NTFI 2015: “La Bottega del Caffè” e “Il Bugiardo”, doppio Goldoni in cerca di idee

In un festival quanto mai privo di coerenza, che una vera direzione artistica avrebbe, in ogni modo, offerto, al Napoli Teatro Festival 2015 risalta la presenza (immaginiamo, a questo punto, fortuita) di due allestimenti Goldoniani, diversissimi e, per questo, assolutamente interessante è metterli al confronto.

Si tratta de “La Bottega del Caffè” e de “Il Bugiardo”, che, datate entrambi 1750, hanno sempre entrambi per protagonisti due personaggi napoletani: il primo, Don Marzio, affascinato dal Carnevale e dalla città lagunare, dalla quale, però, non sembra ben accolto (anche a causa delle sue maldicenze), il secondo, Lelio, di origini veneziane ma cresciuto da uno zio a Napoli e da lì ritornato nella città paterna, anch’egli scacciato, a fine commedia, per le troppe bugie. La diversità dei due allestimenti era, evidentemente, già palese sulla carta, il decano dei registi italiani Maurizio Scaparro, che a Carlo Goldoni ed a Venezia ha regalato tanta parte della sua attività (ricordiamo il biennio 79/80 della sezione teatrale della Biennale da lui curata) che si confronta con un allestimento classicissimo, quasi fotografico, per scelta di luci, scene e fotografie, con un cast diligente e filologicamente aderente alla natura dei personaggi voluti dall’autore e, dall’altro versante, la promettente (in termini di creatività innovativa) scelta di Alfredo Arias, che dopo la convincente prova offerta dal vivianeo “Circo equestre Sgueglia”, si cimenta ancora una volta con un autore appartenente alla tradizione teatrale italiana.

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Pino Micol ne LA BOTTEGA DEL CAFFE’ diretta da Scaparro

È evidente che gli amanti del teatro di innovazione storcano il naso di fronte alla visione storica che ci ha offerto Scaparro: immagini oleografiche che poco lasciano spazio all’interpretazione visiva, personaggi serviti con la più tradizionale arte attoriale, tra cui spiccano un perfetto Vittorio Viviani, interprete del caffettiere Eugenio, ed un eccellente Pino Micol, attore cult del regista che qui interpreta un Don Marzio dolente e poco incline alla facile ironia, e che, soprattutto, non cede alla tentazione di rendere la napoletanità del personaggio. Certo, forse da un festival ci si aspetta una ricerca maggiore, una non ovvia lettura di un testo che, soprattutto chi vive nel teatro e di teatro, trova superflua. Va detto, di contro che però sono pochi coloro che davvero conoscono quello che, piaccia o no, rimane il più grande drammaturgo italiano, che nei licei nemmeno lo si studia più, e che nella “Bottega del Caffè”, come forse in nessun’ altra delle sue opere, i personaggi vivono di grande interiorità psicologica e comportamentale (come ben sottolineava la riscrittura che nel XX secolo fu firmata da Fassbinder) che forse una conoscenza diretta con testo e personaggi attraverso un simile allestimento ha senso, nell’Italia di oggi, per una divulgazione didattica di non poca rilevanza. Va anche detto che se per innovazione, riguardo all’opera dell’autore veneziano, si intende alcune recenti regie di registi italiani tanto acclamati, che proprio in una delle prime edizioni di questo stesso festival hanno ottenuto come unico risultato la fuga degli spettatori della sala e la catalessi dei pochi rimanenti, forse meglio assistere a del buon teatro, magari retrò.

Geppy e Lorenzo Glejeses con MArianella Bargilli ne IL BUGIARDO firmato Arias
Geppy e Lorenzo Glejeses con Marianella Bargilli ne IL BUGIARDO firmato Arias

Un discorso questo che ben si sposa proprio con la versione de “Il Bugiardo” diretta dal regista argentino: quasi due ore di lazzi e di sberleffi, al limite della volgarità, che non rendono giustizia all’autore e tantomeno al teatro. Trasformare il seduttivo Lelio in un gagà scarpettiano, dandogli battute e vezzi in un napoletano degno della peggiore comicità Made in Sud in cui le bugie vengono da lui stesso definite (citiamo) “puttanate” o “palle”, ci sembra un’idea, ammesso che lo sia, davvero di bassa lega ed a dir poco infelice. Poche le trovate che riescano davvero a far intravedere un’idea registica degna del nome di Arias, che ci ha, in altre occasioni, abituati ad una irriverente ma garbata illusione comica, ai colori ed alle sonorità pop che non trovano certo riscontro nella sguaiata intonazione della canzone “La Bambola” di Patty Pravo, uno dei momenti più imbarazzanti dello spettacolo. In quanto agli interpreti, Geppy Glejeses (Lelio) si è purtroppo pienamente adeguato alle intenzioni del regista, mentre Andrea Giordana (Pantalone) appare offuscato in una simile confusione. Ottime, invece, le interpretazioni di Lorenzo Glejeses, assolutamente perfetto in quegli unici momenti di vero teatro che rappresentano gli ingressi dei due servitori (Brighella ed Arlecchino) a cui l’attore riesce a dare la giusta differenza interpretativa, in rispetto della caratterizzazione che le due maschere avevano e nella commedia dell’arte che nelle nuove figure che imponeva agli zanni la riforma goldoniana. Glejeses Jr. ci sembra davvero maturato e pronto per andare ben oltre un simile spettacolo, così come risulta di buon piglio l’originale interpretazione di Marianella Bargilli. Un cast discontinuo, per uno spettacolo che vuole andare verso un’innovazione non sincera, perché immotivata, come immotivati appaiono i differenti piani storici con cui i costumi rappresentano i cambiamenti dei personaggi.

Ovvio, quindi, che sarebbe stata preferibile, tra la staticità filologica di Scaparro e l’irriverenza senza ispirazione di Arias, assistere a qualcosa di diversamente pensato e realizzato, ma, nel panorama piatto e desueto di questo Festival 2015, non possiamo non registrare, almeno riguardo al trattamento riservato a Goldoni, la nostra preferenza al primo ed alla bella interpretazione di Micol.

Gianmarco Cesario

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ di CARLO GOLDONI
ADATTAMENTO MAURIZIO SCAPARRO, FERDINANDO CERIANI
REGIA MAURIZIO SCAPARRO
CON PINO MICOL, VITTORIO VIVIANI, MANUELE MORGESE, RUBEN RIGILLO, CARLA FERRARO, MARIA ANGELA ROBUSTELLI, EZIO BUDINI, GIULIA RUPI, ALESSANDRO SCARETTI
MUSICHE NICOLA PIOVANI
SCENE E COSTUMI LORENZO CUTULI
LUCI MAURIZIO FABRETTI
MOVIMENTI COREOGRAFICI CARLA FERRARO PRODUZIONE/PRODUCTION FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA

IL BUGIARDO di CARLO GOLDONI
REGIA ALFREDO ARIAS
CON GEPPY GLEIJESES, MARIANELLA BARGILLI E CON LORENZO GLEIJESES, MAURO GIOIA, VALERIA CONTADINO, LUCHINO GIORDANA, LUCIANO D’AMICO
E LA PARTECIPAZIONE DI ANDREA GIORDANA

SCENE E COSTUMI CHLOE OBOLENSKY
MUSICHE MAURO GIOIA
LUCI GIGI ASCIONE
PRODUZIONE GITIESSE ARTISTI RIUNITI

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