Quando la vita diventa “Battuage”

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Prima nazionale a Roma per “Battuage”, il nuovo lavoro della compagnia Vuccirìa Teatro, scritto e diretto da Joele Anastasi. Il giovane autore che avevamo già apprezzato nel suo precedente “Io, mai niente con nessuno avevo fatto”, ora mette in scena uno spettacolo che è l’altra faccia della medaglia. Un testo dove emerge il lato oscuro dell’animo umano.

Sul palco ritroviamo i giovani interpreti della compagnia, Federica Carruba Toscano, Enrico Sortino e lo stesso Joele, a cui si aggiunge un eccellente Simone Leonardi.

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“Battuage” è soprattutto una metafora del mondo, un meccanismo perverso dove emerge la vera natura dell’essere umano, la sua parte più autentica dove le fragilità si acuiscono attraverso la manifestazione della brutalità più nascosta. Un viaggio di situazioni perverse, proibite, celate dall’etica ma che si perpetrano agli occhi dello spettatore con veemenza, senza più ipocrisia e perbenismo ma piene di quella crudezza che fa male da vedere ma che fa riflettere perché nessuno ne è dispensato.

La scena si apre in una strada buia ed isolata di una città, una qualsiasi, dove convivono prostituzione e quotidianità, una quotidianità fatta di uomini e donne, di giovani e vecchi, di sposati e di celibi, tutti accomunati dal desiderio di contravvenire a quella moralità che hanno subìto ed entro cui si sentono intrappolati, ognuno vuole far emergere la propria identità taciuta per volere di un ordine sociale. Lo scontro tra sacro e profano, tra giusto e sbagliato, tra essere e non essere.

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Lo spettacolo mostra senza maschere e senza mezze misure la crudezza della vita reale, quella che non si racconta nelle fiabe ma che trovi sulla strada e sei costretto a vivere, quella vita che può trasformarsi in Battuage da un momento all’altro. La prostituzione messa in scena non è solo quella del corpo, ma anche e soprattutto quella di idee, di sentimenti, di emozioni che vengono svendute al miglior offerente in cambio di un piacere fugace.

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La performance degli attori è emozionante e coinvolgente. Dai monologhi sofferti di Joele Anastasi che concedono sempre una riflessione sulla sua Sicilia e le dinamiche famigliari, ai duetti “di strada” di Enrico Sortini e Simone Leonardi, talmente autentici da far accapponare la pelle e strappare una lacrima agli occhi attenti degli spettatori, all’interpretazione concitata e piena di pathos di Federica Carruba Toscano che nel finale supera davvero le aspettative.

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Emerge in tutta la sua forza e bellezza l’immagine di un teatro di passione, che nasce dal sentimento più profondo. Questo è il teatro che arricchisce e che fa crescere, un teatro che è vita e che dalla vita trae la sua linfa vitale. L’elogio va agli attori tutti che hanno saputo calcare con maestria le tavole della scena e a Joele Anastasi che è riuscito ad allestire un altro spaccato di vita vissuta.

Roma, teatro dell’Orologio, 04 maggio 2014

Alessia Coppola

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