Nel ricordo di Fassbinder: “Ti regalo la mia morte, Veronika”

Luci accese sul palco, una donna magra e diafana in proscenio ci ricorda che siamo a teatro e invoca l’aiuto degli spettatori: “Aiutatemi a regalarvi la mia morte” e va in scena “Ti regalo la mia morte, Veronika” di Antonio Latella.
Su livelli drammaturgici complessi e diversi, che si confondono volutamente, si celebra l’opera cinematografica di Fassbinder, “Veronika Voss”: l’ex diva del cinema di propaganda nazista che, da anni dimenticata da tutti, vive ossessionata dal suo passato e dalla sua celebrità. Una sera, in un tram “del desiderio”, Veronika incontra e rimane attratta da Robert Krohn, un giornalista sportivo. Inizia una complicata storia d’amore poiché Robert vive già con la sua compagna, Henriette. Robert è affascinato da Veronika ma capisce che il suo comportamento è stravagante e mutevole, a volte euforico, a volte disperato. Prova così ad aiutarla ma deve scontrarsi con la spietata neurologa Katz che la tiene segregata nella sua clinica privata e sfrutta la Voss, approfittando della sua dipendenza dalle droghe. Per verificare i suoi sospetti e incastrare la neurologa, Robert convince Henriette ad andare dalla dottoressa Katz, fingendosi una ricca donna affetta da depressione affinché le rilasci una prescrizione. Pur riuscendo nel suo intento, Henriette, nel tentativo disperato di avvisare Robert, viene travolta e uccisa da una macchina.
Il film che ispira Latella, in cui Fassbinder celebra se stesso con le sue paure e ossessioni, si conclude con la tragica morte di Veronika che, abbandonata e in preda a una crisi di astinenza, ingerisce una dose letale di tranquillanti mentre Robert resta impotente ad assistere ai sorrisi soddisfatti della dottoressa Katz e della cinica infermiera.
Il criptico spettacolo di Latella nel ricordo e nella celebrazione dell’opera di Fassbinder ci inebria e incanta con il suo pensiero visionario. Fassbinder è Veronika come Latella diventa Veronika e l’autore tedesco stesso, portando nello spettacolo la riflessione sul cinema, sul teatro, sull’arte e sul ruolo della diva in un contesto ossessivo e allucinogeno che ricorda “Viale del tramonto” di Wilder e la sua forte critica ai meccanismi cinici di Hollywood e anche la rappresentazione cruenta dell’ossessione generata dalle droghe in “Requiem for a dream” di Aronofsky.
Il regista campano, coadiuvato alla scrittura da Federico Bellini, non si limita a raccontare la storia di Veronika – come d’altronde Fassbinder – ma porta in scena la sua ossessione, qui rappresentata da personaggi travestiti da scimmioni che non sono altro che le tante voci disperate di Veronika, avvalendosi di uno scenario immaginifico. I sei scimmioni bianchi, proiezioni della psiche alterata di Veronika, le suggeriscono i ricordi, le dettano battute e punteggiatura di scena, la assillano nella sua memoria affinché Vernoka Voss, in una interpretazione sentita e convincente di Monica Piseddu, riveda se stessa e la parabola tragica della sua vita. Nel riaffiorare, le scimmie che sono i suoi fantasmi assumono sembianze umane e precise con un nome e una funzione: è un cast eccezionale di attori.
Una macchina da presa onnipresente in proscenio riprende tutto e ci ricorda che l’altra vera diva dello spettacolo è lei. Infatti Latella, durante tutta la pièce teatrale, ci fa sempre guardare anche gli ingranaggi della macchina: siamo nello spettacolo dello spettacolo. La scenografia è più che mai imponente e sontuosa: sul fondo è illuminata un’enorme pelliccia bianca che ben rappresenta l’incubo di una drogata imprigionata in una clinica inquietante. Sullo sfondo, i tre bravissimi artisti delle ombre della Compagnia alTREtracce proiettano prima il volto di Veronika e poco dopo quello del grande cineasta: è l’omaggio poetico di Latella che nel finale fa rincontrare nel giardino di ciliegi di Cechov, rappresentato da un suntuoso albero, tutte le eroine di Fassbinder che “la loro morte l’hanno regalata e non subita”, fedele alla poetica secondo cui le cose non devono accadere per forza.
La sovrapposizione di scritture, immagini e voci genera un caos cui consegue il mal di vivere di un’artista dimenticato in un gioco metateatrale di citazioni che, seppur congela le emozioni nel pubblico, inebria i sensi grazie ad uno stile e ad una forma che ha per obiettivo non di favorire la comprensione ma solo di far vivere sul palcoscenico quel pensiero, quell’ossessione e quell’emozione.
Roma, teatro Argentina, 5 Febbraio 2016
Vittorio Sacco

 

TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA

tratto dal film
di Rainer Werner Fassbinder
regia Antonio Latella

traduzione e adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini

con Monica Piseddu
e in o.a.: Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Estelle Franco
Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa

scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre alTREtracce
assistente alla regia Brunella Giolivo

Utilizzo della sceneggiatura Die Sehnsucht der Veronika Voss di Peter Märthesheimer e Pea Fröhlich, da una bozza di Rainer Werner Fassbinder, per gentile concessione della Fondazione Rainer Werner Fassbinder – Berlino e di Verlag der Autoren – Francoforte sul Meno / Germania.”

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito di Progetto Prospero

In scena fino al 14 Febbraio

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