Misery, Stephen King approda a teatro

In teatro l’horror non esiste. Per fortuna. Così chiunque può godersi questa duplice prova d’attore, “Misery”, che deriva da un romanzo angosciante di Stephen King. Una relazione tra due individui, un rapporto di forza, un contesto misterioso, la violenza come linguaggio, la fantasia distorta che dà corpo a fantasmi letterari. Una donna sola e isolata, Annie, sembra salvare il famosissimo scrittore Paul Sheldon che ha subito un incidente d’auto ed è finito in una scarpata. Il sipario si apre su una stanza della casa di Annie dove è ricoverato Paul, allettato, con le gambe sapientemente bendate e steccate: Annie sarebbe stata, o ancora è, infermiera. E Paul è il suo scrittore preferito, che si ritira in questa località, lontano dalla civiltà, per portare a compimento i suo romanzi, best seller, titoli da milioni di copie.

ph. by Alice Pavesi

Fin dall’inizio però qualcosa non torna, chissà, forse è la stessa Annie ad aver provocato l’incidente a Paul, infatti confessa di averlo seguito, di sapere della sua permanenza in paese per ultimare i libri. Comunque Paul è in un letto da cui non può allontanarsi, al contempo premurosamente curato e in balia di questa donna, che è innamorata del personaggio cult uscito dalla penna di Paul, Misery, la coraggiosa e intraprendente Misery.

E’ la protagonista di una serie di volumi che hanno dato a Paul notorietà e ricchezza, ma l’autore vuole andare oltre e nel romanzo che sta per uscire la sua eroina Misery morirà. Per resuscitare, in un libro tutto nuovo e da scrivere e da dedicare a Annie, che lo pretende, in cambio della vita del suo illustre prigioniero. Lasciando la fine al suo giusto mistero, da gustare in platea per chi non la sa, resta l’incanto per l’adesione totale ai personaggi da parte di Scommegna e Dini, di raggelante verosimiglianza e icasticità, nello scorrere delle sfumature di sentimento che caratterizzano la follia incipiente e dilagante di lei, alternata a tanti momenti di indiscutibile normalità con sprazzi di generosità e dolcezza, e l’incupimento progressivo di lui, vittima incrudelita, alternato a atteggiamenti cordiali ma necessariamente menzogneri, finalizzati a riconquistare la libertà. Scardinerà il meccanismo un rappresentante delle forze dell’ordine, Buster, ben impersonato da Carlo Orlando, anche assistente alla regia, che è nitida, algida e lascia agli attori adeguati spazi di creatività, a nutrire ruoli di umanità multiforme e screziata. C’è un po’ di sangue, ecco, forse quello, in un impianto girevole che cambia stanza a vista, potrebbe anche non esserci. Tanto è finto. Siamo a teatro, è l’immaginazione a vincere. Per fortuna, sempre.

Maura Sesia

 

Misery”

di William Goldman

tratto dal romanzo di Stephen King
traduzione Francesco Bianchi

con
Filippo Dini
Arianna Scommegna

Carlo Orlando

musiche Arturo Annecchino
scene e costumi
Laura Benzi
luci Pasquale Mari

regia Filippo Dini
assistente alla regia Carlo Orlando

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