“Non si sa come”: il sentimento amoroso tra «crimini innocenti» ed eterni tradimenti

La Compagnia Lombardi-Tiezzi torna al Teatro della Pergola con uno dei drammi più feroci e strazianti di Luigi Pirandello.

1316 low non si sa come quartetto ph luca manfriniBuio. Musica: il teatro è avvolto dalle note di Schu­bert in “La morte e la fan­ciulla. Luce. Un quartetto d’archi. Gli esecutori, in abito da sera, indossano maschere da coccodrillo. Buio. Musica. Luce. Un quartetto d’archi. Due coppie, con il medesimo abito da sera, interpretano la melodia schubertiana. Buio.

Comincia così, con un incipit efficace e di grande impatto comunicativo, l’ultimo lavoro della Compagnia Lombardi-Tiezzi che, dopo “Un amore di Swann”, tratto da “À la recherche du temp perdu” di Marcel Proust (2012), riprende il proprio percorso di riflessione sulla natura dell’amore, del tradimento e della gelosia. Lo fa tornando a Pirandello – di cui nel 2007 aveva messo in scena “I giganti della montagna” – e confermando l’interesse per l’ultima produzione del drammaturgo siciliano: “Non si sa come”, infatti, contende ai “Giganti” il titolo di ultima opera dello scrittore.

Si tratta indubbiamente di un testo complesso, difficile, che trae la propria origine da ben tre novelle: “Nel gorgo” (1913), “La realtà del sogno” (1914) e “Cinci” (1932). Con un abile espediente drammaturgico Pirandello intreccia i primi due racconti come antefatto della commedia: il protagonista Romeo Daddi, in un attimo di passione, «senza volerlo», ha tradito Bice con Ginevra, moglie dell’amico Giorgio Vanzi. Ma anche Bice, la «santa» Bice, ha ‘tradito’ il marito, e proprio con Giorgio, seppur solo in un appagante sogno erotico. Si è realizzato così uno scambio di partner, anche se non perfettamente alla pari. E Romeo ne è ossessionato. Il dramma è tutto qui: nella presa di consapevolezza, terrificante, dell’impossibilità di controllare gli istinti irrazionali e dunque la facilità con cui si possono commettere ‘delitti’, anche se «innocenti» perché non voluti. Ma Pirandello va oltre, e pone l’omicidio e l’atto sessuale sullo stesso piano. Romeo Daddi, infatti, si confessa colpevole, da adolescente, dell’omicidio – già narrato in “Cinci” – di un coetaneo. Anch’esso un crimine involontario e, dunque, «innocente» al pari del tradimento.

Si capisce allora come la commedia, pensata nel 1934 per l’attore italo-austriaco Alessandro Moissi, richieda un interprete maschile d’eccezione, che riesca a restituire in scena tutto il tormento interiore di Romeo, in un testo per il resto statico, privo di azione, almeno fino al colpo di scena finale. Un espediente drammaturgico, quello dell’omicidio di Ginevra, non voluto da Pirandello, ma imposto dallo stesso Moissi e da Rolf Jahn, impresario del Deutsches Volkstheater di Vienna, dove “Non si sa come” doveva uscire in anteprima mondiale. E Sandro Lombardi, confermando le proprie doti di attore versatile, si dimostra all’altezza del difficile compito richiesto. Il suo Romeo Daddi è un mago della parola che conduce con eleganza attori e pubblico in una lunga seduta di psicanalisi,  alla ricerca di tutte le nostre più o meno «innocenti» colpe. E Romeo è al tempo stesso il medico e il paziente.

Superba anche la recitazione degli altri attori del cast. Francesco Colella interpreta Giorgio Vanzi come spensierato uomo di mondo, donnaiolo convinto, eppure incapace di accettare l’innocente debolezza della moglie Ginevra. Pia Lanciotti (Bice) e Elena Ghiaurov (Ginevra) incarnano alla perfezione il conflitto tra due modi di vedere la femminilità – apparentemente frivola Ginevra, arresa nel ruolo di moglie perfetta Bice – ma anche la solidarietà tra donne di fronte alla violenza maschile, sia essa fisica o verbale. Infine, da segnalare Marco Brinzi nel ruolo di Nicola Respi, disturbatore ‘esterno’ dell’armonia del quartetto.

Tutto lo spettacolo rivela la mano sapiente della regia di Federico Tiezzi, come sempre accurata sin nei minimi dettagli. A cominciare dalla convincente decisione di ambientare le vicende in uno spazio neutro, privo di caratterizzazioni, contravvenendo così a quelle che erano le precise indicazioni pirandelliane. Il drammaturgo aveva infatti pensato la commedia in un idilliaco interno altoborghese, dove i personaggi, ignari dei cambiamenti storici e politici in atto, sono impegnati nei tipici atteggiamenti di una società, quella degli anni Trenta del Novecento, che aspirava a uno stile di vita all’americana. Ma il delitto di Romeo ‘appartiene’ a tutti noi, è aldilà del tempo e dallo spazio. Così come l’ipocrisia e il perbenismo, colpe senza tempo, incarnate in scena dalle già citate maschere da coccodrillo, che, riprese dalla pittura degli inizi del Novecento (si pensi ad Alberto Savinio o Max Ernst) erano già state utilizzate in “Un amore di Swann”. Un simbolo forte delle ultime regie di Tiezzi.

Perfettamente in linea con l’interpretazione data alla commedia da Tiezzi e Lombardi anche le rarefatte luci, opera di Gianni Pollini, e le scene di Pier Paolo Bisleri che realizza uno spazio opprimente, dalle alte e incombenti pareti, con colori cupi, che rendono bene il senso di soffocamento del protagonista.

FIRENZE – Teatro della Pergola, 4 marzo 2014

Lorena Vallieri

NON SI SA COME – Compagnia Lombardi-Tiezzi

Autore:Luigi Pirandello; drammaturgia: Sandro Lombardi e Federico Tiezzi; scene: Pier Paolo Bisleri; costumi: Giovanna Buzzi; luci: Gianni Pollini; regia: Federico Tiezzi

Interpreti: Sandro Lombardi (Romeo Daddi), Pia Lanciotti (Bice Daddi), Francesco Colella (Giorgio Vanzi), Elena Ghiaurov (Ginevra Vanzi), Marco Brinzi (Nicola Respi).

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