Preludio a La Tragedia di Re Riccardo III di William Shakespeare

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Inizia alla stregua di un sottile divertissement questo “Preludio a La Tragedia di Re Riccardo III di William Shakespeare”, ultimo spettacolo della Rassegna “Tutto il mondo è Palcoscenico” dedicata a William Shakespeare a 450 anni dalla nascita, in scena al Teatro Sancarluccio, presentato da “Experimenta – Compagnia di Teatro”, drammaturgia e regia di Riccardo De Luca.

Lo stesso De Luca in qualità di narratore (e successivamente nel ruolo di duca di Clarence, fratello di Riccardo III) e Roberto Azzurro (Riccardo III) in una sorta di memoria scenica dai contorni leggeri ripercorrono in breve tutte le più importanti interpretazioni teatrali e cinematografiche di quello che è uno dei drammi di punta della produzione shakespiriana, una apologia del potere assoluto condotto attraverso il male e l’assassinio, che si raggruma tutto nella figura malata e negativa dello storpio Riccardo III.

Ma poi subito si entra nel vivo dello spettacolo che, come si legge nelle note di regia, è un “preludio perchè ci sono immensi Riccardo III nella storia e non si può non fare i conti con loro per quanto immaginando questi conti un giocoso incontro/scontro. Preludio alla ingarbugliata storia del Riccardo di Gloucester shakespiriano, dal sapore teatral/didattico ché se ne sappiamo qualcosa in più comprendiamo meglio a fondo. Preludio a quello che sarà il nostro Riccardo III, con le chiavi di lettura ben visibili, assieme ad alcuni personaggi e delle scene del primo atto più un prologo e un epilogo scritti ex novo che ci facevano play e ci rendevano il preludio un gioco a sé.”

Ecco, quindi, dichiarate da subito le intenzioni del regista che estrapola dal testo vero e proprio solo alcune significative parti (l’arresto di Clarence, alcuni importanti monologhi di Riccardo, lo scontro/dichiarazione d’amore  fra Riccardo e  lady Anna, poi moglie di Riccardo, lo scontro con la regina Elisabetta, moglie di Edoardo VI). Insieme a questi le due scritture ex novo del prologo e l’epilogo come si diceva.

Ne nasce così uno spettacolo di un solo atto in qualche modo variegato con l’intenzione probabile di contaminare il tessuto shakespiriano con delle incursioni contemporanee sia nella scrittura (si veda l’epilogo finale in cui Riccardo III enumera le trappole fascinose del potere e gli innamoramenti da parte degli umani per i dittatori di ogni tempo) che nella regia che non dimentica all’inizio una certa lezione d’avanguardia anni ‘70.

Alcuni momenti sono indovinati come l’iniziale “gioco” e la presenza scenica (o “apparente presenza”), a tratti, di un William Shakespeare muto che tende le fila dell’azione, all’occorrenza corregge: in questi panni il giornalista scrittore Antonio Mocciola dallo sguardo ironico e divertente che entra perfettamente nel “gioco”.

In altri momenti le intenzioni di cui sopra ci risultano più accennate e forse lo spettacolo avrebbe bisogno di maggiore consapevolezza e completezza di allestimento.  In ogni caso una piéce che conserva una certa leggerezza distaccata, pur nella drammaticità del testo trattato, e se l’intenzione era questa, l’obiettivo è centrato.

Buona la compagine attoriale dove campeggia Roberto Azzurro che, come sempre, dà prova di una recitazione moderna, lucida, con punte di surrealità proprie della sua cifra stilistica. Accanto a lui Annalisa Renzulli (Lady Anna) più tradizionale nella impostazione recitativa ma comunque molto efficace oltre ad essere interessante presenza scenica. Misurata e fisicamente giusta Francesca Rondinella che interpreta Elisabetta, moglie di Edoardo IV, suo anche il contributo canoro nella interpretazione della ballata inglese “Greensleevers”, con l’ottima elaborazione musicale di Giosi Cincotti. Ancora lo stesso Riccardo De Luca, anche lui dai toni un po’ surreali. Infine Salvatore Veneruso che si destreggia in più ruoli (Brakenbury, Luogotenente della Torre di Londra, Rivers, Hastings, Stanley). Organizzazione dei costumi di Roberta De Pasquale. Molti applausi finali.

DELIA MOREA    

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