla vita privata e dal dolore causato dalla possibilità, sempre più evidente e chiara, di perdere la propria madre. Un dolore che Margherita non riesce a gestire, che la lascia sprofondare in un abisso di inadeguatezza e che la porterà ad un confronto difficile e doloroso con se stessa e con suo fratello.

Moretti, attraverso il suo alter-ego (Buy), si mette a nudo scavando con sincerità e pudore all’interno di sé stesso, sempre con la solita riservatezza, e con l’intento di narrare e di parlare apertamente del trauma che segna un passaggio cruciale per ogni essere umano, quello di ritrovarsi orfani nel mezzo del cammino della vita.

Scritto con Francesco Piccolo e Valia Santella il film è sviluppato su diversi piani in cui incontriamo anche temi buffi e sarcastici tipici del cinema di Moretti. Divertenti scene, ballate e cantate, si alternano con quelle più tristi e intimistiche delle visite in ospedale alla madre e alle scene girate sul set del film dove sono affrontati temi legati al disagio sociale. Anche in un film così privato e intimo, Moretti infatti, non rinuncia a volgere lo sguardo sempre verso la realtà del paese.

Una nota di merito va data a Giulia Lazzarini, grande interprete teatrale soprattutto di Strehler (indimenticabile la sua interpretazione in Ariel), che Moretti ha scelto proprio per interpretare il ruolo di Ada, madre di Margherita e Giovanni, ispirato alla vera figura della madre di Nanni Moretti, Agata Apicella, scomparsa nell’ottobre del 2010.  Attraverso poche battute e piccoli brani l’attrice ha saputo rendere al meglio l’intimità della figura materna richiesta e voluta da Moretti.

Un rapporto particolare si è creato invece con Margherita Buy, cui Moretti ha assegnato il ruolo di protagonista nonché di suo alter-ego, affidandole qualcosa di molto personale. L’attrice, infatti, ha dovuto trasportare su di se tutte le sensazioni, il dolore e le angosce che Moretti ha provato realmente di fronte alla perdita della madre.

Mia madre”, così come il film di Paolo Sorrentino “Youth” e “Il racconto dei racconti” di Mario Martone sono stati selezionati per rappresentare l’Italia al Festival di Cannes. Era dal 1994 che non si vedevano tre registi italiani insieme sulla Croisette e nonostante non abbiano ottenuto i riconoscimenti meritati hanno saputo mostrare, attraverso le loro opere, tre differenti modi di osservare la realtà e il cinema.

Giusy Giglio

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