“Qualunque amore” di Antonio Mocciola
La voce inascoltata di Cesare Pavese

Al Teatro Ugo Betti di Roma è andato in scena in anteprima nazionale il nuovo spettacolo di Antonio Mocciola per la regia di Emilia Miscio, “Qualunque amore”, ovvero “Tutti i fantasmi di Cesare Pavese”, qui interpretato da Isacco Bugatti. Un’opera anti-convenzionale, almeno per quel che si sa della biografia del grande scrittore piemontese. Il suo amore a senso unico per Tina Pizzardo, ovvero “la donna dalla voce rauca” (Elisa Forte), il doloroso confino calabrese per editto fascista, dove sarà sedotto dal carabiniere Ettore (Romano Gennuso) e dalla serva Concia (Giulia Curti).

La griffe dell’autore è come sempre riconoscibilissima, e ben si adatta alle vicende umane e letterarie di Cesare Pavese. C’è lo slancio idealista, la tribolazione emotiva, l’umiliazione fisica e morale, che il giovane Bugatti si porta sulle spalle sussurrando dolore, e facendo intuire rabbia repressa. Notevole il festino finale, il cui grido liberatorio, quasi infantile, parla di infanzia mai vissuto. La carica vitale allo spettacolo la porta Giulia Curti, che illumina il piccolo palco della sala romana con verve e presenza scenica, mentre Romano Gennuso riesce a dare forza ed impeto al suo maresciallo nei momenti feroci, senza però riuscire a scioglierlo del tutto nei momenti di cedimento sentimentale. Brilla, per composta partecipazione emotiva, il monologo in cui Elisa Forte prova a scagionare il compagno di lotta, ma non di vita. Un bellissimo momento di misurato pathos.

La regia di Emilia Miscio è semplice ed elegante, mettendo in risalto la vicenda esaltandone i momenti più vibranti con sapienti cambi di luce.

Cesare Pavese, come ricorda con amarezza Antonio Mocciola nel finale, ha lasciato un’eredità pesante, e nessun erede reale. In questi tempi di bavagli alla stampa e di neo-fascismi striscianti, la sua voce sarebbe stata preziosa.

Applausi meritati, per un’opera che merita ulteriori sviluppi.

A. C.

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