Napoli, quell’atavica attesa
di “Una mano dal cielo”

 

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Una mano dal cielo”, andato in scena con la compagnia “Il guazzabuglio”, al Teatro dell’Immacolata a Napoli, ripropone anche stavolta il collaudato binomio Colomba Rosaria Andolfi-Maria Teresa Sisto. La prima, prolifica autrice teatrale e letteraria, trova agile sponda nella seconda, regista e attrice, che ben ne traduce lo spirito e gli intenti. E’ solo apparentemente semplice, infatti, gestire tanti personaggi e intrecci in un’unica messa in scena, e la Sisto, che è anche valida attrice, orchestra tre piani di lettura senza tralasciare il ritmo, anche se non tutti i personaggi sono altrettanto funzionali alla vicenda. Il nutrito cast (Annamaria Pagano, Paolo Piazzesi, Gabriella Manfredi, Alessandra De Chiara, Giacomo Privitera, Alessandro Massimino, Imma Forgione, Roberto D’Alessandro, Lidia D’Angelo, Adilé Kececi Zadè, Valentina Brancato, Lucio Cacace, Lello Palma e Flora Tavassi, in ordine di apparizione) serve comunque a ricreare un interno borghese affollato e strampalato, secondo lo stile dell’autrice, sempre intriso di garbato umorismo. La mano dal cielo è, di volta in volta, politica, aliena o napoletanissima “ciorta”. L’atavica attesa della gente verso una risoluzione “altra” è un eterno leit-motiv della storia del nostro sud, e qui non si fa eccezione. Tra equivoci e cambi di prospettiva, lo spettacolo funziona e raccoglie consensi, e la Sisto che cerca marito sospesa tra scettisismo e speranza è davvero irresistibile. E’ lei stessa, con esperienza, a caricarsi sulle spalle lo spettacolo anche quando qualche slabbratura nei tempi rischia di togliere compattezza all’insieme. Ma l’obiettivo di divertire, senza facili ricorsi alla scurrilità, è senza dubbio centrato.

 

                                                                                                                                                                                                              Antonio Mocciola, 19-3-2014

 

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